Sangiovese Purosangue: consigli per gli acquisti

Si è conclusa domenica scorsa la due giorni di Sangiovese Purosangue - Vini e Vignaioli di Italia organizzata come al solito magistralmente da Davide Bonucci (Enoclub Siena) e Marco Cum (Riserva Grande). 
Le 90 le aziende presenti, spesso riunite in Consorzi di territorio, hanno creato un'offerta sangiovesista di qualità difficile da trovare in altri contesti. 
Io, che sono curioso come una scimmia, stavolta ho cercato di evitare il più possibile di degustare i soliti grandi nomi puntando verso aziende e territori non sempre alla luce della ribalta.
Prendete, ad esempio, il territorio di San Minitato, a metà strada tra Pisa e Firenze, zona di Chianti (non Classico) e di pellegrinaggi visto che la Via Francigena passava proprio sopra l'azienda Pietro Beconcini  che durante la manifestazione presentava un'interessante gamma di vini. Vigneti di sangiovese (due cloni selezionati col tempo da Leonardo Beconcini) piantati su terreni diarenaria ed argilla bianca intarsiati da fossili di origine marina di età pliocenica danno vita ad un Chianti Riserva 2010 molto rigoroso ed austero che presenta un ventaglio aromatico tra la mineralità bianca, la ciliegia, le spezie e la viola. Bocca su ampie volute sapide, fruttate e floreali.Matura per circa un anno in botti di rovere di Slavonia e dopo l’imbottigliamento affina fino ai 30 mesi prima di essere immesso in commercio. Piccola curiosità: Beconcini produce anche un tempranillo da vigne del 1920. Attenzione, il vino è molto meglio di quanto si possa credere. Da degustare senza pregiudizi!

Eva e Leonardo Beconcini

Cambiando territorio, anche se rimaniamo in Toscana, un'altra interessante scoperta è stata il Castello di Ripa d'Orcia che presentava ben 5 rossi. Tra i vari sangiovese presenti mi ha colpito soprattutto il Ripagrande 2011, un IGT a base sangiovese che fa della freschezza e della grande facilità di beva il suo punto di forza. Al naso dominano le note di lampone, ciliegia, fragola e rosa, mentre in bocca è perfettamente equilibrato e di buona lunghezza. A 5 euro rappresenta un vino dal rapporto q/p commovente. E questo, signori, è solo il base dell'azienda che poi si fa molto apprezzare con i suoi sangiovese in purezze come il Terre di Sotto Riserva 2011 e, sicuramente, il Terre di Sotto 2008 che fa della brillantezza la sua arma vincente.


Accanto al banco del Castello di Ripa d'Orcia mi attendeva Gregorio Galli di Palazzo Piero che dal 2006, tre anni aver impiantato i nuovi vigneti di famiglia un tempo estirpati per far posto a mais e grano, ha iniziato una nuova avventura all'interno di un territorio, come quello di Sarteano, legato a terreni ripidi e sassosi. "Negli anni ci siamo pian piano emancipati dai cattivi maestri e da vecchie abitudini, giocando in vigneto (inerbimenti, bando di diserbanti e disseccanti, ecc.) e in cantina, convertendoci sempre più a una vinificazione naturale". Gregorio pronuncia queste parole con grande orgoglio mentre mi versa il suo rosato, il Mustiola 2012, fresco e per nulla scontato. Ma, a Sangiovese Purosangue, non potevo non bere il Purneaia 2011, vino a fermentazione spontanea con minima presenza di solforosa che dopo una lunga macerazione sulle bucce e, durante l'inverno, sulle fecce, viene passato in barrique di secondo passaggio per un periodo variabile tra sei e dodici mesi prima di essere imbottigliato. Il risultato è un vino ancora giovanissimo, vibrante, succulento, dalla grande carica fruttata che, a mio avviso, dovrà ancora affinare in bottiglia per dare il meglio di sè. 


Pochi centimetri e ti ritrovi davanti a quel grande vignaiolo che prende il nome di Paolo Cianferoni, deus ex machina di Caparsa, che presentava in anteprima i suoi due vini: Caparsino Riserva 2010 e Doccio a Matteo 2011. Entrambi, in bottiglia da pochissimo, sono esattamente come Paolo, estroversi, vigorosi, eclettici, con il primo leggermente più profondo e filosofeggiante, mentre il secondo è ancora invaso da irrequietezza giovanile e tannini graffiante. Il Cianferoni è uno delle grande espressioni di Radda in Chianti, "sottozona" del Chianti Classico che amo alla follia per cui, fidatevi, prendete questi due vini e teneteli buoni in cantina. Tra cinque/sei anni vi daranno soddisfazioni inattese.


Grazie a Luciano Ciolfi, per un giorno non in veste di produttore di ottimo Brunello di Montalcino, ho conosciuto anche il sangiovese di Montepulciano di Contucci presente alla manifestazione col suo Rosso di Montepulciano 2012, fresco e di grande beva, con il Vino Nobile di Montepulciano 2011, dinamico ed equilibrato, con i due Cru Mulinvecchio e Pietra Rossa 2009, fieri ed austeri come le vecchie botti di rovere in cui affinano, e la Riserva 2009 che rispetto ai precedenti si segnala per una maggiore progressione e profondità degustativa. In generale i vini di Contucci rappresentano tutto ciò che vorrei nel Prugnolo Gentile di Montepulciano e che spesso, tranne rare eccezioni, non riesco mai a trovare causa uso del legno piccolo molto "parkeriano". Contucci è un'azienda storica, tradizionale che, grazie a Dio, mantiene certi valori. Grazie!


Passando tra i banchi del Romagna Sangiovese, il mio calice si è soffermato al banco dei BioVitiCultori ben rappresentati da Paolo Babini di Vigne dei Boschi ed Emilio Placci de Il Pratello. Entrambi mi hanno colpito per una peculiarità: la freschezza del loro vino! Sia Paolo che Emilio, infatti, hanno piantato vigne situate mediamente tra i 400 e i 600 metri di altezza e se il Poggio Tura 2009 di Vigne dei Boschi è vibrante, balsamico e con tratti floreali, il Mantignano 2004 di Placci ci fa capire come evolve egregiamente un Sangiovese di Romagna di grande struttura se adeguatamente accompagnato da una palpitante vena acido/sapida. Due punti di riferimento da segnare!

Paolo Babini
Mantignano 2004 Il Pratello
Ah, se volete sapere qual'è stato il miglior vino degustato durante Sangiovese Purosangue la risposta è la seguente:


Questione di testa e di cuore!

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