Vignaioli Naturali a Roma 2014: piccoli pensieri ed appunti di degustazione

Alle 13.50 di sabato 22 Febbraio la hall del Westin Excelsior Rome è quasi monopolizzata da un'orda di appassionati di vino che, grazie a Tiziana Gallo, come al solito bravissima padrona di casa, per un pomeriggio hanno avuto l'occasione di entrare nello sfarzoso albergo di Via Veneto 125 per soddisfare il loro bisogno di "naturale". 

"Perchè non possiamo esporre qua?"

"Siamo davvero indegni di questa location?"

Queste erano le domande che i produttori si facevano prima di prendere posto dietro i banchetti inseriti stavolta in tre grandi sale ben condizionate. Paure ed ansie infondate che ho cercato di sdrammatizzare, a chi me lo chiedeva, rispondendo semplicemente con un:"Perchè, scusate, se uno produce in regime biologico, biodinamico o, semplicemente, naturale, deve per forza proporre i suoi vini all'interno di una stalla assieme al bue e all'asinello?!!".


Un sorriso e via, tutti ai nastri di partenza, col calice che ben in vista e il taccuino pronto a prendere appunti!

Pronti, via, e tutti a dirigersi velocemente verso gli Champagne di Beaufort con l'ansia di chi non crede possa esserci un domani. Il grande vigneron francese e sua moglie erano senza dubbio gli ospiti speciali della manifestazione anche se, a mio giudizio, sembravano più due alieni sbarcarti sul pianeta Terra. Beaufort : eventi mondani = Peppa Pig : film porno. Di lui e dei suoi Champagne ho sentito opinioni diverse, tutto e il contrario di tutto, che erano indecenti, che erano magnifici, che erano troppo pochi o semplicemente troppo. Basta però degustare il suo demi-sec per capire che, in fondo in fondo, forse è vero che quest'uomo è di un altro mondo.
Tra gli spumanti metodo classico l'altra sorpresa è arrivata dagli Champagne Dufour importati da Sarfati. Tra il  Brut Nature Blanc de Blancs "Avalon"(100% chardonnay), il Brut Nature Blanc de Blancs "Le Champ du Clos" (100% pinot bianco) e l'Extra-brut "Bulles de Comptoir" (Pinot noir 55%, chardonnay 35%, pinot blanc 10%) ho trovato molto interessante il secondo che sprizzava linearità e dinamicità da tutti i pori con un bel finale minerale. 


Ora bisogna passare ai bianchi ma, in questo caso, devo fare opportuna premessa visto che non in poche ore non ho potuto degustare tutto. Anzi, mi manca moltissimo, e per sopperire devo integrare  i miei giudizi con quelli degli amici più affidabili. Si fa per dire eh, non vi montate la testa.
Per cui, mentre devo obbligatoriamente segnalare i "rumors" di grandi prove dei bianchi di Zidarich, Valcerasa, Frick, Picariello e Pepe (il suo 2010, il suo 2004 e non il 2011), un discorso a parte meritano due bianchi ancora in affinamento come lo Chardonnay di De Fermo, per nulla omologato e difficile da individuare alla cieca, e il Caroline (chardonnay, viognier, manzoni bianco e sauvignon) di Pranzegg, blend molto caratteriale ed incentrato sui fiori e la frutta bianca il quale, non essendo distribuito a Roma, faticherò purtroppo a trovare quando verrà messo in commercio. 
Durante la manifestazione peròp è scoppiato il caso Sauvignon Blanc: quale è il suo vero aspetto? Quale la sua vera anima? Bisogna prendere come pietra di paragone, ad esempio, quello di Franco Terpin macerato 12 giorni sulle bucce, tannico e di struttura alla Mike Tyson, oppure quello di Hervé Villemade, simpaticissimo produttore della Loira, che con la sua Cuvée Sauvignon 2013 mi ha portato in un campo primaverile fatto di fiori bianchi, agrumi ed eterea mineralità? 


Chi indovina cosa ho preferito vince una bevuta!!

Passiamo ai rosati e in questo caso non ho dubbi!!! Il primo che voglio segnalare, e questa è una conferma, è il grandissimo Rosato Bonavita 2013 che, complice anche un'annata abbastanza favorevole, ci regala un vino dal respiro mediterraneo come pochi altri.


Passando ai rosati di Abruzzo, grandissima prova anche del Cerasuolo Le Cince 2012 di De Fermo che passato un anno dall'ultima degustazione si dimostra in grande crescita e degno del suo territorio. Loreto Aprutino Rules!!


Per i rossi, per una volta, vorrei giocare una partita Lazio Vs Resto del Mondo. Chiaramente, come ho sottolineato in precedenza, penso di aver degustato nemmeno la metà dei vini presenti per cui quanto seguirà non vuole essere una classifica definitiva. Anzi! Per la squadra resto del mondo posso solo dire che sono rimasto ammaliato dal Syrah 2010 di Stefano Amerighi, cuvéè di 15 microaree della sua vigna a Cortona, dal Faro Bonavita 2011 di Giovanni Scarfone che, come sempre, ha bisogno di tempo e "bottiglia" per tirare fuori tutta la grinta mediterranea e salina del vino.


Foto: www.vinoir.com
Altre cinque maglie da titolari della squadra del Resto del Mondo le dò a Cantine del Castello Conti, Grifalco, Cavallotto, Podere Sanguineto e AR.PE.PE. con la seguente motivazione: tutta la loro gamma di vini vale da sola il prezzo del biglietto, sono vini fatti col cuore e con il cuore sono serviti. Grandi prodotti creati da grandi persone.






Per il Lazio, invece, finalmente una bella notizia che ha un nome ed un cognome: Damiano Ciolli. Sì, proprio lui, il vignaiolo di Olevano Romano l'ho lasciato giocare da solo questa partita perchè, come quando esce Totti dal campo di gioco dell'Olimpico, si merita da solo tutto il palcoscenico compresi i meritati applausi. Il motivo, oltre ad un bellissimo Silene 2007, si chiama Cirsum 2004, uno dei migliori vini rossi del Lazio e, senza ombra di dubbio, uno dei migliori vini rossi della mia Regione degli ultimi dieci anni. Non se lo aspettava neanche lui ma questo Cesanese di Olevano Romano non solo ha una complessità ed una profondità inedite per il Lazio, ma essendo ancora giovanissimo, nonostante 10 anni, potrà emozionare ancora tanto nel prossimo futuro. Damiano è il capitano solitario della sua squadra, gioca da solo una partita che molti hanno il dovere e il diritto di condividere. C'è speranza e ne sono fiero!



Termino la degustazione con due grandi vini dolci: la sempre travolgente Malvasia delle Lipari di Paola Lantieri (Punta dell'Ufala) e il sempre ottimo Passito di Pantelleria di Ferrandes. Due esempi di come la Sicilia può produrre grandi vini da dessert senza cadere nell'omologazione da supermercato.

Foto: gustodivino.it 
Foto: www.lazioexportsolution.it

Al prossimo anno, con una speranza: evitare la contrapposizione con Benvenuto Brunello. Prosit!

1 commento:

L'agendina wordpress ha detto...

Ciao. Sono stato anche io a Roma. Abbiamo fatto assaggi differenti, ma i due faro di bonavita e il sauvignon della loira me li ricordo bene anche io.
Per il mio match Lazio resto del mondo farei i nomi di Habemus e Kurni. In entrambi si sente la mano di Casolanetti, ed è davvero un bel sentire.