LA PASSIONE NASCE A MONTEVERTINE

Tre amici una macchina e via, Montevertine ci aspetta. La strada che ci conduce da Martino Manetti è fantastica, davanti a noi solo colline sinuose, vigneti e piccoli casali.
Il Chianti è stupendo e il suo paesaggio vale da solo il viaggio.
Sono le 11.30 di un sabato di febbraio e a 425 metri di altezza il freddo è pungente, ma l’emozione di degustare di lì a poco una grande verticale di Pergole Torte ci scalda il cuore.

Salendo su verso l’agognata metà si incontrano i vigneti aziendali che oggi ammontano a circa 13 ettari, divisi nelle seguenti zone:

LE PERGOLE TORTE, piantata nel 1968, superficie 2 ha, esposizione N-NE;

MONTEVERTINE, piantata fra il 1972 e il 1982, superficie 2,5 ha, esposizione SE-S;

IL SODACCIO, piantata nel 1972 e successivamente reimpiantata totalmente nel 2000, superficie 1,5 ha, esposizione SE;

IL CASINO, piantata nel 1999, superficie 2 ha, esposizione SSELVOLE, piantata nel 1997, superficie 3,5 ha, esposizione SE-SPIAN DEL CIAMPOLO, piantata nel 2003, superficie 1,5 ha, esposizione O-NO

Il sito aziendale riporta inoltre che il Sangiovese costituisce circa il 90% del totale delle viti piantate. Il restante 10% è costituito da Colorino, Canaiolo e Malvasia Bianca. La densità di impianto è di 5000 viti per ettaro nei vigneti piantati a partire dal 1997 e di 3200 per ettaro in quelli precedenti.

Arrivando, il nostro padrone di casa ci aspetta davanti alla cantina, prima tappa del nostro tour della fattoria. Entrando si notano subito le botti utilizzare per la produzione del Pian del Ciampolo, il Montevertine e per alcuni passaggi del Pergole Torte che viene affinato nella barricaia presente al piano inferiore.








Risaliamo le scale e Martino ci porta nella stanza delle meraviglie: un “caveau” che contiene la memoria storica di Montevertine, dai vecchissimi Chianti impolverati, alla verticale completa di Pergole Torte con le bellissime etichette disegnate dal pittore Alberto Manfredi, compresi tutti i maxi formati di tutte le tipologie di vino.
Là dentro c’è tutta la passione di Sergio e Martino Manetti e un bel pezzo di storia del Chianti, passato, presente e futuro.











Nella sua bellissima e accogliente casa Martino ha preparato una saletta solo per noi.
Le bottiglie sono già allineate sul tavolo. La storia è davanti a noi.
Pergole Torte prende il nome da un'antica vigna piantata nel 1967. Le uve, raccolte nella loro piena maturità generalmente dopo il 10 ottobre, vengono vinificate con una macerazione prolungata e continui rimontaggi per poi sostare due anni in legno. I primi sei mesi in barrique nuove per un terzo; i restanti diciotto in botti di rovere di Slavonia di capacità compresa tra 10 e 18 quintali.

Le annate che andremo a degustare sono la 1981, 1983, 1985, 1988, 1990 riserva, 1992.

1981

Colore granato limpidissimo nonostante l’età. Al naso è un caleidoscopio di profumi: frutta matura, ciliegie sotto spirito anzitutto. Passa qualche minuto e cominciano ad uscire le spezie dolci, qualcuno sente netta la nota di croccante o torroncino. Rimetto il naso nel bicchere e di nuovo muta il corredo olfattivo del vino: ora si avverte netta una nota di torrefazione e di cacao amaro. In bocca il vino conferma la sua immensa classe: è ricco, avvolgente, con un tannino perfettamente vellutato e supportato da un’acidità prorompente. Chiude fresco e lunghissimo. Un vino che ha davanti a sé ancora tanto tempo. IMMENSO!

1983

Colore granato meno limpido del precedente ma comunque vivo. Al naso risolta più evoluto del 1981 in quanto il frutto cede subito il passo a note terziare di cuoio, goudron e ferro. Il frutto esce col tempo, ma non si percepiscono i frutti rossi, bensì una nota di arancio, succo di arancia matura. Al palato il vino è rotondo e pulito, non esplosivo ma di grande eleganza, lungo, e concluso da una bella trama tannica.

1985

Colore granato molto limpido. Rispetto ai precedenti, il vino al naso risulta più inespresso, chiuso, anche se sono comunque percettibili le note di frutta matura (ciliegie sotto spirito e prugna secca) ferro e carrube. Al gusto invece la musica cambia in quanto questo sangiovese è un campione di eleganza con un tannino di gran classe perfettamente equilibrato da un’acidità sferzante. Chiude lunghissimo e caldo su note che ricordano quanto percepito al naso.

1988

Bottiglia forse un po’ sfortunata in quanto il vino è leggermente torbido. Al naso comunque escono sentori di frutti rossi, arancia e ferro. La corrispondenza al palato del vino è buona anche se chiudo corto su note sempre agrumate. Bottiglia da riprovare in altre occasioni.

1990

Siamo di fronte alla quadratura del cerchio. Il 1990 riserva, versato da magnum, è di un colore aranciato e al naso è intenso ed estremamente complesso con note ben definite di frutta rossa matura, spezie dolci e tabacco da pipa, violetta. Come per il Pergole 1981, anche questo vino cambia continuamente all’olfatto perché, lasciandolo qualche minuto nel calice, esce una piacevolissima nota mentolata seguita da sottili effluvi minerali. In bocca il vino è una esplosione di eleganza, potenza ed equilibrio con un finale interminabile che rende questo vino uno dei migliori vini italiani degustati negli ultimi anni. Prospettive di vita? Infinite!

1992

Colore granato. Al naso parte leggermente chiuso con lievi sentori di frutti rossi maturi e una vena minerale appena accennata. Si apre un po’ col passare del tempo ma la sensazione è che rimanga un po’ inespresso. In bocca il tannino è ben integrata anche se non supportato da un’adeguata acidità. Chiude leggermente corto con un finale centrato su toni confetturati. Bottiglia non a posto?

E’ ora di andare a tavola. La casa di Martino è inondata di profumi che solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Seduti allegramente a tavola abbiam divorato crostini toscani, salumi casarecci, fettuccine fatte in casa al ragù, capretto allevato al forno con patate e piselli, ciacci e una serie di strepitose praline di cioccolato ripiene di
Aqua Vitae Le Pergole Torte.

Durante il luculliano pranzo abbiam stappato altre annate di Pegole Torte:

1996

Colore rubino con unghia granato. Al naso frutta matura in confettura, scorza di arancia, una leggera vena minerale. Una struttura esile ma non priva di eleganza. Al palato il vino si allarga prepotente ma rimane leggiadro con un finale di media lunghezza su note fruttate. Raffinato.

1997

Colore rubino con unghia leggermente granato. Il vino è frutto dell’annata “prepotente” con un naso opulento, vigoroso, dove le note olfattiva vanno dalla frutta nera matura, alle spezie nere con lievi soffi minerali. In bocca il è vino fresco dalla buona succosità e con un tannino un tantino "sgranato". Termina lungo. Meno elegante dei suoi fratelli maggiori.

2001

Bel colore rubino. Il vino è giovane ma ha prospettive da vero fuoriclasse. All'olfatto e' ben articolato, di un'elegante complessita', con suggestioni di viola, ciliege , confettura di lamponi, vaniglia, grafite ed erbaceo, cuoio e tabacco. Al palato presenta sensazioni di frutta rossa bilanciate da tannini morbidi che gli conferiscono profondità grande lunghezza. Un vino da bere oggi ma da aspettare per almeno un decennio per fargli acquisire ulteriormente quella eleganza che lo proietterà tra i migliori sangiovese di pari annata.

1 commento:

Nonsolodivino ha detto...

Volevamo rinnovare ad Andrea i complimenti per le emozioni che traspirano dal suo resoconto pubblicato anche sul nostro forum.