Pensieri di Agosto: le mie alternative al vino monodose


Premessa: non mi sono fissato col vino monodose e non sto facendo una campagna contro la aziende che producono prodotti di questo tipo anche perché, in alcuni casi, hanno una funzionalità che difficilmente la singola bottiglia può sopperire. 

Detto questo, ed essendo un fautore del vino sfuso di qualità, sto cercando di capire, in base alle mie esigenze di consumatore appassionato, come soddisfare la mia esigenza di bere un solo bicchiere di vino. 

Se sto a casa non ho dubbi, apro una bottiglia decente, verso un bicchiere di vino e per non far ossidare quello che rimane utilizzo la “pompetta salvavino” che metterà il prezioso nettare sottovuoto e, quindi, al riparo dall’ossigeno. 

Pompetta Salvavino
Se sono in centro città preferisco, anziché scartare una confezione di merlot delle Venezie di chissachì, entrare in una enoteca o wine bar e farmi versare un bicchiere di vino del quale almeno conosco produttore e annata. 

Wine Bar
Ma se sono fuori città, magari in campagna o al mare, come posso soddisfare il mio desiderio? 

Portandomi vino monodose oppure, ed ecco la lampadina, usando la Bag-In-Box “modificata”. 

Il sistema Bag-in-Box, inventato per la prima volta nel 1955 da William R. Scholle per trasportare gli acidi della batterie scariche,  è costituito in una sacca in plastica alimentare dilatabile ed elastica, provvista di uno speciale rubinetto di spillatura, che viene inserita all’interno di una scatola di cartone variamente personalizzabile. Questo tipo di imballo permette di spillare il vino un po’ alla volta, mentre la sacca si restringe senza che si creino all’interno bolle d’aria. In tal modo il vino è al sicuro dall’ossigeno e si conserva bene anche per molti giorni dopo l’apertura della confezione. In Italia lo conosciamo grazie a Ronco o Tavernello. 

Il sistema Bag-In-Box
L’idea che avevo in mente non era però un contenitore di cartone rigido ma qualcosa di più flessibile e trasportabile e, comunque,  meno ingombrante. Forse, e dico forse, quello che cercavo si è concretizzato con questo modello di packaging. 

La sudafricana “The Company of Wine People” ha messo in commercio una specie di sacchetto da due litri, simile a quello per la ricarica dei saponi, contenente vino bianco, rosè o rosso della gamma Versus. 



Perché l’idea mi piace e può rappresentare un buon punto di partenza?

Per varie ragioni: è lo stesso produttore che confeziona il suo vino, non ci sono intermediari e i prezzi sono più contenuti. 
Altro vantaggio: essendo comoda da trasportare, anche se meno leggera della confezione monodose, la “busta” può essere utilizzata per soddisfare sia l’esigenza di un singolo utente, ovvero bersi solo un bicchiere di vino, sia di più persone che dovranno fare a meno di portarsi molteplici confezioni singole risparmiando, sicuramente, anche bei soldini. 

Ho qualche dubbio sulla conservazione anche se, essendo flessibile al 100%, potremmo tenere lontana la confezione da fonti di luce e di calore usando pochissimo spazio (utile in questo clima estivo la borsa frigo). 

Sottolineando col sangue che sto parlando di vino quotidiano da bere entro pochissimo tempo, quanto scritto sopra rappresenta per voi un vaneggiamento da calura estiva oppure qualcosa di buono c’è in questi pensieri di inizio Agosto?

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