Vino e social: a che punto sono le nostre grandi aziende?

Le cantine italiane devono fare sempre più i conti con il grado di digitalizzazione del mercato enologico e dei consumatori. Presidiati il mobile e i social network più collaudati; restano aperte grandi opportunità legate al search marketing, alla strategia social e all’e-commerce gestito direttamente dai siti web delle aziende (solo 2 su 25).
Questi in sintesi i risultati della seconda edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, società di consulenza strategica con oltre 80 offici nel mondo e parte del Gruppo Omnicom, che ha analizzato nel mese di aprile 2015 la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ultima indagine Mediobanca di marzo 2015.

L’analisi ha preso in considerazione parametri sia qualitativi che quantitativi delle principali società del settore del vino Made in Italy - comparto che, secondo i più recenti dati rilasciati da Coldiretti, genera un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro (8% dell’industria alimentare nazionale) e un export di 5,1 miliardi (+1,4% sul 2013).
Rispetto al 2014, resta al top della classifica Compagnia De’ Frescobaldi; al secondo posto, guadagnando posizioni rispetto allo scorso anno, si posiziona Casa Vinicola Zonin, seguita da Masi Agricola, che perde una posizione rispetto al 2014,  da Gruppo Banfi, in risalita di 7 posizioni, e da P. Antinori, stabile in quinta posizione.


Tra i principali aspetti emersi dall’analisi:

1. A livello di siti web, l’e-commerce “diretto” è ancora appannaggio di pochissimi.

o   Resta quasi del tutto non presidiata, con 2 sole aziende sulle 25 analizzate, la disponibilità sul sito corporate di un servizio di e-commerce “diretto”. La difficoltà di adeguare l’intera struttura aziendale e logistica è ancora percepita come ostacolo, mentre online shop di prodotti eno-gastronomici e aggregatori sono in costante crescita. Secondo l’ultimo Osservatorio eCommerce BtoC promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano (2014), l’e-commerce in Italia ha raggiunto un valore complessivo di 13,3 miliardi di euro, +17% rispetto al 2013 in relazione alle vendite da siti italiani (verso consumatori italiani e stranieri). I device mobili, in particolare, sono sempre più protagonisti dell’e-commerce italiano: l’incidenza delle vendite da questi dispositivi (smartphone e tablet) ha raggiunto il 20% del totale e-commerce del nostro Paese.

o   Quasi tutte le aziende hanno compreso la necessità di presidiare il mobile. La partita della digitalizzazione e dell’export si gioca soprattutto su questo aspetto, per entrare in contatto con generazioni sempre più abituate a navigare da smartphone e tablet: secondi i più recenti dati rilasciati da Audiweb, il tempo totale speso online è generato per ben il 62,4% dalla fruizione di internet da device mobili.

o   E’ tutt’oggi solo parzialmente sviluppata l’ottimizzazione dei siti esaminati, sia in termini di creazione di contenuti ottimizzati che di link autorevoli che rimandano al sito, fattori che favoriscono la presenza del sito stesso nelle primissime pagine dei motori di ricerca.

2. A livello di canali social, in termini di presenza delle aziende, YouTube ha raggiunto Facebook, a dimostrazione, a distanza di un anno, della maggiore consapevolezza acquisita circa il potere dei contenuti video.

o   Le aziende analizzate mostrano in generale, come presenza, un buon presidio dei principali social network: conducono la classifica a pari merito Facebook e YouTube, utilizzati da 17 aziende su 25, seguiti da Twitter con 12 aziende.

o   Instagram e Pinterest, due social network più giovani ma dalle grandi potenzialità per il settore enologico, vedono entrambi la presenza di 6 sole aziende delle 25 prese in esame.

o   Osservando il presidio dei social network dal punto di vista qualitativo, l’analisi della frequenza di aggiornamento ha evidenziato ritmi un po’ altalenanti, pur non mancando casi di eccellenza. Buona la situazione per Facebook dove, tra le 17 aziende con un account, 13 hanno pubblicato un post sulla propria pagina negli ultimi 7 giorni presi in esami, alcuni con cadenza quasi giornaliera; per YouTube, solo 3 delle 17 aziende con un canale hanno pubblicato un video nell’ultimo mese, mentre 8 solo nell’arco degli scorsi 6 mesi. Piuttosto positivo l’aggiornamento in Twitter, considerando che 8 aziende tra le 12 con un account twittano notizie con una frequenza pressoché quotidiana.

“La seconda edizione di questa ricerca, pubblicata a un anno di distanza dalla prima, conferma la volontà d’innovazione del settore vinicolo italiano, ma mette in luce un processo di digitalizzazione del business ancora in consolidamento”, ha commentato Alessandra Fremondi, Senior Consultant e responsabile dell’area Food&Beverage di FleishmanHillard Italia. “Tra i segnali positivi sicuramente emerge il presidio del mobile e dei principali social Facebook e YouTube, quest’ultimo in crescita rispetto allo scorso anno del 13%. Le principali opportunità sono legate soprattutto all’ottimizzazione dei siti, alla consapevolezza del valore a medio-lungo termine di una piattaforma ecommerce proprietaria e alla possibilità di esplorare social network nei mercati locali: tutti aspetti che possono diventare un mezzo per moltiplicare il business e creare dialogo con i consumatori nei Paesi di riferimento”.

3.       In particolare, tra le opportunità:

o   Sito web: il web design e il racconto del prodotto, con un approccio editoriale curato e mirato, rivestono un ruolo fondamentale nel coinvolgimento dell’utente e nel rendere unica la sua esperienza di navigazione, valorizzando al meglio l’immagine del prodotto e del brand.  Un sito web che risponde alle necessità dell’utente di reperire online informazioni e di fruire di contenuti in multicanalità rappresenta il primo step verso una presenza online strategica del brand.

o   Ottimizzazione dei contenuti: in termini di search marketing, l’opportunità principale per le aziende vinicole è legata alla creazione di contenuti ottimizzati e di link autorevoli che rimandano al proprio sito, favorendone la visibilità nelle primissime pagine dei motori di ricerca. Inoltre, attraverso una strategia più avanzata di ottimizzazione per motori di ricerca locali, ad esempio Yandex nel mercato russo o Baidu in quello cinese, la visibilità del proprio sito può creare nuove opportunità in Paesi strategici da presidiare.

o   Strategia social mirata: diventa sempre più rilevante affinare la strategia di presenza sui canali social dal punto di vista qualitativo proponendo, secondo tempistiche di aggiornamento ideali per ogni singolo social network, contenuti rilevanti in grado di creare dialogo, informare, educare e coinvolgere l’utente. Questo approccio riguarda in primis i principali social network già presidiati come presenza dalla maggior parte delle aziende analizzate, quindi Facebook, YouTube e Twitter; rientra in una strategia social più ampia anche l’opportunità di presidiare canali come Instagram e Pinterest o strumenti locali in mercati strategici, ad esempio QZone o Weibo in Cina o V Kontakte in Russia.

o   E-commerce: l’Osservatorio eCommerce BtoC promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano ha messo in luce nel 2014 il contributo rilevante di alcuni comparti, poco significativi in passato ma con un potenziale online notevole, tra cui il Food&Wine ‘gastronomico’, che nel 2014 ha raggiunto in Italia in termini di e-commerce un valore di oltre 200 milioni di euro, in crescita del 30%. Accanto a questo dato significativo, l’Osservatorio ha però evidenziato la quasi totale assenza di aziende eno-gastronomiche italiane che utilizzano l’e-commerce in ottica export. Questo dato viene confermato dalla ricerca FleishmanHillard e apre il dibattito sulle interessanti potenzialità a medio-lungo termine di una piattaforma e-commerce “diretta” in ottica di sviluppo del business, soprattutto in un anno strategico come quello dell’Expo a Milano.


Il Gambellara è una felice scoperta

In questi giorni non si fa che parlare di vini del vulcano e, nel momento in cui sto scrivendo, mi è arrivato il gradito invito per partecipare alla nuova tappa di Volcanic Wines che si terrà ad Orvieto e che poi proseguirà  in giro per l'Italia in base al format prestabilito.

Tra i territori vulcanici italiani, uno dei più suggestivi è sicuramente quello di Gambellara che, in posizione panoramica sulla pianura veneta, si estende tra le province di Verona e Vicenza attraverso le sue morbide e antichissime colline, mai al di sopra dei 500 metri s.l.m., che recenti studi hanno fatto risalire al primo periodo del Terziario come riflesso agli imponenti movimenti e scorrimenti degli strati geologici e ai corrugamenti che hanno dato origine alla cerchia Alpina. 


I vigneti di Gambellara e la Chiesa di S. Marco

La caratteristica principale di Gambellara riguarda sicuramente il suo suolo formato in gran parte da basalti e tufi terrosi basaltici di origine vulcanica che, nella zona di monte San Marco, sono stati talmente consistenti che in passato si è aperta una cava per estrarli ed usarli per le massicciate ferroviarie o come materiale per costruzioni locali. 
Di quel giacimento naturale, purtroppo, non è rimasto quasi nulla se non un parco, che ha sostituito la vecchia cava, e qualche roccia basaltica a testimoniare antichi splendori perduti.


I basalti di Gambellara prima....
...e dopo

Parlando di viticoltura, a Gambellara la regina delle uve è la Garganega che sembra essere presente in questo territorio fin da tempi antichissimi visto che lo stesso Pier de Crescenzi, nel suo trattato "De Agricoltura" menziona questo vitigno osservando acutamente alcune caratteristiche distinguendola tra una sottovarietà Femina, molto fruttifera, ed una Mascula, praticamente sterile. In particolare la Garganega, allevata storicamente a pergola veronese, in questo territorio trova le sue zone di elezione tra i comuni di Gambellara, Montorso Vicentino, Montebello Vicentino e Zermeghedo dove, grazie a circa ottocento ettari di vigneto, sono prodotte due Denominazioni: il “Gambellara DOC”, nelle tipologie “Gambellara” (anche Spumante), “Gambellara Classico” e “Gambellara Vin Santo” e il “Recioto di Gambellara DOCG” nelle tipologie “Spumante” e “Classico”.


Ospite del dinamico Consorzio Tutela Vini Gambellara, istituito nel 1972 e oggi presieduto da Giuseppe Zonin, ho partecipato ad un press tour dove, oltre a calpestare di persona le bellissime vigne di Garganega piantate su suoli di natura basaltico/tufaceo, ho potuto degustare nelle splendide sale delle le Barchesse del Vino di Gambellara (Palazzo Cera) alcune delle migliori espressioni del Gambellara DOC e del Recioto DOCG in modo da farmi una idea su una denominazione e un territorio che, a mio avviso, è ancora troppo sottovalutato e per certi versi ancora all'ombra dei vini della vicina Soave i cui vini hanno gli stessi meriti di quelli prodotti a Gambellara e dintorni.

Durante la due giorni veneta, grazie anche all'organizzazione in contemporanea di "Garganica, alla scoperta dei vini vulcanici del Gambellara Doc" ho potuto degustare molti ottimi vini che ora vado a descrivervi.



Non avevo molta fiducia sugli spumanti a base garganega visti i deludenti assaggi di qualche tempo fa ma questo metodo charmat di Roberto Zonin mi ha fatto un po' ricredere grazie al suo ottimo perlage e alla sua vigoria minerale. E' un vino semplice e diretto ma rappresenta un ottimo approccio alla territorialità di Gambellara.



Il Gambellara Classico 2014 di Sordato Lino rappresenta, a mio modo di vedere, tutto ciò che dovrebbe avere un Gambellara fermo vinificato in maniera semplice e pulita. Didattico il naso dove spiccano gli aromi di biancospino, pesca bianca, agrumi e fredda mineralità. Impianto gustativo agile, fruttato ma non banale dove la scia sapida finale rappresenta una degna chiusura per un vino che non fai fatica a finire in un attimo.



Natalina Grandi è una piccola grande realtà che siamo andati a trovare di persona in cantina e, tra i vari vini fermi, il Gambellara "Solo Lei" 2013 è sicuramente quello dalla maggiore personalità. Più complesso rispetto al precedente ha nel sorso fresco e nella affilata sapidità le sue armi di seduzione che vengono amplificate grazie anche ad un ad finale proporzionato e sfizioso. 



Virgilio Vignato è un piccolo vignaiolo che dovrebbe avere maggiore spazio tra i vari wine blog perchè produce vini davvero interessanti tra cui questo Gambellara Classico "Capitel Vicenzi" 2013 che pur nella annata non facile riesce a trasmettere una sobria eleganza che ha per sfondo l'odore del basalto e per contorno una macedonia di frutta bianca e mazzi di fiori bianchi di campo. L'approccio al sorso è fruttato ma decisamente fresco e minerale. Chiude gradevole con un evidente eco floreale.



L'ultimo vino, il Gambellara Classico "Creari" 2010 di Cavazza l'ho scelto per due motivi: era l'unico un po' vecchiotto e, cosa ancora più particolare, era l'unica garganega in purezza le cui vigne sono piantate su un terreno anomalo per la vulcanica Gambellara visto che la sottozona Creari ha composizione prevalentemente calcarea. Rispetto agli altri è questo Gambellara DOC è sicuramente il più eterogeneo ma anche il più rotondo e generoso caratterizzandosi per un incipit olfattivo dove la frutta gialla matura e i sentori di mimosa sembrano ben integrarsi con un impianto gustativo suadente e dalle sfumature quasi salmastre.

Chiudo questo post ringraziando il Consorzio per il gentile invito con la speranza che i vini di Gambellara siano sempre più valorizzati e comunicati perchè, se fatti con Amore, non sono mai secondi a nessuno.

Alla prossima!

Beyoncè versa nella vasca idromassaggio uno Champagne Armand de Brignac da 20 mila euro. E' davvero uno spreco?

Si sono incazzati e pure tanto i fan della cantante Beyoncè rea di aver versato un costosissimo Champagne Armand de Brignac nella vasca idromassaggio durante le riprese del video di Feeling Myself", realizzato in coppia con Nicki Minaj.


Dalla foto non è dato sapere se anche le altre due bottiglie di Champagne sono state usate (valore commerciale di 60 mila euro) ma, come detto, più di un fan si è risentito per questo schiaffo alla miseria tanto che su Twitter sono apparsi "cinguettii" di fuoco.

"Quando vedo Beyoncé farlo, è come se prendessi uno schiaffo in faccia, sono scioccato. Poteva dare quei soldi ai bambini che muoiono di fame. Ma lei deve avere altre priorità"

"Beyoncé spreca 20 mila dollari di champagne e io sopravvivo con un 20 dollari alla settimana"


"Fa una cosa del genere come se niente fosse"


"Se qualcuno mi dovesse chiedere cosa voglio fare da grande, mostrerò loro la scena in cui Beyoncé versa una bottiglia da 20 mila dollari di champagne in una vasca idromassaggio", 


A prescindere dalla polemiche che alla fine non hanno fatto altro che pubblicizzare ancora di più il video, siamo sicuri che buttare via una tamarrisima bottiglia di Armand de Brignac sia davvero uno spreco? Io lo considero un favore all'umanità.

'A Vita di Francesco De Franco

Era il 3 Dicembre 2008 quando, sulla piattaforma Vinix, Francesco De Franco, che aveva appena presentato on line la sua azienda, mi manda questa mail di risposta alla mia richiesta di ulteriori informazioni:

Gentile Andrea Petrini,

La ringrazio per l'attenzione dedicata alla ns. azienda. Conforta sapere che ci sono persone curiose ed interessate a prodotti poco conosciuti.

Come avrà letto su vinix, riportato anche su www.vignadefranco.blogspot.com, la ns. è una piccola realtà che mette il lavoro in vigna al primo posto. Sinora ci siamo rivolti ad un mercato locale con prodotti dell'annata che per ns fortuna sono stati completamente consumati dai clienti abituali. Dalla vendemmia 2008 ci stiamo organizzando per affrontare il mercato extraregionale: abbiamo destinato un maggior quantitativo di uve alle ns. vinificazioni e operato una rigorosa scelta delle uve in modo da avere prodotti non solo da consumarsi nell'anno ma che possano tranquillamente affrontare un affinamento medio-lungo. Alcuni vini saranno pronti da maggio-giugno 2009 mentre i prodotti su cui puntiamo di più non prima dei 18-24 mesi dalla vendemmia.

Mi dispiace non poter esaudire la Sua gentile richiesta ma sarà sicuramente tra i primi a ricevere campione della ns. prossima produzione, convinti che una sana critica può aiutarci a crescere.

Non mancherò di seguirla sul suo blog.

Cordiali saluti

Dopo quasi circa un anno mi arriva questa mail

Gentile Andrea Petrini,
è una curiosa coincidenza ma Le scrivo esattamente un'anno dopo la sua richiesta di un campione del nostro vino. Ebbene ora ci siamo, siamo appena usciti con il Rosso Classico Superiore 2008 di cui sono ben lieto di inviarLe il campione. Dovrei passare da Roma il 9 Dicembre, c'è modo di lasciarLe personalmente il campione?

Un saluto, a presto

Francesco Maria De Franco

Passa poco tempo da quest'ultima comunicazione che Francesco me lo ritrovo sotto l'ufficio, zona Eur, tutto trafelato che sta andando di corsa, su e giù per l'Italia, per promuovere e far degustare il suo Gaglioppo in purezza. 

E' il 2009, l'inizio di una splendida avventura che ha portato il nostro vignaiolo calabrese tra l'elite dei produttori di vino nazionale ed internazionale. E' di circa un anno fa un articolo su 'A Vita pubblicato sul New York Times...

Quando finalmente lo vado a trovare,  Francesco è sicuramente un vignaiolo affermato e sicuramente più sicuro di come lo avevo conosciuto otto anni fa. Oggi, nel territorio del Cirò Doc, è senza dubbio un punto di riferimento che ha trainato tanti altri vignaioli, come Sergio Arcuri o Calabretta, ad uscire dal loro guscio e far scoprire al mondo intero la territorialità del gaglioggo che fino a pochi anni fa era un po' troppo "ostaggio" di produzioni troppo di massa.

Con Francesco iniziamo il piccolo tour delle sue vigne, otto ettari coltivati tra Cirò e Cirò Marina ad altitudini che vanno dai 70 metri ai 250 metri s.l.m.

Il primo appezzamento si trova in zona Sant'Anastasia, un valle molto bella dove la maggior parte delle vigne, non solo quelle di 'A Vita, sono coltivate ad alberello ad altitudini di oltre 200 metri. 
In questa piccola parcella viene allevato a cordone speronato un vigneto di circa 2 ettari, esposizione sud, reimpiantato nel 2004 totalmente a gaglioppo. Il terreno, come possiamo vedere dalle foto sottostanti, è argilloso e molto povero e Francesco mi confessa che difficilmente da queste parti le uve, particolarmente ricche di zucchero, forniscono vini con titolo alcolometrico inferiore ai 14.5°.



Terreno
Riprendiamo la macchina e, mentre percorriamo stradine di campagna bordate da fiori dai mille colori, ci dirigiamo verso la seconda parcella di proprietà che si trova in zona Fego, a circa 200 metri dal mare. Ovviamente, come mi fa notare Francesco, qua il terroir è totalmente diverse dall'appezzamento precedente, il mare in zona Fego fa la sua parte e anche il terreno, sempre argilloso ma molto più scuro, è più ricco e fertile.

 "Da questa vigna di appena oltre un ettaro - mi spiega De Franco - faccio uscire il rosato andando a vendemmiare le uve della fila superiore che sono meno ricche di zucchero. In passato, poi, con questi grappoli ho prodotto anche il Cirò Rosso F36-p27 nelle annate 2008 e 2009 il cui nome fa riferimento alla particella da cui nasce ed al foglio catastale. Andrea da queste parti trovi, oltre al gaglioppo, trovi anche qualche pianta di magliocco!".


Si sale di nuovo in macchina per visitare probabilmente la più vigna "vecchia" da cui Francesco fa uscire la sua Riserva. Ci troviamo in località Muzzunetto, stessa valle della vigna di Sant'Anastasia ma diverso versante, siamo dalla parte opposta dove, con esposizione nord/ovest, sono allevati ad alberello 4 ettari di gaglioppo di età media di circa 50 anni. Il terreno è sempre argilloso ma è più ricco di pietre che affiorano fino in superficie. 





Prachetto è posto unico da cui non andresti mai via ma è ora di andare in cantina e il tempo, come al solito, è sempre tiranno. La struttura, fortunatamente, è situata a pochi minuti di strada e, tra una chiacchera e l'altra, riusciamo anche a passare di fianco alla quarta vigna di 'A Vita, in località Frassà, dove viene coltivato in un fazzoletto di terreno un po' di Greco Bianco.

Arrivati! La piccola cantina di Francesco è di recente costruzione ed, entrando, non possiamo non notare i colori dei disegni creati da una scuola media cirotana, in collaborazione con l'associazione Jumara, e dedicati al vino Cirò.


La sala vinificazione è dotata di pochissimi fermentatori in acciaio da dove cominciamo il nostro giro di degustazione che parte, ovviamente, dall'annata 2014.



A prescindere dalle varie tipologie di Cirò degustato da vasca, con Francesco siamo d'accordo che il 2014 sia un millesimo già pronto grazie ad un vino molto fresco e già abbastanza equilibrato. Non so quanto potrà andare avanti nel futuro ma il presente sarà ricco di soddisfazioni per chi ha lavorato bene in vigna nonostante l'annata difficile.

Il 2013, invece, rappresenta un millesimo molto particolare e gli assaggi in vasca ci hanno confermato che siamo di fronte ad un Cirò più caldo ma, cosa più importante, sicuramente più indietro rispetto alla 2014. Infatti, ad oggi, è ancora un vino duro, scontroso, per certi versi aggressivo, per cui il prossimo affinamento in bottiglia sarà sicuramente fondamentale per fornirgli un primo essenziale equilibrio che, sono sicuro, troverà appieno tra non meno di cinque anni. 


Ci  mettiamo attorno ad un tavolo per degustare le annate precedenti iniziando dal Cirò Classico Superiore 2011 che si presenta in veste aristocratica e associa ai "classici" aromi di mora di rovo ed amarena anche eleganti sensazioni di bacce di ginepro, resina, tamarindo, alloro e vibrante mineralità rossa. Sorso perfettamente orchestrato dove le mordidezze alcoliche sono perfettamente equilibrate da un intervento tannico e da una sapidità davvero preziose per lo sviluppo gustativo che regala un finale generoso e lunghissimo.



Il Rosato 2012, le cui uve, come già detto, provengono dal vigneto Fego situato vicino al mare, rappresenta un po' un vino a cui sono molto affezionato visto che, anno dopo anno, rappresenta una delle miei vini estivi per eccellenza grazie alla sua estrema bevibilità che, stavolta, non fa rima non banalità. Già, il Rosato di De Franco non sa di Big Babol ma di ferro e sale per cui chiedo agli amanti dell'ovvio di non comprarlo e di starne alla larga il più possibile!



L'ultimo vino in ordine temporale è il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2010, prodotto da uve gaglioppo coltivate nel vecchio vigneto di Muzzunetto che, grazie ad un affinamento di circa 24 mesi suddiviso temporalmente tra botte grande da 20 HL e bottiglia, riesce a fornire una complessità abbastanza inedita per un vino calabrese di questo territorio. Il colore oggi tende al granato ma se, intelligentemente, si va oltre la veste cromatica per giudicare questa Riserva, potremmo scoprire un vino davvero superlativo dove ritrovare al tempo stesso terra e sole, macchia mediterranea e fiori secchi, radici e frutta nera di rovo. Al sorso è viscerale, palpitante, sapido e intenso come la sua persistenza che non cede nulla per minuti e ti regala un sorso di Calabria senza compromessi. Francesco, probabilmente, con questo vino  è giunto ad una prima quadratura del cerchio anche se, ne sono sicuro, ancora ci sorprenderà col suo lavoro. 
Basterà aspettare senza fretta, vero?



Viaggio nell'Etna DOC: Ciro Biondi e i suoi vini

La mia Smart presa a noleggio sbuffa e sembra non volerne saperne di arrampicarsi sulle strade dell'Etna che portano fino a Trecastagni dove ci aspetta Ciro Biondi per farci visitare il suo piccolo mondo agricolo.

L'entrata sterrata della sua piccola azienda mette a dura prova le sospensioni della macchina che, stanca di sobbalzare e con la paura di smontarsi da un momento all'altro, ci scongiura di aspettare che Ciro ci venga a prendere con un ben più funzionale fuoristrada grazie al quale iniziamo subito la visita di alcuni dei principali vigneti della proprietà.

Ci troviamo nel versante Sud-Est dell'Etna, ad un'altitudine che varia tra i tra i 600 e i 900 metri s.l.m., dove Ciro e suo moglie Stephanie, dal 1999, gestiscono magistralmente circa quattro ettari di vigneto diviso in tre piccoli appezzamenti che rappresentano veri e propri Cru: Chianta, Cisterna Fuori e San Nicolò 

Il vigneto Chianta, che abbiamo visitato a piedi con lo stesso vignaiolo, ha esposizione est e si estende per circa un ettaro dove sono piantati alberelli terrazzati di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e varietà a bacca bianca tra cui troviamo Minnella e Carricante. 


Chianta

Chianta

S, Nicolò, piccolo appezzamento di nemmeno mezzo ettaro, ha una altitudine di 640 metri s.l.m. dove sono piantati Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio a piede franco.


Foto: Andrea Federici

Cisterna Fuori, il cui nome deriva dal contenitore posto al centro del vigneto a fini di raccolta dell'acqua piovana usata per i trattamenti, si estende per circa 2 ettari dove, sempre coltivati ad alberello, troviamo i soliti Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Questa è l'ultima tappa del tour con il fuoristrada perchè proprio all'interno di questo Cru la famiglia Biondi ha installato una piccola sala degustazioni all'aria aperta.


Foto: Andrea Federici

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici

Mentre parliamo con Cirò del suo lavoro e della sua passione per il vino che ha origini antiche (il nonno già produceva con successo agli inizi del secolo scorso) degustiamo l'Outis bianco 2014. Il vino, composto da sapiente uvaggio di Carricante, Cataratto e Minnella, rappresenta un Etna Bianco assolutamente didattico che esprime in assoluta chiarezza il territorio vulcanico di appartenenza grazie alla sua veste sapida e minerale che si disegna nel bicchiere in modo elegante e sussurrato. L'Outis bianco è un vino che invoglia a bere per la sua freschezza e la sua franchezza senza per questo rinunciare alla complessità organolettica. E' un dipinto dell'Etna in bianco e nero che vale la pena concedersi, come abbiamo fatto noi, in una bellissima giornata di sole primaverile.


L'Outis rosso 2014, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, mi affascina fin da subito per il suo colore rubino trasparente che fa trapelare una purezza di fondo di grande fascino. Associa finezza e territorialità in maniera egregia donando al sorso mineralità e ritorni di frutta rossa di rovo in maniera ricca ed esemplare. E' un vino di luce e non di sole e, per questo, mi piace da morire.



L'ultimo vino degustato è stato il Cisterna Fuori 2011, un Etna Rosso derivante dall'omonimo Cru che, silenziosamente, ci circonda e ci ospita mentre degustiamo i suoi frutti. Il vino, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, viene fermentato in acciaio e affina in botti da 225 e 500 litri prima di terminare l'invecchiamento in bottiglia per almeno altri tre mesi. Rispetto all'Outis ha una maggiore profondità, è più celebrale e mediterraneo, odora di carruba e marasca, di cuoio e rabarbaro, di fiori rossi e ribes. Al sorso è molto diretto, minerale, con tannini serrati e finale quasi salmastro. E' un vino coraggioso per capitani coraggiosi e siamo sicuro che Ciro saprà sempre indirizzare i suoi Cru verso la rotta giusta



Salutiamo Ciro che ha un altro impegno in cantina, deve ricevere l'architetto col quale decidere in che modo ristrutturare l'antico palmento aziendale.

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici
Riprendo la mia Smart, non sa che percorrere ancora tanti chilometri all'ombra del vulcano. Qualcun altro ci aspetta! Seguitemi.

Bere Vintage ma...a che prezzi?

“Cosa gradisce da bere?” - “Mah non saprei…ha per caso qualcosa di…“vintage”??
Suona strano ma effettivamente questo potrebbe essere un scambio di battute che bene sintetizza l’ultima tendenza nel mondo beverage: il vintage!

È il trend rilevato da Kijiji.it, sito di annunci gratuiti locali del Gruppo eBay, che ha lanciato poche settimane fa la nuova categoria Gastronomia, con un‘apposita sezione dedicata al mondo beverage, che sta riscuotendo un grande successo in modo particolare tra gli amanti del bere raffinato. Dopo l’abbigliamento, nel quale da fenomeno di nicchia si è trasformato tendenza mainstream, il vintage spopola quindi anche sulla tavola. Wiskey, liquori, grappe, oltre agli immancabili vini, tutti in versione rigorosamente “invecchiata” sembrano conquistare sempre di più appassionati e collezionisti, con alcuni pezzi unici davvero introvabili

Fonte: www.myluxury.it

Kijiji.it ha realizzato una selezione delle 10 rarità da bere che si possono trovare sul web. 
Eccole di seguito:

1) Collezione Grappe Bepi Tosolini 1990 – prezzo di vendita: 12.000 euro
“Intera collezione grappe MOST BEPI TOSOLINI,serie storica, una per ogni anno dal 1990, griffate, in vetro di Murano Occasione unica, l'intera collezione, anche con le bottiglie introvabili! In foto le bottiglie di alcuni anni”

2) Passito erbaluce Enrico Serafino 1920 – prezzo di vendita: 2.500 euro
“Storica e rara bottiglia di vino Enrico Serafino passito erbaluce del 1920, ultima onorificenza grande medaglia d'oro Milano 1906.provveditore di s.a.r. il duca di Genova. perfetta con anche il suo tagliandino originale al collo, tenuta per decenni in cantina chiusa in una cassa di legno che non le ha fatto risentire del passare del tempo, infatti etichetta scritte e colori sono perfetti , veramente in ottime condizioni come da foto, me ne separo a malincuore per necessità il prezzo e' molto meno di quello che vale”

3) Liquore Millefiori del 1968 – prezzo di vendita: 2.000 euro
“Vendo liquore Millefiori originale integro del 1968, mai aperto, per veri collezionisti e amatori del settore”

4) Salaparuta Sherry  del 1841 – prezzo di vendita 8.000 euro
“Vino bottiglia salaparuta sherry vino stravecchio 15 luglio 1874 ha 141 anni”

5) Collezione Cognac Curvoiseier collezione Erté- prezzo di vendita 6.500 euro
“Vendo collezione completa cognac " COLLECTION ERTÉ".Romain de Tirtoff d'origine russa artista francese, noto anche come Erté (nato nel novembre 1892), ha progettato e disegnato le bottiglie di questo edizione limitata. Le miscele sono costituite da rari Grande Champagne Eau-de-vie. Ogni bottiglia è completa di scatola e certificato di autenticità, tutto in perfette condizioni.”

6) Collezione Signatory vintage Wiskey – prezzo di vendita: 2.000 euro
“Intera collezione Signatory vintage s.w. - Bowmore 1974; port elen 1976; maccalan glenlivet 30 anni; caolila 1975; port elen 1975.”

7) Brandy Invecchiato Camel 1992– prezzo di vendita 1.600 euro
“Brandy invecchiato 25 anni - Azienda Camel - Udine - - serie limitata 500 pezzi - anno 1992 - Bottiglia in cristallo firmata Baccarat - la bottiglia nella foto è la N. 262 da certificato di garanzia, perfetta, mai esposta!”

8) Marsala Florio 1840 – prezzo di vendita 12.000 euro
“Rarissima bottiglia Marsala Florio del 1840 in ottime condizioni, anno di fondazione della casa offresi a euro 12.000. Rarissima bottiglia.

9) Brunello Biondi Santi Riserva 1955 – prezzo di vendita 8.500 euro
“Biondi Santi Riserva del 1955 in ottime condizioni conservato lontano dalla luce e suoni. Vendemmia grande ed eccezionalissima. Andamento stagionale ottimale con primavera piovosa ed estate asciutta. Vendemmia asciutta. Il Brunello Biondi Santi Riserva 1955 è stato inserito da Wine Spectator tra i 12 migliori vini del XXº Secolo, unico italiano. Vengono vinificate solamente le uve provenienti dalle vigne di nostra proprietà”.

10) Dom Perignon 1955 – prezzo di vendita 5.000 euro
“Dom Perignon Vintage del 1955 bottiglia Lt 0,750 massima conservazione perfetta in ogni particolare


Vabbè ma, secondo loro, abbiamo l'anello al naso?