L'Etna della famiglia Benanti

Benanti è stata la prima azienda che ho visitato durante il mio mini tour in terra etnea. 

Scelta assolutamente voluta, non potevo non iniziare dalla loro terra e dai loro prodotti che, tanti anni fa, per primi, mi hanno permesso di comprendere le potenzialità evolutive dei vini dell'Etna. Me lo ricordo ancora il Pietramarina 1995 che mi versò Giuseppe Benanti, non potevo credere alla giovinezza e alla territorialità di quel vino. 

Quel giorno ho giurato che, prima o poi, sarei passato a trovarlo in azienda.........

Entrata della tenuta

Con Stefania arriviamo a Viagrande a metà mattina e, varcato il cancello della bellissima proprietà famigliare, ci accorgiamo che non siamo soli visto che a far visita all'azienda c'è anche un folto gruppo di futuri sommelier siciliani.  
Non c'è nulla da fare, la cultura del vino etneo ha in questa azienda un punto di riferimento assoluto grazie all'opera e alla caparbietà un po' visionaria del cavalier Benanti che quasi trenta anni fa, coadiuvato da Salvo Foti e dai professori Rocco Di Stefano e Jean Siegrist, ha voluto riprendere in mano la tradizione vitivinicola di famiglia al fine di produrre grandi bianchi e rossi dell'Etna.

Salvino ed Antonio Benanti, oggi, rappresentano la nuova generazione e a loro  spetterà l'arduo compito di portare avanti le tradizioni di famiglia cercando di comunicare al meglio il loro territorio di appartenenza che quella mattina abbiamo calcato girando per le bellissime vigne ad alberello piantate attorno al corpo aziendale.

Salvino, Giuseppe e Antonio Benanti

I Benanti hanno attualmente circa 20 ettari vitati in varie zone dell'areale dell'Etna DOC e, tra questi, spiccano sostanzialmente tre tipologie di vitigno: carricante, nerello mascalese e nerello cappuccio.

Mentre camminiamo tra vigne nuove ed impianti centenari (alcuni alberelli ancora sono a piede franco come quelli da dove arriva il Cru "Serra della Contessa"), ci sentiamo osservati dall'Etna, 'a Muntagna come la chiamano da queste parti, che rappresenta per i contadini locali il vero e unico custode di questo patrimonio ampelografico unico al mondo.





Dopo un rapido giro all'interno della cantina di affinamento, che probabilmente tra cinque anni verrà sostituita con una struttura totalmente nuova e maggiormente funzionale alle esigenze aziendali, passiamo a visitare l'ottocentesco palmento in pietra lavica, comprensivo di torchio perfettamente conservato, per poi terminare il tour all'interno della sala di degustazione dove berremo tre vini: Etna Bianco DOC "Bianco di Caselle" 2013, Nerello Mascalese 2007, Nerello Cappuccio 2006 ed, infine, il Serra della Contessa 2004.

La cantina di affinamento

L'antico palmento. Foto: Lavinium

Il primo, il "Bianco di Caselle" 2013 (carricante 100%) rappresenta nella gamma aziendale l'Etna bianco base, sicuramente un primo ma deciso approccio al più complesso "Pietramarina" di cui parlavo all'inizio di questo post. Da vigneti situati a circa 1000 metri e localizzati in c/da Caselle, nel versante est dell'Etna, e c/da Cavaliere, nel versante sud dell'Etna nel comune di S. M. di Licodia (CT), nasce questo bianco dall'anima molto schietta e territoriale dove la spina dorsale minerale è piuttosto netta e marcata così come evidente al sorso è la freschezza di questo carricante che non smetteresti mai di bere grazie anche alla sua versatilità a tavola.N ota tecnica:  aa fermentazione si svolge ad una temperature di 18-20°C in serbatoi di acciaio. Il vino è lasciato a maturare per circa due mesi in vasca prima di essere imbottigliato.


Il Nerello Mascalese 2007, facente parte della linea "Monovitigni", rappresenta in rosso tutto ciò che ho scritto prima ovvero è un vino che legge molto bene il terroir etneo. Tradotto è un rosso molto scuro ed austero che sa di cenere, fiori secchi e bacche selvatiche. Al sorso deciso ma equilibrato, lungo e dalla chiusura decisamente e drasticamente sapida. Nota tecnica: dopo la malolattica il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento :in bottiglia per 8-10 mesi.


Il Nerello Cappuccio 200a, anche della della gamma "Monovitigni", rappresenta il fratello estroverso del nerello mascalese, una sorta di Lucignolo alcolico dove, al posto della austera mineralità del precedente vino, entrano in gioco note più popolari e paffute di frutta e fiori rossi. Sorso aggraziato e rotondo con un finale sapido e solenne che tradisce solo leggermente lo stile casual di questo nerello cappuccio che fa davvero pandan col mascalese. Da oggi, sicuramente, capisco molto meglio i motivi dell'uvaggio tra i due nerello. Nota tecnica: dopo la malolattica il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento :in bottiglia per 8-10 mesi.


Il Serra della Contessa 2004 (nerello mascalese e nerello cappuccio), proveniente dal vigneto centenario a piede franco situato sul Monte Serra (conetto vulcanico adiacente l'azienda) è un vino che sembra essere l'esatto profilo caratteriale del Cavalier Benanti: signorile, raffinato, di altri tempi, complesso ma al tempo stesso esuberante, estremamente conviviale e capace di raccontarti il territorio come nessuno il territorio. Sogni annessi. Bisogna solo berlo per comprendere quanto sto scrivendo. Nota tecnica: le uve, vendemmiate a fine settembre, vengono vinificate in rosso con lunga macerazione del mosto con le bucce in tini di rovere da 52 ettolitri. Dopo la malolattica, il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento in bottiglia per almeno 12 mesi.




Il mio Etna Tour continua!!!!

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