Il vino è questione di etichetta?


Sul Corriere della Sera qualche giorno fa è uscito un articolo a firma di Eva Perasso che riprendeva i risultati finali di un test scozzesse sul presunto condizionamento dei degustatori davanti ad etichette di (presunto) pregio. 


L'articolo, che riprendo integralmente, spiega che il test si è svolto nei giorni scorsi a Edimburgo, nel corso del Festival internazionale della scienza che si chiuderà il prossimo 22 aprile. 
I ricercatori in psicologia dell'università dell'Hertfordshire hanno messo davanti a due bicchieri circa 600 volontari. Nel primo un rosso o un bianco o bollicine da supermercato, nel secondo lo stesso vino, questa volta di etichetta datata e prelibata. 
I prezzi andavano da circa 5 euro per le bottiglie economiche a un range compreso tra i 12 e i 40 euro per quelle più preziose. I vini provati variavano da un Pinot grigio a un Sauvignon, da un Merlot a uno Shiraz e l'esperimento è stato condotto anche su due champagne, il primo da circa 20 euro e il secondo di una marca con prezzi di mercato da quasi 40.

LE REAZIONI – Risultato del test: con la probabilità di indovinare del 50 per cento, ovvero rispondendo questa è la bottiglia vintage, questo è il vino da pochi euro, la metà degli interpellati ha clamorosamente sbagliato. Il che significa che i bevitori, senza sapere cosa stavano gustando, non avevano mezzi e cultura o papille abbastanza educate da capire il livello del nettare d'uva servito nei loro bicchieri. A dimostrare che la percezione di quel che essi bevono è data soprattutto dal condizionamento psicologico nel vedere l'etichetta, leggere il nome del vino, conoscerne il prezzo. 

Come conferma anche lo psicologo professor Richard Wiseman, che ha guidato la ricerca: «I risultati sono eclatanti. Le persone non sono state in grado di riconoscere un vino caro da uno economico e in questi tempi di ristrettezze economiche il messaggio è chiaro: i vini meno facoltosi che abbiamo provato, avevano per loro lo stesso sapore di quelli preziosi». 
Quel che i ricercatori non hanno detto è che se dalla Scozia, terra più nota per ottimi whisky e birre, il test fosse riproposto in Italia o in Francia, magari i risultati cambierebbero.


2 commenti:

guly ha detto...

e' il bello delle degustazioni alla cieca, prova a servire tavernello in mezzo ad altri vini giovani senza dir nulla a nessuno. paura :)

Andrea Petrini ha detto...

Ottimo suggerimento... :))