AUGURI DI BUON ANNO

Andrea Petrini e tutto Percorsi Di Vino vi augura un fantasmagorico 2009.
Intanto per festeggiarlo al meglio il primo Gennaio insieme alla mia compagna (ormai sommelier fino alle ossa) partirò per L'Alsazia per un bel tour di varie cantine tra cui Trimbach, Weinbach e Domaine Burn. Spero di fornire dei report in tempo reale. A presto!

Pubblicità (non) occulta del vino....

Leggevo ultimamente di Mara Venier che forse verrà multata dall'Autorità Garante perchè durante l'Isola dei famosi metteva in mostra dei gioielli da lei creati. In generale, spesso durante le trasmissioni TV si vedono prodotti il cui marchio viene coperto con un pezzetto di nastro nero per evitare che si capisca la marca.
Ora, se questo è vero, allora non capisco quello che ho visto in questi giorni: ben due trasmissioni TV (EAT Parade e Domenica In) dove "eminenti" esperti di vino e sommelier professionisti, senza che passasse in sovraimpressione la scritta "Messaggio Pubblicitario", elogiavano le virtù di alcuni vini mostrando in maniera molto diretta l'etichetta della bottiglia oppure menzionando, senza troppi giri di parole, esplicitamente
il produttore.
E questa non è una forma di pubblicità? Perchè questa forma promozionale può passare in TV e altre no? Non dovrebbe esistere nel mondo del vino e della sommelierie una deontologia atta a limitare ste "marchette" che tutto fanno meno che fornire credibilità a questo o quel produttore? Fortunatamente qualcuno è più serio e, proprio l'altro ieri sera, al TG5 durante l'ennesimo servizio su come brinderanno gli italiani, un sommelier ha parlato di spumante italiano facendo vedere bottiglie....rigorosamente senza etichetta. Scemo lui o scemi gli altri?

E' possibile comunicare il vino senza vendersi l'anima, yes we can!

Proviamo ad abbinare il cioccolato Amedei?

Tempo di Natale, tempo sicuramente di tanti dolci sparsi sul tavolo delle feste. Tra i vari panettoni, pandori e torroni, ogni tanto, soprattutto a casa di amici gourmet, mi capita di trovare qualche tavoletta di cioccolato o pralina Amedei, storica e pluripremiata azienda toscana che produce prodotti di altissimo livello (più volte è stata premiata come meglior produttore di cioccolata del mondo).
Ma come degustare ed abbinare il cioccolato? Se andiamo sul sito di Amedei (http://www.amedei.com/jspamedei/segreti.jsp) ci renderemo conto che anche nel caso del cioccolato siamo di fronte a fasi di degustazione: visiva, olfattiva, uditiva e gustativa. Innazi tutto dovremmo dotarci del c.d. napolitan, un cioccolatino quadrato, dal peso di 4,5 gr. Il cioccolato va prima di tutto esaminato visivamente perchè solo un cioccolato "sano" di qualità ha un colore brillante e privo di opacità e patine. Alzi la mano chi non ha mai mangiato i gianduiotti patinati di bianco che ci ha dato la vecchia nonna.. Il napolitan deve essere poi "inspirato", per percepire i profumi e gli aromi tipici di ciò che staremo per mangiare. Così come ogni vitigno avrà i suoi aromi tipici, anche il cioccolato, a seconda della sua provenienza, avrà le sue caratteristiche. Anche l'udito è fondamentale perchè quando il napolitain viene spezzato, produce un suono limpido, indice di una buona cristallizzazione del burro di cacao. La gustativa è la parte più "interessante" e golosa. In tale ambito bisogna ricordarsi che mentre il cioccolato si scioglie in bocca, è importante introdurre dell'aria nella cavità orale, in modo che il sapore del napolitain possa estendersi ed allargarsi. Nel cioccolato l'equilibrio dei profumi e dei sapori si manifesta quando l'amaro non è l'elemento dominante ma il suggello di una completezza espressiva.
Tutto molto interessante ma che ci beviamo col cioccolato? Lasciamo stare lo spumante rosato (vedi articolo precedente) o altri abbinamenti strampalati, col cioccolato, data la sua grassezza, per pulire la bocca ci vuole alcol, e non poco. Ecco come abbinare al meglio i vari cioccolati Amedei:

Toscano Black 70%: si abbina alla grande al Banyuls, un vino dolce naturale, ottenuto a partire da Grenache al 75% per il Banyuls Grand Cru e al 50% per il Banyuls;

Toscano Black 66%: si abbina ottimamente a vecchi moscati o, meglio ad uno Sherry Pedro Ximenez;

Toscano Black 63%: grandissimo con un Porto Tawny;

Toscano Brown: un cioccolato al latte di grande spessore qualitativo trova la sua dimensione ideale con un bicchiere di Porto Bianco

Venezuela: ottimo l'accompagnamento con un Porto Tawny invecchiato 10 o 20 anni;

Trinidad: esaltazione pura dei sensi con un cognac invecchiato, magari un Martell Cordon Bleu;

Grenada: da abbinare senz'altro ad un Porto Ruby o ad un Calvados Père Magloire;

Jamaica: non vedo altro abbinamento se non con un vecchio rum;

Madagascar: i sensi saranno strabiliati se lo degustiamo insieme ad un whisky non troppo vecchio (12 anni);

Porcelana: sposalizio perfetto con un Madeira di 10 anni di età;

Chuao: un cioccolato venezuelano fantastico non può che avere il miglior accompagnamento col re dei vini dolci italiani, un Vin Santo Occhio di Pernice.

Krug Clos du Mesnil 1996. Almeno una volta nella vita..

Su questo ho pochi dubbi: Clos du Mesnil sta allo Champagne come la Romanée-Conti sta al Pinot Nero. Una volta nella vita 1000 euro si potrebbero anche spendere, magari dividendo tra amici, per acquistare una bottiglia unica nel suo genere, vino anzi Champagne che dà pure, vero, grandi emozioni.
Oggi parliamo di Francia, parliamo di Krug e del suo prodotto di punta, il Clos du Mesnil,un blanc de blancs millesimato che ha la caratteristica specifica di esser prodotto da un singolo storico vigneto, il Clos du Mesnil appunto, che copre appena 1,85 ettari all'interno del piccolo villaggio di Mesnil-sur-Öger, nella celebre Côte des Blancs. Racchiuso da un muro di pietra (il c.d. clos) risalente al 1698, come testimoniato da una lapide su una delle sue mura, il Clos du Mesnil e,in particolare, lo Chardonnay qui piantato, è benedetto da un microclima ideale essendo situato a sud-est e al riparo dalle intemperie grazie al suo muro e alle case circostanti.
Il Clos du Mesnil, quando venne acquistato nel 1971, era un vecchio vigneto alquanto trascurato e da ciò dipese la scelta della Maison di reimpiantare nuovi vitigni di Chardonnay. In tale ambito, Henri Krug, che da subito aveva capito le potenzialità del cru, decise di reimpiantare le viti in fasi successive, sapendo bene che uno champagne ha più carattere quando è fatto con uve raccolte da vigneti di età diverse. Tutto il Clos du Mesnil fu reimpiantato in otto anni e il 1979 fu l’anno zero per il Krug Clos du Mesnil in quanto è stata la prima vendemmia ritenuta in grado di soddisfare le elevate aspettative della Maison. Quando il vino fu degustato tutte le speranze e la lungimiranza di Henri Krug si concretizzarono in un baleno: si era di fronte ad uno Champagne splendido e fu deciso che non vi sarebbe alcun assemblaggio.
Il Clos du Mesnil 1996 da me degustato rappresenta una superba interpretazione di un millesimo storico in Champagne, uno dei migliori del secolo, e fa capire al mondo quanto potenziale può avere l’uva Chardonnay se vinificata e “spumantizzata” come si deve.
Al palato si capisce subito che siamo di fronte ad un grandissimo Krug, i suoi segni distintivi sono evidenti: sensazioni di miele, agrumi canditi, croccante, sottobosco, a cui si aggiunge una stupende vena minerale, tipica espressione del terroir. Nel Clos du Mesnil, rispetto agli altri Champagne, c’è molto di più, c’è una freschezza quasi tagliente nonostante l’età, c’è potenza, c’è complessità, c’è una persistenza infinita dopo averlo deglutito. E’ un peccato, un vero infanticidio berlo ora visto che ha ancora tanti anni di fronte a sè e con un potenziale ed una evoluzione ancora tutta da scoprire.
Il Krug è per me lo Champagne. Il Clos du Mesnil è un’esperienza mistica.
Foto tratte da http://www.wineterroirs.com

Sergio Mottura - Magone 2006: un Pinot nero che mi piace!!

Ho avuto il piacere e l'onore di ospitare Giuseppe Mottura in una delle tante cene col produttore che il mio Enoclub Roma organizza mensilmente al fine di cercare di ridurre le distanze tra chi produce e chi beve il vino. Tra i tanti vini presentati durante la serata, oltre ai sempre ottimi Latour a Civitella e Muffo, quello che mi ha colpito di più è stato il loro pinot nero, il Magone 2006. Strano a dirsi visto che reputo questa uva degna di esser coltivata solo in Borgogna, ma questo pinot, soprattutto rispetto a quello bevuto recentemente di Fontodi, l'ho trovato molto elegante, pulito, con una sua precisa personalità che, a mio giudizio, cerca di evitare inutili scimmiottamenti con "cugini" francesi.
Il vino si presenta con un bel rosso rubino trasparente (finalmente un colore adeguato al pinot....) e al naso esprime in maniera netta e decisa tutte le caratteristiche varietali dell'uva con bei ricordi di ribes, lampone, mirtillo, viola, chiodi di garofano e leggera cannella. In bocca la peculiarità principale del vino è il suo estremo equilibrio, l'alcol (siamo sui 13,5%) è controbilanciato adeguatamente dall'acidità e il tannino, grazie al magistrale lavoro di affinamento svolto sia dal legno, mai invadente, sia dalla bottiglia, è perfettamente integrato. Discreta la persistenza finale su ritorni di frutta rossa di bosco e spezie. Concludendo, siamo di fronte ad un bel pinot nero, elegante e deciso al tempo stesso, per nulla banale, che si beve facilmente a tavola e trova un perfetta armonia su una millefoglie di manzo in crosta di patate.

Che Civitella d'Agliano sia un pezzetto di Borgogna? Ai sommeliers l'ardua sentenza...

A Natale se ne vedono di tutte, anche l'abbinamento tra Franciacorta e cioccolato

Girovagando per la rete (http://www.alimentapress.it/dblog/articolo.asp?articolo=2898) mi sono imbattuto in questo articolo. All'inizio non volevo credere ai miei occhi, però poi leggendo bene l'incubo si è trasformato in realtà: stanno davvero abbinando lo spumante, Franciacorta che sia, al cioccolato, alimento che, data la sua grassezza lo vedo abbinanato solo ad un ottimo distillato, ad esempio un rum agricolo. E questi invece che fanno? Sfruttando l'ignoranza delle persone, enologicamente parlando, ci stanno facendo credere che possa reggere questo tipo di abbinamento. Provare per credere? No grazie! A voi il giudizio dell'articolo:

Quando due piaceri s’incontrano nasce un abbinamento sublime e insolito. Questo il pensiero alla base della proposta che, per la prima volta, fa incontrare il Franciacorta Rosè e il cioccolato goloso.
Una proposta unica di Bersi Serlini, cantina in Franciacorta dal 1886, e di T’a - sentimento Italiano, il nuovo Brand di Tancredi e Alberto Alemagna. Una Magnum Rosé (Chardonnay 70% and Pinot Noir 30% ) e 15 cioccolatini (latte 40% con aggiunta di Gianduia) sono racchiusi in una seducente confezione che comunica attraverso un contrasto di colori che esaltano le caratteristiche dei due prodotti: un caldo e voluttuoso marrone cacao con inserti di un acceso e dirompente rosa fucsia. L’effetto del Franciacorta Bersi Serlini Rosè su questo cioccolato, a lungo studiato dai maestri cioccolatieri di T’a – sentimento italiano, è sorprendente: morbido cioccolato, solleticato da delicate bollicine che liberano un piacere profondo.
Un regalo originale che parla di piacere e di gusto a chi durante le feste vuole per sé e per i propri cari un momento unico, nella migliore tradizione delle famiglie Bersi Serlini e Alemagna. Cioccolato&Rosè è distribuito in scatole limited edition nelle migliori enoteche, gastronomie e boutique del cibo goloso.
Bersi Serlini, in Franciacorta dal 1886, è una storica azienda che si contraddistingue per la forte vocazione alle bollicine DOCG e produce vini con immutata passione da tre generazioni. Otto i Franciacorta prodotti, otto le tipologie di questo straordinario vino che raccontano l’unicità e l’originalità di un’azienda che ha saputo coniugare tradizione e modernità, territorio e innovazione, passione e cultura. Arricchiscono e completano la gamma dei prodotti le piccole produzioni di Curtefranca DOC, bianco e rosso, e quella delle grappe. Le bollicine Bersi Serlini sono quasi interamente prodotte con uve Chardonnay, il vitigno per eccellenza, che dona eleganza e finezza, finissimo perlage e profumi floreali nel bicchiere. Energia elegante, bollicine finissime, danza nel bicchiere, piaceri intimi ed eleganti nel palato. Energia pronta a festeggiare. I vigneti, 35 ettari interamente di proprietà dell’azienda, sono coltivati applicando i principi della Coltura Ecoambientale, con un ridotto utilizzo di trattamenti e quindi un maggiore rispetto per l'ambiente. T’a - Sentimento Italiano è un brand nuovo e giovane che combina tradizione e creatività. Il cioccolato T’a – Sentimento Italiano, fatto a regola d’arte, nato dal desiderio di Tancredi e Alberto Alemagna, giovanissimi e appassionati, di raccogliere un’eredità familiare votata alla qualità e all’innovazione, è proposto come lusso goloso da concedersi soli o da condividere in ogni occasione.

Aiutiamo l'AMREF regalando Rosso di Natale

Attraverso l'acquisto di queste splendide bottiglie Etikè Italia SRL sostiene il progetto vaccinazioni di Amref. Ti offriamo la possibilità di regalare queste uniche bottiglie di vino da collezione con etichetta in ceramica fatta a mano, in più ogni bottiglia è confezionata singolarmente. Un regalo prestigioso e di sicuro effetto, perfetto per la tavola natalizia. Non solo un regalo eccezionale ma un aiuto a sostenere il progetto vaccinazioni di Amref attivo in Nord Uganda a favore dei bambini sotto i 5 anni contro le malattie infettive più pericolose.
Saremo lieti di offrirti maggiori informazione, se fosse necessario puoi contattarci attraverso il numero verde (dalle 9:30 all3 13:00 e dalle 15:30 alle 19:00 tutti i giorni tranne il Sabato e la Domenica).


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Sassicaia 2000 oppure Ornellaia 2000?

Stesso millesimo e due "miti nel bicchiere". Degustati all'ultima asta romana di Gelardini & Romani la comparazione è stata oggetto di discussione tra i "sassicaisti" (che brutto termine ho coniato) e gli "ornellisti" (pure quest'altro....).
Secondo me sono vini ben diversi, il primo molto fine, elegante e forse molto più pronto di un Ornellaia a cui gioverebbe un altro pò di bottiglia visto il tannino ancora non troppo digerito.
In particolare, ho trovato il Sassicaia 2000 di un bel colore rubino intenso con unghia leggermente granata, al naso i classici sentori del cabernet sono abbastanza nitidi, esce subito la belle nota di peperone seguita da più eleganti sensazioni di frutta rossa matura, caffè, sottobosco, cacao, che si fondono con un bella vena balsamica e speziata. Al palato si capisce subito perchè il Sassicaia è un gran vino in quanto armonicità, eleganza e consistenza si fondono perfettamente originando tannini setosi e un finale che non finisce mai. Lo comparo ad una ballerina étoile della Scala.
L'Ornellaia 2000 già al naso è un vino più maschio, forse è il merlot gli aggiunge quella componente di vigoria, chi lo sa. Resta il fatto che anche questo vino ha un colore ancora molto vivo, giovane, un rosso rubino intenso che promette e mantiene, differenziandosi con il sassicaia, un naso molto più fruttato, qua c'è sia frutta rossa matura che frutta nera di rovo e solo in un secondo momento escono profumi di cioccolato fondente, liquirizia e un leggero vegetale. La bocca non mi ha convinto molto: sicuramente un vino di grande corpo ed equilibrio, ma i tannini li ho trovati ancora in fase di evoluzione, non perfettamente integrati nonostante siano passati otto anni. Finale lunhgissimo che chiude con una leggerissima scia amarognola. Lo paragono ad un pugile con un grande futuro davanti.

I Vini delle Sabbie

Per "Vini delle Sabbie" si intendono quei vini prodotti con uve allevati su "terreni sabbiosi", cioè un suolo la cui tessitura preveda almeno l'85% di sabbua; se poi un "terreno sabbioso" ha anche meno del 6% di argilla, dal pundo di vista agronomico viene definito "non fillosserico", vale a dire è possibile teoricamente piantare la vite "franco piede", cioè senza portinnesto, che è invece prerogativa della viticoltura europea per le vicende a tutti note.

Durante una delle degustazioni guidate ad Eat-Alia, sono stati presentati alcuni "vini delle sabbie", provenienti da varie zone d'Italia, ciò a dimostrare che tali terreni sono sparsi nel nostro paese da nord a sud. In particolare sono stati presentati i seguenti vini:

Vermentino Li Pastini 2007 - Cantina Li Seddi

Da vigneti della bassa gallura, a 200 metri dal mare, è un vermentino che gioca tutte le sue carte su una splendida nota sapida (e non poteva esser altro) e su eleganti sentori di frutta gialla (susina e pesca) e fiori bianchi. Bevuto fresco la nota alcolica del vino, ben 15°, è ben equilibrata dalla vivace acidità. Buon finale dal tipico retrogusto ammandorlato.


Grecomusc' 2007 - Contrade di Taurasi
Contrade di Taurasi”, una piccola azienda agricola a conduzione familiare di 5 ettari, produce questo particolare vino da uve grecomusc' (che non è un clone del greco), prodotte da vigneti di età media di oltre 70 anni sparsi nel territorio di Taurasi e che Sandro Lonardo ha nel corso degli anni contribuito a salvare dall'oblio e dall'estinzione. Il vino nel bicchiere si presenta all'olfattiva un pò monocorde sulla frutta bianca e un bel minerale di pietra focaia. In bocca troviamo la vera sorpresa perchè il vino ha un grande equilibrio, freschezza e alcolicità si fondono insieme in un caldo abbraccio dando vita ad un vino dalla grande beva nonostante i suoi 15°.

Grecomusc' 2006 - Contrade di Taurasi

Rispetto al fratello minore, questo vino si caratterizza per sensazioni olfattive più fruttate e floreali. La lieve malolattica effettuata, rispetto alla versione 2007, determina una minore acidità che comunque è ancora una volta bene bilanciata dall'alcol che per questo millesimo si attesta attorno ai 14°.

Duna della Puja 2007 - Azienda Vitivinicola Mariotti

Giorgio Mariotti produce i suoi vini sui terrreni sabbiosi e salmastri del Bosco Eliceo, divenendo uno dei promotori della DOC nel 1989. Il cuore dell'azienda è il Fondo Luogaccio situato a San Giuseppe di Comacchio: all'interno del vigneto si trovano i resti della "Duna della Puja, che fornisce il nome al cru aziendale che abbiamo degustato. Da 100% uve Fortana, il vino di un bel colore rosso rubino, si presenta al naso con sentori di ciliegia, lampone, spezie dolci, rosa passita. In bocca il vino, come ben si presumeva dall'esame olfattivo, risulta morbido (forse troppo), caldo, vellutato. Finale di media persistenza su ritorni di frutta rossa matura. Un vino tecnicamente ineccepibile ma che non lascia particolari emozioni.

Serra della Contessa 2004 - Benanti

Un vino dell'etna, da terreni sabbiosi ricchissimi di minerali, il Serra della Contessa, da uve nerello mascalese e nerello cappuccio, si presenta di un colore rubino intenso con un naso dove si rincorrono le sensazioni di frutta nera di rovo, minerale e selvatico. In bocca è caldo, intenso, con un attacco leggermente tannico ben equilibrato dall'alcol. Finale persistente dove tornano i ricordi di mora e lampone. Vino ben fatto che a mio parere manca di personalità. L'Etna propone decisamente vini migliori e più emozionanti!

Fontodi Pinot Nero "Case Via" 2006: perchè?

Ammetto che sono di parte, io AMO alla follia il Pinot Nero della Borgogna, AMO la sua eleganza, il suo fascino, la sua potenza sempre misurata e mai eccessiva. Certo, per bere bene in Borgogna bisogna spendere qualche decina di euro, però superata quella soglia avremo sempre di fronta grandissime bottiglie di Pinot Nero, uva che considero personalmente Autoctona della zona. Pertanto, ogni tentativo di vinificazione in altre aree significa adattare il pinot e non farlo esprimere come dovrebbe e meriterebbe. Quanto detto assume rilevanza e significato quando ci si trova, e spiegherò il motivo, davanti ad una bottiglia di Pinot Nero "Case Via" 2006, vino prodotto da Fontodi, storica azienda del chiantigiano che produce, tra i suoi vini, il Flaccianello della Pieve, uno dei primi grandi supertuscan prodotti unicamente con uve Sangiovese.
Il "Case Via", degustato insieme ad altri sommelier, già al colore non lo riconoscerei come pinot nero in quanto cromaticamente si presenta rosso rubino di buona intensità e non quasi trasparente come dovrebbe. Al naso presenta principalmente sentori selvatici, di humus, cuoio. Solo dopo, timidamente, cominciano a uscire i frutti rossi e un lieve floreale. Se all'olfattiva il vino può anche passare, e alla gustativa che perde, e non pochi, colpi. L'ingresso in bocca è caldo ma subito si avverte l'irruenza del tannino così straripante, polveroso, che rende il vino abbastanza scomposto. Cavolo ma stiamo bevendo un Pinot Nero o un Chianti Classico? Finale di media persistenza su ricordi di ciliegia matura e sottobosco.
Conclusioni: un vino che sembra quasi un Chianti, forse si dovrebbe migliorare l'uso del legno oppure ritardare l'uscita del vino aumentando il periodo di affinamento in bottiglia che ora è di almeno sei mesi. Ma non si accorgono in azienda che il vino così commercializzato li penalizza? Se dovessi essere un neofita che assaggia per la prima volta un pinot nero, dopo questa esperienza sensoriale, cambierei tipologia di vino. E non dimentichiamoci che costa oltre venti euro sullo scaffale.....

Non potevamo certo dormire senza la classifica del Wine Enthusiast Magazine: la top cellar selection of 2008

Wine Enthusiast, così come è di prassi in questi ultimi tempi, ha anch'esso pubblicato la sua classifica ufficiale dei migliori 100 vini del 2008. Una lista che, a prima vista, risulta più equilibrata e meno sensazionalistica rispetto a quella redata da Wine Spectator, e che pone come fattori determinanti per l'inserimento o meno di un vino, oltre al punteggio, anche il suo prezzo e la sua reperibilità. Questo è il motivo per cui non trovere inserito Chateau Petrus 2005 che pur avendo 100 punti ha un prezzo superiore ai 6000 dollari con una scarsa reperibilità in commercio.
La parte del leone della classifica (che trovate su http://www.winemag.com/Media/PublicationsArticle/Cellar%20Selects_0.pdf) la fa la Francia con 38 vini e l'Italia con 16 vini. In tale ambito particolare enfasi è stata data al millesimo 2005 dei Grands Crus de Bordeaux e al millesimo 2004 dei vini toscani.
Numero uno della lista è lo Chateau Leoville-Barton 2005 Saint-Julien, un vino che viene descritto come potente ed elegante al tempo stesso e che avrà grandi margini di miglioramenti futuri.
E gli italiani in classifica? Due toscani nella top 10: il sempre più american oriented Fattoria Petrolo - Galatrona 2004 e l'immenso Avignonesi - Occhio di Pernice 1995, uno dei migliori vini dolci del mondo a cui la rivista ha attribuito un più che meritato 100. Gli altri italiani, cioè toscani, in classifica sono: Tenuta dell'Ornellaia - Masseto 2004 (15° posto con 99 punti), Bibi Graetz - Testamatta 2004 (21° posto con 96 punti), Le Macchiole - Paleo 2004 (27° posto con 96 punti), Tenuta San Guido - Sassicaia 2004 (32° posto con 97 punti), Tenuta Poggio al Tesoro - W Dedicato a Walter 2005 (36° posto con 95 punti), Antonio Caggiano - Vigna Macchia dei Goti 2004 (37° posto con 94 punti), Marchesi Antinori - Solaia 2004 (40° posto con 96 punti), Fattoria Le Pupille - Saffredi 2004 (47° posto con 95 punti), Castello del Terriccio -Castello del Terriccio 2004 (52° posto con 95 punti), Feudi di San Gregorio - Piano di Montevergine Riserva 2001 (74° posto con 93 punti), Biondi Santi - Brunello di Montalcino Riserva 2001 (77° posto con 96 punti), Masi - Amarone della Valpolicella Classico Mazzano 2001 (84° posto con 94 punti), Tua Rita - Redigaffi 2005 (87° posto con 95 punti).

Piccola considerazione finale: e i Barolo 2004? e il Piemonte??? Signori avete tralasciato un pezzo di grande enologia italiana. Vabbè, meglio così, ce lo berremo noi alla faccia degli americani che sorseggiano solo Toscana...

Di ritorno da Eat-Alia: piccoli appunti di un viaggio alla scoperta del gusto

Eccoci di ritorno dalla prima edizione di Eat-Alia, suggestiva kermesse enogastronomica organizzata da Cosimo Errede, col valido supporto di Pamela Guerra, all'interno del bellissimo Castello Ducale Orsini Bottoni nelcentro storico di Fiano Romano (Roma). Che dire, è stata una giornata ricca di emozioni perchè ho incontrato vecchi e nuovi amici e ho scoperto tantissime realtà enogastronomiche di grande interesse. Tanti sono i ringraziamenti che vorrei fare: anzitutto vorrei ringraziare Cosimo e Pamela per la loro ospitalità e la grande cura che hanno messo nel mettere in piedi una manifestazione simile. Ragazzi continiuate così. Dopo di che vorrei ringraziare Davide Canina de "La Terra dei Vini" con cui collaboreremo sicuramente in futuro a Roma, insieme al mio Enoclub, per promuovere i vini piemontesi da lui selezionati (seguiranno articoli ad hoc per le degustazioni effettuate). Menzione d'onore ai prodotti della Brencio di cui ho potuto degustare i buonissimi formaggi sott'olio e le formidabili marmellate. Aspetto campionatura....
Un altro incontro importante è stato quello con Luciano di Podere San Lorenzo per la passione che mi ha tramesso parlando della sua piccola grande azienda di Montalcino. Anche a te, se vorrai, ti dico a presto.....
Altro caloroso abbraccio va alle signore dell'ADRICESTA onlus per quanto fanno per i bambini più bisognosi. Bellissima e calorosissima è la vostra sciarpa e a presto per una serata di beneficenza, magari anche con Alessandro Preziosi come ospite d'onore.
Un altro caloroso ringraziamento va fatto poi alla regione Puglia per avermi fatto scoprire due realtà "golose": la prima è rappresentata da "Sapori di Casa", una piccola azienda familiare che produce sottoli, sughi, patè, sciroppati e confetture di grande qualità. Medaglia d'oro per la confettura extra di uva. L'altra bella realtà pugliese è rappresentata dall'azienda vitivinicola "I Colossi" che col suo Nero di Troia mi ha davvero sorpreso: una qualità del genere a cinque euro al dettaglio è difficilmente perseguibile. Continua così Nunzio, vedrai che sarai i tuoi sforzi verranno premiati. Ti aspetto a Roma!
Proseguo il mio percorso andando a ringraziare Paolo Carlo Ghislandi di Cascina Carpini perchè mi ha fatto cambiare idea sul barbera: è vero Paolo, vinificato come si deve da vita a grandissimi vini e il tuo Brama d'Autunno, di cui seguiranno note gustative, rappresenta un vero capolavoro. Sarò per me un onore presentarti a Roma! Grazie anche a tua moglie per il buonissimo Olio del Garda che mi ha fatto degustare, una vera perla.
Virtualmente vorrei poi stingere la mano, per la competenza e la passione dimostrata, ad altri produttori e esperti del settore che ho incontrato durante la mia permanenza ad Eat-alia: Domenico Sciutteri dell'associazione "Gustamente", il signor Sandro dell'azienda "Cantine Lonardo" per la singolare esperienza organolettica avuta durante la degustazione del suo "Grecomusc", Daniele Chiappone dell'azienda piemontese "Erede di Chiappone Armando" per il suo bellissimo Barbera d'Asti d.o.c. superiore Nizza 'RU', altro esempio di come si può fare un bel vino da uve barbera, e Filippo Ronco, grande capo vinixiano.
Concludo questa mia panoramica menzionando e ringraziando ancora una volta Cosimo Errede per la caparbietà con la quale ha raggiunto il suo sogno, tutti noi dovremmo prendere lezioni da lui in questo.
Al prossimo anno con Eat-Alia!

Elena Walch e il suo Gewurztraminer Kastelaz 2007

Sarò strano io, ma se qualcuno mi chiedesse di pensare all'archetipo di un vino bianco dell'Alto Adige a me verrebbe di istinto pensare ad un vino color verdolino con spiccate caratteristiche di freschezza e bevibilità. Sempre più, invece, mi imbatto in vini bianchi che sembrano prodotti nel sud Italia visto i loro 15° alcolici e il colore giallo dorato intenso. Ma perchè? Perchè anche Elena Walch, brava produttrice, ha ceduto alla moda di creare questi vini così grassi? Perchè le guide, dal canto loro, continuano a premiare questi vini che tutto sono meno che territoriali?
Il Gewürztraminer Kastelaz nasce dall'omonimo "Cru" posto su una collina ripida, perfettamente esposta a sud, situato nel cuore di Tramin, punto di riferimento di un’area ricca di vigneti ad alta densità per ettaro.
Di un giallo dorato carico, presenta al naso sentori di frutta tropicale (papaya, litchi, ananas maturo), agrumi, camomilla, rosa gialla, miele. Una olfattiva di una grande intensità dove, e questo forse è l'unico pregio del vino, non si sente per nulla l'elevata gradazione alcolica.
In bocca il vino è grasso, opulente, concentrato, di buona sapidità e media freschezza, caratteristica che a mio parere penalizza un pò il vino rendendelo ancoro più pesante. Grande, ovviamente, la persistenza.
La domanda che ora mi faccio è: su un vino così che cavolo ci abbino? Talmente è potente e polposo che moltissimi piatti risulterebbero totalmente sovrastati. E poi, ma se metto un vino bianco così a inizio pasto come devo continuare? Con un rosso a 17 gradi? Povero fegato mio!
Ragazzi non ditemi allora che è da meditazione, perchè preferisco allora preferisco bere altro, magari accompagnato da un sigaro cubano.
Ma allora sto vino che cosa è!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!??!!?!?

Eat-Alia, parte da Fiano Romano la scommessa di Cosimo Erede..

Grandi vini italiani, accompagnati da miele, formaggi, salumi e dolci preparati dalle mani esperte di produttori e artigiani, proprio come una volta: arriva Eat-Alia http://www.eatalia.eu/, la rassegna enogastronomica che racconta il mondo del gusto e delle tipicità italiane.Una lunga lista di produttori http://www.eatalia.eu/espositori.php provenienti da tutta Italia, che nel Castello di Fiano Romano, esporranno e promuoveranno i loro prodotti ma avranno anche la possibilità di venderli direttamente al pubblico. In convenzione e col supporto tecnico dell'Associazione Romana Sommelier, verrà allestito un banco di assaggio di vini IGT, DOC e DOCG laziali e non solo.

Molti gli eventi in programma per le due giornate di manifestazione, che si aprirà con una conferenza. Figuranti in costume medievale accompagneranno la permanenza dei visitatori nelle sale, ad opera dell'Associazione Culturale Giovanna d'Arco di Cerveteri, da anni attiva nel settore della rievocazioni storiche, nell'organizzazione di banchetti, feste e matrimoni medievali. Per le giornate di sabato e domenica è stata organizzata un'agenda di incontri, dedicati esclusivamente agli operatori, durante i quali le aziende potranno presentarsi e presentare i loro prodotti ad un pubblico selezionato, per incentivare ed affinare i network commerciali B2B. Attireranno l'attenzione dei grandi appassionati le degustazioni guidate dedicate a rari vitigni italiani; per la giornata di sabato è prevista la degustazione "I vini delle sabbie", dedicata ai rari vini provenienti da vitigni da piede franco; mentre nella giornata di domenica, si svolgerà la degustazione "Vitigni rari piemontesi". Per il pubblico dei tanti appassionati che visiteranno la manifestazione, è stato indetto un piccolo concorso fotografico <http://www.eatalia.eu/news-dettaglio.php?id_news=19> amatoriale dal titolo "La mia Eat-Alia": uno sguardo, un sorriso, un momento particolare o simpatico della permanenza all'interno del Castello Ducale di Fiano Romano i giorni 6 e 7 dicembre. In palio una macchina fotografica digitale e vini offerti dalle aziende Cascina I Carpini (AL) e Li Seddi (OT).

Percorsi Di Vino sarà presente alla manifestazione, sarà occasione per incontrare amici vecchi e nuovi. Se andate non mancate di provare i vini laziali di Sergio Mottura, Cantina Cerquetta e Casale Marchese, vere chicche enologiche del panorama della mia Regione. A presto con un articolo dettagliato!

Il cioccolato monogusto al formaggio Giraudi e i suoi abbinamenti enologici...

Ieri sera un mio caro amico ha voluto stupire il mio palato regalandomi delle piccole gemme di cioccolato impreziosite da un ingrediente gustoso quanto strano se lo pensiamo perfettamente amalgamato al cacao: il formaggio.
L'idea di combinare cioccolato e formaggio per realizzare cioccolatini è nata dalla voglia di proporre un prodotto alternativo per l'aperitivo o una dolce e particolare "compagnia" per una birra a metà pomeriggio.
Grazie alla grande conoscenza in campo caseario del Dr. Carlo Fiori, titolare dell'azienda Guffanti leader nell'affinamento di molti prodotti caseari, sono stati individuati quattro tipi di formaggi (Toma Ossolana, Piacintinu di Enna, Gorgonzola, Parmigiano Reggiano) per realizzare altrettanti tipi di cioccolatini in un crescendo di emozioni gustative che ieri sera si sono concretizzate grazie al sapiente abbinamento del cioccolatino al gorgonzola a due grandi vini: il marsala vergine "Terre Arse" 1998 di Cantine Florio e il "Muffa Nobile" 2005 di Castel De Paolis.
Il primo, prodotto nelle Contrade di Birgi e Spagnola, nella fascia costiera a nord di Marsala, affina almeno 8 anni in antiche botti in rovere da 1.800 litri. La sua gradazione alcolica, i suoi sentori di miele di castagno, mallo di noce, mandorla amara, la sua infinita persistenza, ben si sposano al cioccolatino al gorgonzola che ha bisogno di tanta sostanza per essere armonicamente abbinato (ricordo che sia il cioccolato che il gorgonzola sono alimenti molto grassi e dalla elevata persistenza che hanno bisogno di alcol e vini dalla grande P.A.I per poter avere un abbinamento equilibrato).
Il Muffa Nobile 2005, prodotto con uve Sèmillon e Sauvignon blanc (come Chateau d'Yquem tanto per capirci) completamente attaccate da Botrytis Cinerea, ha profumi più setosi del Marsala grazie alle sue note di albicocca passita, fico secco, dattero, miele e vaniglia. In bocca la bella spalla acida equilibra alla grande le componenti morbide del vino che in tal modo risulta di buon corpo, ricco e persistente. Un ottimo compagno per il cioccolatino al gorgonzola Giraudi che, in tal caso, rispetto al Terre Arse, risulta maggiormente valorizzato (d'altronde è cosa nota il perfetto abbinamento tra vini muffati e formaggi erborinati). Un connubio sublime quello tra vino, cioccolato e formaggio, un connubio che cercherò di approfondire andando a degustare gli altri cioccolatini della gamma Giraudi.