Primitivo di Manduria cercasi!

Cosa rimane dell'evento AIS Roma sul Primitivo e il Negroamaro se togliamo dal contesto la faccia di D'Alema, Vespa, Cotarella, Ricci (dimagrito venti chili) e tutta una serie di ospiti che sembrano usciti dal film "Il Gattopardo"?

Confusione!

L'unica parola che mi viene ora in mente dopo aver degustato un pò dei vini presenti che, va sottolineato, erano forse orfani di alcuni punti di riferimento come, ad esempio, Chiaromonte o Attanasio.
Con il mio amico Antonio Di Spirito, incrociato nella sala, dopo esserci guardati in faccia ci siamo detti che, un pò come succede anche col Cesanese nel Lazio, anche il Primitivo (di Negroamaro non parlo avendo fatto solo pochi assaggi) sta soffrendo di una crisi di identità tra i produttori che interpretano il vitigno secondo un LORO stile che, spesso e volentieri, porta questa uva ad espressioni lontane dal suo reale potenziale. Espressioni, come dice qualcuno, un pò "paracule" che spesso e volentieri vengono distorte da un alcol difficilmente gestibile se  non lavori bene in vigna.

Eppure, come ha scritto su EnoRoma anche Elisabetta Angiuli, bravissima enologa del Lazio, "é un vino che viene buono da sé, la sua natura é semplice. Ci sono vitigni che possono generare vini incredibilmente diversi, dalle mille sfaccettature e possibili interpretazioni. Non il primitivo. Il primitivo é solido e genuino ed é questa la sua tipicità. Io nella mia testa ho una sola bellissima idea di Primitivo. Quella confusione che Andrea avverte scaturisce proprio dal tentativo di voler dare strane personalità a un vino che ne ha già una fortemente determinata."

In tutto questo, come ho scritto su Facebook, Gianfranco Fino gioca un campionato a parte, l'ES è un vino che per quella tipologia, ad oggi, non ha rivali in quanto ha raggiunto una maturità ed una eleganza di rara espressione.



Cos'altro ho degustato oltre i vini di Fino?
Di seguito una rapida carrellata di quello che ho potuto bere fino a quando Ricci ha fatto cessare ogni attività vivente per poter presentare il Primitivo di Vespa e il libro biografia su Riccardo Cotarella che lo sta affiancando nei suoi primi passi da vignaiolo. Sigh.

Polvanera - Polvanera 14 2009: primitivo di Gioia del Colle prodotto da uve biologiche, presenta un olfatto caldo di frutta sotto spirito e toni vegetali. Al palato esce fuori un pò di alcol e forse, perde un pò in persistenza. E' il fratello piccolo dei più blasonati Polvanera 16 e 17. Un buon base ma nulla di più.


Cantina Due Palme - Sangaetano 2011: primitivo di Manduria che offre un corredo olfattivo dove emergono note di ciliegia, visciola e toni minerali. Bocca mordida, calda, di buona freschezza. In vendita sul sito aziendale a otto euro e cinquanta.

L'Astore Masseria - Jèma 2010: da uve biologiche è, onestamente, il primitivo che più di tutti non ho capito. Aveva, e Antonio lo sa bene, una nota resinosa e aromatica che porta fuori da ogni schema. Dovrebbe fare solo acciaio.

Morella - La Signora 2009: di questa azienda apprezzo spesso l'Old Vines e questo "base" conferma il buon manico dell'enologa Lisa Gilbee che cerca di valorizzare al massimo il patrimonio di vecchie vigne a sua disposizione. La Signora si conferma molto tipico con i suoi sentori di frutta rossa matura e macchia mediterranea. Buona la beva grazie alla fervida acidità del vino.




Masseria Cuturi - Primitivo 2011:  caspita è il vino di Vespa e Cotarella! Risultato? Tanta dolcezza e morbidezza per un vino molto piacione e avvolgente che non è esente da pecche come un tannino che va un pò per cavoli suoi. Piacerà alla gente che piace?

Cantine De Falco - Bocca della Verità 2011: la verità è che trattasi di vino abbastanza anonimo, di quelli che fai perchè il primitivo nella gamma dei vini ce  lo devi avere. Tanta prugna, mora, spezie legnose e poco altro.

Racemi - Dunico 2009: da vigne ad alberello nasce questo primitivo abbastanza austero al naso che, sfortunatamente, non mantiene le premesse al sorso che rimane un pò sfuggente dal centro bocca in poi. Chiusura ammandorlata.

Soloperto - Cento Fuochi 2011: un primitivo che sa di fico, dattero e cioccolato. Ideale per Natale. E non è un complimento. 

Conti Zecca - Primitivo 2009: molto profondo, sa di cuoio, cacao, frutti neri, Sorso molto didattico, generoso, fruttato. 

Il Primitivo restante, come scritto, non ho avuto modo di provarlo ma alcuni illustri colleghi di bevute mi dicono che Albea aveva nella sua gamma due discreti prodotti. Non ho provato, perchè non trovato, il 7° Ceppo di Taurino che, da quanto leggo in giro, dovrebbe essere molto interessante.

Per chiudere il discorso, nel futuro, preferirei versioni di Primitivo meno spinte nella morbidezza e nell'uso della barrique che, in alcuni casi, è davvero spregiudicata. Spererei, inoltre, che i produttori riducessero anche la resa per ettaro in un'ottica di poco ma buono. E' vero, il percorso è lungo, ma la volontà di fare bene in Puglia c'è e il patrimonio ampelografico della Regione è straordinario. Seguire una rotta unica si può, basta volerlo!

Per completezza, ecco la lista delle aziende invitate dall'AIS Roma:

AGRICOLE VALLONE – ALBEA - ANTICHE TERRE DEL SALENTO – APOLLONIO - AZIENDA MONACI – BARSENTO - CANTINE DE FALCO - CANTINE DEL COLLE - CANTINE DUE PALME - CANTINE POLVANERA - CANTINE SANTA BARBARA - CANTINE TEANUM – CARDONE – CASALBAIO - CASTELLO MONACI - CONTI ZECCA – CUPERTINUM - DUCA CARLO GUARINI - FEUDI DI GUAGNANO - FEUDI DI SAN MARZANO - FEUDI DI TERRA D'OTRANTO – FINO - L'ASTORE MASSERIA - LEONE DE CASTRIS – LONGO - MASSERIA ALTEMURA - MASSERIA CAPOFORTE - MASSERIA CUTURI - MASSERIA LI VELI – MOCAVERO – MORELLA – PAOLOLEO - PRODUTTORI VINI MANDURIA - RACEMI - ROSA DEL GOLFO - SCHOLA SARMENTI – SOLOPERTO – TAURINO - TENUTA PARTEMIO - TENUTE RUBINO – TORMARESCA - TORRE QUARTO - VALLE DELL'ASSO – VETRERE - VIGNETI REALE

Champagne Facial: la nuova tendenza ha un non so che di...frizzante

La sua pagina Facebook conta più di 15.000 MI PIACE e il suo sito internet vanta migliaia di visitatori unici. 
Parliamo di Kirill Bichutsky, uno dei tanti fotografi della notte di New York che ama bazzicare le feste più cool per scattare scene di vita mondana.
Ok, ma perchè parlo di lui? Semplice, perchè questo tizio pare che si è fatto una grande pubblicità con una semplice trovata: scattare foto di "Champagne Facial".

Questa pratica, che si ispira ad un atto sessuale (e te pareva), consiste nel farsi fotografare mentre si beve champagne in maniera ammiccante cercando di fare fare più schiuma e spruzzi possibili.

Aspettando da un momento all'altro la foto di Paris Hilton, inserisco un pò di quelle che sono disponibili sul sito. Solo una domanda: visto il costo del vino e ciò che rappresenta, perchè non fare il "Romanella Facial"?











Vigna Rionda Massolino 1999: ah, che gran Barolo!!

Parlare di Massolino è come aprire un libro di storia del vino italiano visto che la famiglia è presente sulla scena vitivinicola dal 1896 e Giuseppe, fondatore dell'azienda, è stato tra i principali promotori del Consorzio di Tutela del Barolo e Barbaresco.
Alla famiglia Massolino, di stanza a Serralunga d'Alba, appartengono anche tre dei cru storici di Langa acquisiti tutti durante la metà del secolo scorso: Margheria, Parafada e Vigna Rionda.
Quest'ultimo Cru è stato fortemente voluto da Giuseppe e Renato Massolino che al tempo, comprendendone le grandi potenzialità, decisero di scambiarlo con un altro vigneto di maggiore estensione. Oggi, scrive Masnaghetti su Enogea, Vigna Rionda rappresenta un vero e proprio sinonimo di Barolo di Serralunga, anche se per la verità lo stile dei suoi vini è quello che più si stacca dai canoni riconosciuti di questo comune.

Fonte: Enogea

Il Vigna Rionda di Massolino attualmente ha un'estensione di 2,30 ettari ed è caratterizzato geologicamente da un terreno di origine terziaria (formazione geologica Elveziana), ricco di depositi calcarei, marne, sabbie fini, arenarie, alternati a residui minerali. L'esposizione è sud ovest.

Fatta questa opportuna premessa, utile per inquadrare il contesto di riferimento, torno a bomba al Barolo Vigna Rionda 1999 degustato qualche tempo fa durante la serata "Nebbiolo al Salotto" organizzata col mio gruppo EnoRoma.

Tanti i Barolo presenti alla cena, magari ne parlerò più avanti, ma questi, oh questo, è stato davvero il mio preferito. Ho scoperto che amo i classici. 
Che ci posso fare se, al posto del 3D e del Dolby Surround, adoro il bianco e nero?
Nel mio bicchiere, col suo confortevole color granato, si presenta un Barolo talmente puro e cristallino che il suo naso grida:"Nebbioloooooooooooooo" da cento metri di distanza. E' radioso nella sua espressione di anice e violetta, menta, lampone mentre col tempo si carica di dinamismo e subentrano le note più marcate di spezie e ferro impreziosite e alleggerite da una nota di arancia sanguinella che fa salivare dalla freschezza.


Al sorso è prepotentemente ed elegantemente fresco, giovane, con tannino solido e puntuale. Ciò che ammiro in questo Barolo sono le proporzioni, perfettamente modulate e cesellate da un artista per dar vita ad una beva di grande espressione e tipicità. 
Era ottimo appena uscito, è grande oggi e sarà eccezionale domani. Cosa chiedere di più ad un Nebbiolo così?

Piccola nota tecnica: il Barolo Vigna Rionda Massolino si caratterizza per una fermentazione e macerazione di 25-30 giorni ad una temperatura variabile tra i 31 e i 33 °C ed è invecchiato per 6 anni complessivi, di cui 3.5 in botti da 30 hI circa in rovere di Slavonia e 2,5 in bottiglia.

Arrestato il presunto attentatore al Brunello di Gianfranco Soldera

Sarebbe un ex dipendente il responsabile dell'atto vandalico compiuto nei giorni scorsi nelle cantine della ditta vinicola Case Basse di Montalcino (Siena), quando ignoti hanno versato nelle fogne 600 ettolitri di Brunello, danneggiando irreparabilmente la produzione dell'azienda guidata da Gianfranco Soldera. L'uomo, Andrea Diggisi, avrebbe compiuto l'atto vandalico per vendetta dopo essere stato licenziato.

Fonte: TGCOM

Aggiornamento da Il Corriere Fiorentino

Avrebbe agito per vendetta l'ex dipendente dell'azienda vinicola Case Basse di Montalcino, arrestato con l'accusa di aver fatto finire nelle fogne 600 ettolitri di Brunello prodotto dalla stessa impresa per cui aveva lavorato. È quanto si spiega in una nota dei carabinieri del comando provinciale di Siena il cui nucleo investigativo, insieme ai colleghi di Montalcino, ha effettuato ieri sera l'arresto, in esecuzione di misura cautelare disposta dal gip senese Bruno Bellini, per il reato di sabotaggio. 

L'arrestato, un romano di 39 anni, A.D., già conosciuto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio, spiegano sempre i militari, sarebbe stato «mosso da vecchi rancori» nei confronti del suo ex titolare: tra i motivi, «quello dell'aver preferito un altro dipendente nell'assegnazione di un alloggio di pertinenza dell'azienda». La scoperta dell'atto vandalico risale al 3 dicembre scorso: chi ha agito, dopo essere entrato nella cantina di Case Basse, aveva aperto i rubinetti delle botti facendo defluire nelle fogne 600 ettolitri di Brunello, distruggendo l'intera produzione di vino dal 2007 al 2012. Le indagini, coordinate dal pm Aldo Natalini, inizialmente si erano indirizzate su varie ipotesi investigative «per poi convergere su quella che ha portato all'arresto dell'odierno indagato nei cui confronti venivano raccolti molteplici e concreti elementi di responsabilità in ordine al contestato reato di sabotaggio». Maggiori particolari saranno resi noto in una conferenza stampa in programma alle 11 al comando provinciale dei carabinieri a Siena.

L'intervento del sindaco di Montalcino e del Consorzio 

In merito alle indagini sull’atto vandalico che ha colpito duramente Gianfranco Soldera e l’Azienda Case Basse, il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli e il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci – a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione del Consorzio – sottolineano come “ad oggi le evidenze presentate dalle forze dell’ordine confermano quanto già espresso dal Consorzio e dai rappresentanti istituzionali della comunità montalcinese e cioè che si sia trattato di un atto vile ed inqualificabile totalmente estraneo alla cultura ed ai valori del territorio montalcinese che a sua volta ne è stato vittima indiretta in quanto colpendo una delle sue eccellenze più conosciute di fatto ha danneggiato tutto il sistema dei produttori”.

Ciò – prosegue Bindocci – mi porta anche a ribadire la nostra condanna di coloro che, a vario titolo, in modo cosciente e del tutto arbitrario, hanno voluto ricondurre quanto accaduto ad ipotesi criminali o vendette tra produttori, danneggiando consapevolmente l’immagine di Montalcino e, con essa, di uno dei più prestigiosi prodotti del Made in Italy nel mondo”

Per il sindaco Franceschelli e il Presidente Bindocci “questo ovviamente non diminuisce la gravità della vicenda che, al di là di letture fantasiose e strumentali di cui nelle sedi opportune si chiederà conto, rimane un atto inaccettabile che ha colpito duramente un produttore stimato e conosciuto come Gianfranco Soldera, cui confermiamo tutta la solidarietà dei produttori, solidarietà che da sempre rappresenta un grande valore di questo territorio”.

Desideriamo infine ringraziare le forze dell’ordine – concludono – per la celerità e competenza con cui hanno portato a termine le indagini, dissipando così ogni lettura tendenziosa dei fatti e ridando serenità al territorio che da sempre presidiano con grande efficienza”. 

I vini delle isole: Bianco Pomice 2008 - Tenuta di Castellaro

Un progetto coordinato dal bravissimo Salvo Foti, un'isola, quella di Lipari, in pieno Mediterraneo e di una bellezza disarmante, vigne ad alberello allevate tradizionalmente con tutore di legno in castagno che, a nord-ovest, si affacciano sulla spettacolare veduta dell’isola di Salina, Alicudi e Filicudi mentre a sud/est guardano l'isola di Vulcano.

Foto dei vigneti appena piantati
Se, poi, tutto questo è ben gestito da un'azienda seria come la Tenuta di Castellaro che, proprio grazie a Foti, è stata inserita nei progetto de I Vigneri, allora nel nostro bicchiere non possiamo non avere vini di grande personalità come questo Bianco Pomice 2008 (Malvasia delle Lipari 60%, Carricante 30%, e altri vitigni autoctoni 10%) che sto degustando mentre scrivo.

Fortunatamente altri, prima di me, ne hanno decantato le lodi perchè trattasi, almeno in questa annata, di uno dei migliori bianchi italiani che abbia degustato.


Questo vino è figlio del suo territorio, ha sale e sole come genitori e calda mineralità tra le sue radici, profonde, che immagini cercare acqua e  nutrimento nel terreno alla stregua dei cercatori d'oro nel Klondike.
L'impatto olfattivo, intenso, è tipico dei terreni vulcanici come quelli dell'isola di Lipari per cui la prima sferzata aromatica di ricorda la selce e l'ossidiana, poi arriva il sole e il vento dell'isola e la sfera aromatica muta, diventa calda di frutta gialla, mandorla, fiori di campo. 
E il mare? Non può mancare perchè di sale ne troviamo tanto, sia come cornice olfattiva sia quando beviamo il vino a cui le durezze del suo essere salmastro e  minerale vengono subito bilanciate dalla nota fruttata e ammandorlata. 
Finale lungo, lunghissimo, come la scia della nave che, finita la bottiglia, mi porta via, momentaneamente, da Lipari.

ES 2010, ESsere numero uno

Non capisco perchè l'ES di Gianfranco Fino sia spesso al centro di diatribe tra sostenitori o contrari. Come tutti i vini può piacere o non piacere, questione di gusti soggettivi.
La realtà oggettiva comunque dice che per il secondo anno consecutivo l'ES 2010 sia il vino preferito dalle guide secondo la classifica di Milano Finanza che incrocia i vari voti ottenuti dal vino. 
Che sia il miglior vino in assoluto non so, non mi interessa, quello che conta invece è che dietro a quel vino ci siano due grandi persone come Gianfranco e Simona Fino. Due persone oneste con i piedi ben piantati per terra. La terra pugliese. Tutto il resto, vino incluso, è una prosecuzione del loro lavoro.


Per quanto riguarda gli altri posti in classifica troviamo al secondo posto il San Leonardo 2007  e al terzo posto, a pari merito, il Barolo Cannubi Boschis 2008 Sandrone,  l'Amarone della Valpolicella Classico 2005 di Bertani, il Sassicaia 2009 e il Torgiano Rosso Vigna Monticchio Riserva 2007 Lungarotti.

Scorrendo, poi, due obrobri: l'83 dato da Maroni al Barbaresco Asili 2009 di Giacosa e l'81 dato sempre dal noto critico al Brunello di Montalcino 2007 Poggio di Sotto. Ma come si fa????

Gianfranco Soldera ringrazia ma va avanti da solo. Pensavate cambiasse?

Gianfranco Soldera nel suo ultimo comunicato stampa ha ringraziato tutti per le manifestazioni di affetto ma ha gentilmente declinato qualunque tipo di aiuto da parte del Consorzio che aveva invitato i produttori di Montalcino a devolvere parte del loro vino a Soldera. Un calcio all'ipocrisia visto che i rapporti con molti di loro non erano e non sono idilliaci. Per cui, avanti da solo, condannando ogni tipo di speculazione sul suo vino.  

Di seguito il comunicato stampa integrale:

Desideriamo innanzitutto ringraziare tutti coloro che - direttamente e indirettamente - ci hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza; chi ci ha spronato a continuare e chi si è offerto di aiutarci anche con il proprio lavoro. Una partecipazione straordinaria, da ogni parte del mondo, che ci ha lasciati stupiti, commossi ed orgogliosi. Ad ogni messaggio abbiamo prestato attenzione ed ognuno rimarrà parte della nostra storia. Vorremmo rispondere a tutti se riuscissimo. Un filo invisibile ma indistruttibile ci unisce ormai a chi condivide i nostri valori, a chi si è indignato per questo crudele sfregio al lavoro ed alla passione, a chi come noi vuole reagire andando avanti senza cedere ai propri principi. Oltre l’ambito del settore in cui operiamo, oltre i confini geografici. Questo territorio e i suoi frutti sono patrimonio unico di una comunità senza confini e ciò conferisce a tutti coloro che lo vivono e vi prestano il proprio lavoro la responsabilità di preservarlo e di valorizzarlo. In questa logica, la proposta sorta in seno al Consiglio del Consorzio del Brunello di Montalcino, riunitosi in seduta straordinaria il 7 dicembre, merita il nostro sentito ringraziamento. E’, peraltro, preferibile, a nostro parere, che i frutti raccolti da questa azione venissero destinati non a favore di Case Basse ma a sostenere attività di ricerca e sperimentazione che abbiano come oggetto il vitigno ed il vino Sangiovese nel territorio di Montalcino e la sua valorizzazione nel mondo, con il coinvolgimento delle Università di Siena e Firenze e l’apporto imprescindibile di giovani ricercatori.

Per quanto ci riguarda, intendiamo continuare la nostra attività basandoci sulle nostre forze oltre che sull’apprezzamento e sostegno del nostro distributore in Italia e di tutti i nostri importatori ed affezionati clienti. Desideriamo, infine, informare tutti che dal 3 dicembre, fino a data da stabilire, abbiamo sospeso la vendita dei nostri vini. Pur rispettando la libertà commerciale degli operatori del settore, pensiamo importante comunicare il nostro dissenso e la nostra estraneità a pratiche speculative sul prezzo dei nostri vini già sul mercato, pratiche che allontanando il consumatore finale dall’accessibilità al vino snaturano il senso del nastro lavoro: condividere con gli appassionati il piacere dì apprezzare un vino unico”.

Famiglia Soldera

Gulfi, il Nero d'Avola buono della Sicilia

Ve la ricordate la moda del Nero d'Avola? Io sì, molto bene, non c'era wine bar a Roma che non proponesse vini siciliani da questo vitigno. 
Prodotti scadenti, derivanti da uve di dubbia provenienza e qualità, molte le aziende che hanno cavalcato il momento e poche, purtroppo, quelle che hanno lasciato veramente il segno.
Per offrire il meglio di un vitigno e di un territorio bisogna lavorare sodo e crederci veramente, occorre andare oltre le tendenze e il gusto imposto dal marketing.
Perciò, se qualcuno mi domanda chi produce un grande Nero d'Avola, la risposta che dò è sempre la stessa: Gulfi!

Grappolo di Nero d'avola

Lo dico, questo, non tanto perchè si tratta di un'azienda biologica e naturale, non tanto perchè le sue vecchie vigne ad alberello sono un capolavoro di tradizione ed agronomia, dico Gulfi perchè, tra le pochissime in Sicilia, questa azienda ha saputo mantenere ben saldo il timone della memoria contadina e della qualità anche in tempi non sospetti evitando, lo sottolineo, di sputtanare un grande vitigno autoctono italiano.

Vigneti Gulfi

Gulfi, un progetto nato nel 1996 attraverso la collaborazione di Vito Catania con Salvo Foti, non ha soltanto custodito un patrimonio vitivinicolo mantenendo in equilibrio tutti il territorio circostante ma, soprattuto, ha eletto il Nero d'Avola come suo vitigno di elezione andando a creare sei grandi vini in purezza, quattro dei quali sono cru con produzione nelle vigne di Pachino (Nerobufaleffj, Neromaccarj, Nerobaronj, Nerosanloré), a cui si devono aggiungere il Nerojbleo e Rossojbleo, anch’essi Nero d’Avola in purezza prodotti nelle vigne di Chiaramonte Gulfi (RG).

Cru da Nero d'Avola, capito? Ma sono pazzi, visionari o cos'altro questi?

La mia irrefrenabile curiosità di capire, provare, valutare, è stata soddisfatta pochi giorni fa, quando a Roma sono riuscito ad organizzare una cena con nuove e vecchie annate di Nero d'Avola Gulfi. Di seguito, le mie note di degustazione.

Nerojbleo 2008 (100% nero d'avola): è il "base" aziendale, non un Cru, derivante da vigne di quattro ettari locate in zona Chiaramonte Gulfi. Ha una approccio didattico, è caldo, sa di ciliegia sotto spirito e tanta solare avvolgenza. Bocca tipica, con tannino appena accennato e tanta rotondità. 

Nerosanlorè 2007 (100% nero d'avola): vino derivante dalla Vigna San Lorenzo (2,5 ettari) che, fra i vari, rappresenta il Cru più vicino mare (circa 700 metri). Da terreni particolarmente ferrosi e minerali nasce un vino che respira mediterraneità. Rispetto al precedente ha un naso più complesso, ci sento il timo, il cappero, la salamoia, il salmastro. L'anima marina la si percepisce perfettamente in bocca dove il nero d'avola esplode in orizzontalità ed equilibrio. Finale ammondorlato e caldo.

Vigna San Lorenzo

Nerobaronj 2002 (100% nero d'avola): la Vigna Baroni si estende per circa 3 ettari nell'omonima contrada di Pachino e il suo colore bianco, quasi lunare, dipende dalla fortissima oncentrazione calcarea del terreno che nutre le vigne, non irrigate, di oltre 35 anni di età che offrono rese che non vanno oltre i 40 q/ha. Il vino, figlio di un'annata non troppo calda in Sicilia, è soprendente perchè da un  Nero d'Avola di oltre 10 anni non ti aspetti questa profondità e questa terziarizzazione che sa di eleganza e territorialità. Suggestivi sono i soffi aromatici di caffè, cuoio, humus che escono subito nel bicchiere ma, col tempo, il vino cambia e diventa balsamico, fruttato di gelso. Sorso dinamico, vivo, verticale. Piaciuto molto e, penso, sia un vino che possa andare avanti ancora per molto.

Vigna Baroni, bianchissima

Neromaccarj 2000 (100% nero d'avola): la Vigna Maccarj, situata sempre in zona Pachino, si estende per tre ettari su un terreno calcareo argilloso caratterizzato da stratificazioni molto sottili e compatte. Questo fa sì che il vino che ne esce sia, tra i vari Cru, quello più potente e ricco e questo Nero d'Avola che ho nel bicchiere, pur avendo circa 13 anni, lo conferma appieno. E' un vino scuro, duro, a tratti scontroso, ineceppibilmente siciliano nei profumi di ginepro, liquirizia, fico, grafite. Sorso graffiante con un tannino più energico rispetto agli altri. C'è tanta acidità a sorreggere una struttura ancora importante. Chiusura lunga, in evoluzione.

Vigna Maccarj

Durante la cena ho anche bevuto un ottimo Carricante in purezza ma, per quello, farò un post ad hoc visto che è un altro grande vino targato Gulfi.

Alla prossima!

Foto: Gulfi.it

Legge di mercato o infame speculazione? Il Brunello di Montalcino Case Basse di Soldera è sempre più introvabile e costoso

A pochi giorni dal vile atto criminale che ha distrutto la produzione del Brunello di Montalcino Case Basse di Gianfranco Soldera dal 2007 al 2012, al danno tremendo subito dal vignaiolo se ne aggiunge un altro, conseguente e subdolo, forse della stessa gravità per noi appassionati. 
Sto parlando della speculazione che stanno avendo i Brunello degli anni passati, bottiglie che, stranamente, sono state ritirate dai listini on line delle varie enoteche sparse per il mondo.
Vino che sparisce. Vino che ricompare, guardacaso, prezzato ad almeno il doppio, se va  bene, di qualche giorno fa.

Su Facebook ho chiamato MERDE queste persone ma sono stato ripreso da qualcuno che mi ha detto che quella era la legge della domanda e dell'offerta. E' il mercato, baby, è non ci puoi fare nulla.
Sarà vero, ma certi atteggiamenti, con tutti i distinguo del caso, mi ricordano quelli di chi dopo il terremoto dell'Aquila aveva riso perchè pensava già agli affari della ricostruzione.
Allora, come adesso, c'è una persona di 74 anni che ha perso il lavoro di anni e non ci sarà nessuna assicurazione che lo potrà risarcire.
Se la legge di mercato è corrette, ci mancherebbe, posso definire il tutto eticamente discutibile? Ecco, la foto seguente mostra il prezzo di una bottiglia che fino a due giorni prima costava 180 euro...



Se un pò capisco i commercianti, davvero mi sorprende l'atteggiamento dei tanti pseudo appassionati che, magari avendo una sola bottiglia a casa, girano i vari forum e siti di asta per piazzare la loro UNICA bottiglia a qualche "sprovveduto" in cerca di reliquie. Privarsi del Brunello Case Basse della propria cantina privata per guadagnare 100 euro è davvero segno di stupidità o, forse, della grande crisi che attanaglia il Paese. Chissà. Resta il fatto che sul forum Gambero Rosso un tizio pensava di vendere il millesimo 1998 a 600 euro. 600!!

La conseguenza di tutto questo quale sarà? Semplice, che il Brunello di Soldera, che già prima era raro e costoso, diventerà un vino virtuale, troppo costoso per tantissimi ed abbordabile ora per qualche ricco russo che al posto del Cristal o del Masseto deciderà di bere questo rosso toscano.

Case Basse come Lafite? Forse, ma a qualcuno primo o poi rimarrà col cerino in mano...


Il Nebbiolo del Nord Piemonte ha il volto del Carema

Il salotto di Wine Up di Monica Piscella, amica e giornalista piemontese, ci ha accolto con tutto il suo calore durante le fredde giornate del Salone del Gusto di Torino. 
In pieno centro storico, ospitati dalla mitica Sandra Salerno, nel corso della serata si è creato uno spazio conviviale dove parlare di enogastronomia in maniera libera e amichevole.
Proprio in quell'occasione ho conosciuto Maurizio Gily, direttore di MilleVigne, e grande esperto di viticoltura e vino piemontese.
In quel contesto, dove ogni invitato doveva condividere con gli altri un vino o un cibo del cuore, Maurizio ci ha regalato una piccola verticale di Nebbiolo di Carema, una minuscola DOC italiana che, tra mille difficoltà, ogni anno "sforna" sempre di vini di grande fascino.
La verticale era composta da tre annate di Carema Doc della Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema, un baluardo che da anni difende questo fazzoletto di territorio dall'incuria e dall'abbandono. Difficile coltivare la vite da queste parti, come in Liguria la montagna di Carema è costitutita da terrazzamenti dove si alternano muraglioni a secco, con con funzioni di sostegno, e fertile terra morenica trasportata dal fondovalle.

Le vigne a pergola

Maurizio Gily apre la prima bottiglia, un Carema Doc Classico 2008. L'annata è di quelle fredde, tradizionali, e regala il nebbiolo che voglio e che vorrei sempre nel mio bicchiere, un nebbiolo del nord, ichiuso come un pugno e dove l'unica percezione aromatica che può captare è la mineralità sassosa. Puro territorio nel calice. Col tempo cerca di aprirsi ed escono le note di violetta, rabarbaro, cola, se lo odori alla cieca pensi di esser di fronte ad un vino quasi chinato.
In bocca è austero, compatto ma di grande equilibrio. Ne berresti una secchiata ed è questo il bello di questo vino. Chiude persistente, minerale, con cenni di erbe amare. Questo Carema affina per almeno 3 anni di cui 2 in botti di legno grande.


Arriva il Carema Doc Riserva 2007, figlio di un'annata calda e..si sente. Quanto detto per il precedente vino stavolta è capovolto, in evidenza non ci sono durezze ma rotondità, quelle date dal frutto rosso maturo che emerge prepotente al naso che in certi frangenti cambia e diventa sottospirito. Note di sottobosco e tabacco fanno da contorno. In bocca è caldo, sgraziato, ruvido, sento un pò troppo l'alcol che non è amalgamato al 100% con la struttura. Maurizio sembra che questa Riserva sia più parente del nebbiolo del sud, zona Monforte, che del nord. Invecchiamento non inferiore a 4 anni di cui almeno 30 mesi in botti di legno grandi e un anno di affinamento in bottiglia. 


Il Carema Doc Classico 2003 è un vino diverso dagli altri, è come se facesse parte della vita precedente della Cantina Produttori visto che è stato vinificato ed affinato ancora con le vecchie botti e con tecniche che ora si sono aggiornate. Si sente che è un nebbiolo "diverso" per la sua rusticità sia al naso che in bocca dove il tannino è leggermente sgranato ma, nonostante tutto, è un vino che mi piace perchè è combattivo e fiero come le vigne da cui nasce. Ora che tutto è più moderno e adeguato, questo vino è un pezzo di storia da mantenere nei nostri cuori perchè da certi sbagli gli attuali 81 soci hanno costruito il futuro di un un grandi vino di territorio.


Ringrazio Maurizio Gily per questo regalo inatteso e per la sua competenza. Grazie anche a Monica Piscella per il graditissimo invito e a tutti quelli che hanno collaborato per rendere l'evento impeccabile. Al prossimo Salotto di Wine UP!


Atto criminale nella cantina di Gianfranco Soldera, distrutta tutta la produzione del Brunello di Montalcino Case Basse dal 2007 al 2012

La notizia è di quelle che lasciano senza parole. Il sito Wine News ha appena riportato la notizia che dei grandi bastardi (queste sono parole mie) sono entrati nella cantina di Gianfranco Soldera e, senza ritegno, hanno commesso un vile atto: aprire tutti i rubinetti delle botti dove era in affinamento il Brunello di Montalcino Case Basse dal 2007 al 2012. Oltre 600 ettolitri di vino...
Dalla cantina, secondo quanto afferma lo stesso sito, non è stato rubato nulla, nè bottiglie, nè materiali.
Questo è un atto criminale, una intimidazione che ricorda certe pratiche mafiose fino ad ora estranee alla piccola città toscana.

Un avvertimento anche per qualcun altro? 

Fonte: Soldera.it


I vini della Georgia tra mito e realtà

Sicuramente sono legati alla storia del mondo visto che la National Geographic Society ha diffuso la notizia del ritrovamento in una grotta in Armenia di quella che secondo gli archeologici sarebbe la più antica cantina del mondo. Non solo, i vini della Georgia sono legati anche alla religione cristiana visto che, Santa Nino, per convertire il re d'IBeria nel 327 d.C. usò una croce fatta con i tralci di vite, oggi simbolo della cristianità georgiana.


La Georgia del vino è sicuramente famosa nel mondo le "mitiche" anfore (kvevri o churi) usate dai contadini per la vinificazione e la conservazione del vino, pratica tramandata per secoli in quelle zone e ripresa in Italia per la prima volta da Gravner.


Ogni volta che bevo i vini georgiani mi pongo sempre la solita domanda: devo o meno slegare la degustazione dall'alone di mito che li caratterizza? Cioè, devo valutarli sulla base della loro tradizione, particolare vinificazione e menate varie oppure devo essere un valutatore cinico senza alcuna licenza poetica? 

Se dovessi indossare i panni del duro e puro allora posso dire con franchezza che i vini della Georgia, ad oggi ed in base a quello che ho bevuto, non mi hanno mai convinto e, aggiungo, sto mito del primo vino nato al mondo con tanto di falso folklore mi ha un pò stufato.

Gli ultimi due assaggi li ho fatti allo scorso Salone del Gusto di Torino quando mi sono trovato di fronte al banco del Presìdio Slow Food del Vino in Anfora. Dei tanti prodotti ne ho scelti due, un bianco e un rosso. Il primo è un vino della Regione del Kakheti, Georgia Orientale, si chiama Rkatsiteli "Grand Cru" Tsarapi 2010 (100% Rkatsiteli), un biodinamico che, dopo una leggera pigiatura, fermenta con raspi e bucce in anfora per 6 mesi per poi affinare altre sei mesi sempre in anfora.  Il risultato è il vino che vedete in foto più in basso, senza nulla togliere alla bontà di alcuni vini "naturali", questo georgiano mi è sembrato troppo estremo, sembra una sorta di liquore di frutta dove, forse causa caldo, l'alcol la faceva da padrone. Ai limiti della bevibilità e visto anche il prezzo, ben oltre le dieci euro, non lo comprerei mai.


Il rosso invece è prodotto da Nika Bakhia, un produttore presente al Salone che con la sua aria spaesata e anticonformista ti guardava come se stesse parlando con un alieno. Il suo Saperavi 2010 (100% saperavi) è un vino arcaico, difficile inquadrarlo se non nel fatto che il tannino dato anche dai raspi non è gradevole. Un rosso sgraziato che sa di carne e frutta selvaggia. Mi è piaciuto più del bianco ma come faccio a dargli più di 10 euro quanto in Italia con quei soldi ci prendo dei grandissimi Chianti?

Nika Bakhia Fonte: sustainweb.org
Troppo cattivo? No, non ce l'ho con questi vignaioli che con umiltà stanno portando avanti delle tradizioni ancestrali, solo che a volte qualcuno dovrebbe rendersi conto che il vino contadino e primordiale non deve essere buono solo in teoria ma anche in pratica. Soprattutto quando certi importatori te li fanno pagare profumatamente...