BANDOL: UNA TERRA DI GRANDI VINI

I vigneti nella zona del Bandol esistono da sempre, da quando nel quinto secolo a.C. fu istituita dai focei la colonia di Taurois, ribattezzata in seguito dai romani come Tauroentum, sulle cui alture oggi troviamo i vigneti della città di Castellet. Quando i romani si installarono in Provenza, trovarono in quella zona numerosi vigneti che sfruttarono tanto brillantemente che diventarono celebri in tutti l’impero. Prova di ciò sono i resti delle anfore ritrovate a bordo delle galere ritrovate tra Bandol e l’isola di Bendor.
La storia più recenti invece ci dimostra che i vini di questa zona erano molto famosi a corte già nel XVI secolo e furono molto apprezzati da Luigi XV che era solito ordinare del vino proveniente dall’area di Rouve, un territorio compreso nel comune BEAUSSET.
Col passare dei secoli continua a crescere la fama dei vigneti e dei vini del Bandol anche se tutto questo, come la storia ci insegna, ebbe una tremenda e netta frenata quando le devastazioni di oidio nel 1868 e la phylloxèra nel 1870 devastarono e distrussero tutti i vigneti francesi. Rovinati completamente, la maggior parte dei viticoltori capitolò per l'immenso costo della ricostruzione dei vigneti, la cui redditività era resa ancora più incerta con l'avvento della ferrovia che sconvolse il mercato dei vini francesi. Un piccolo gruppi di intrepidi coloni, tuttavia, ebbe l'ardire di reimpiantare in quelle aree così depresse Cinsault, Grenache e soprattutto Mourvedre, l'uva tradizionale della regione. I vigneti ricrebbero lentamente e nuove generazioni di viticoltori, attraverso la formazioni di un sindacato, optarono all’unanimità verso una produzione di qualità. I loro sforzi vennero premiati nel 1941 quando ai vini del Bandol fu riconosciuto il titolo di Appellation d'Origine Contrôlée, una delle prime in Francia concesso per decreto.
Bandol è un'area vinicola relativamente piccola - appena 1480 ettari – e si estende su 8 comuni: Bandol, Le Bausset, Le Castellet, La Cadière d'Azur, Saint Cyr sur mer, Sainte Anne d'Evenos, Sanary e Ollioules.
Protetto dagli sbalzi termici data dalla vicinanza del Mediterraneo, il vigneto gode di 3000 ore di sole all’anno e il Mistral aiuta a mantenere un clima perfettamente sano anche dopo le abbondanti precitazioni. Il suolo anch’esso è importante per la qualità dei vini: nell’area troviamo un terreno arido di tipo marno-calcareo-arenoso che conferisce al vino grande struttura e complessità.
A Bandol si producono sostanzialmente due tipologie di vino: rosè giovani e freschi (anche se non mancano esempi di rosati da invecchiamento come vedremo quando parlerò del Domaine de Terrebrune) e rossi di grande complessità e struttura da conservare in cantina per anni. I vini bianchi, da uve Clairette, Bourboulenc e Ugni blanc, rappresentano una sparuta minoranza in quanto rappresentano solo il 5% della produzione totale.
L'uva principale utilizzata per la produzione dei vini di Bandol, sia rosati sia rossi, è il Mourvèdre, che in questa area si esprime ottimamente soprattutto grazie alle base rese (circa 30hl/ha). I vini rossi di Bandol prevedono almeno il 50% di Mourvèdre, mentre la restante parte può essere costituita da Grenache e Cinsault. E’ammessa la possibilità di utilizzare come vitigni secondari anche Syrah, Carignan, Tibouren, e Calitor per un limite massimo del 20%. Le stesse uve sono utilizzate anche per la produzione dei vini rosati. Il disciplinare prevede per i rossi almeno 18 mesi di invecchiamento in botte mentre i rosati e i bianchi possono essere ammessi alla vendita già a partire dall’anno successivo.

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