Whispering Angel, il rosé che batte tutti i record è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Ora il Whispering Angel è forse il rosé più famoso al mondo.
L’anno scorso ha venduto due milioni e mezzo di bottiglie, quest’anno chiuderà sui tre milioni e mezzo, il prossimo anno pare punti a sette milioni.
Colore chiarissimo, fruttini, spezie, sale. La Provenza nel bicchiere, a 16 euro in enoteca.
Côtes de Provence Whispering Angel 2015 Château d’Esclans

Paltrinieri, ossia il Sorbara del Cristo - Garantito IGP

Di Angelo Peretti

C’è stato un tempo in cui i carrettieri si fermavano al Cristo, per rifocillarsi e far riposare i cavalli, e ci si è fermato anche Mario Soldati coi suoi cineoperatori quando girava l’indagine sulle valli del Po nei primi anni della televisione. Oggi la trattoria con l’edicola votiva del Cristo è chiusa, ma i campi lì intorno hanno preso il suo stesso nome. Terra buona, fertile, là dove la Secchia e il Panaro fanno una gobba che li avvicina. Non serve neanche irrigare. Fossimo in Francia, quella porzione di campagna modenese la chiameremmo gran cru. Siamo in Italia, non abbiamo mai classificato sul serio le vigne migliori, e per di più non abbiamo ancora voluto metterci in testa l’idea che il Lambrusco, e permettetemi, soprattutto il Lambrusco ben poco colorato, fatto con le uve del Sorbara, è un vino di quelli che ti ci dovresti spellare le mani dagli applausi.


A far rinsavire anche i più scettici ci pensano le bottiglie di Alberto Paltrinieri e della moglie Barbara, che hanno casa e vigne proprio lì al Cristo, frazione di Sorbara del comune di Bomporto, provincia di Modena, Emilia.
Il primo che prese a piantar vigne fu nonno Achille, chimico e farmacista, nel 1926, e poi il figlio Gianfranco s’è allargato negli anni del boom economico. A ciascuno dei figli lasciò quattro biolche di terra. Ora gli ettari di Alberto e Barbara sono quindici, tutti al Cristo, appunto. Il vigneto non è un corpo unico, ma poco ci manca, ché fra i due punti più lontani ci sarà sì o no un chilometro. Il più vicino è a una manciata di metri dalla soglia di casa.
Le uve sono quelle del lambrusco di Sorbara, più qualcosa di salamino, che fa da impollinatore.
Che cosa caratterizza il lambrusco di Sorbara? Poco colore – e il vino ne viene fuori rosato, mica rosso - e spiccata acidità. Niente sdolcinature, aggiungo. I Sorbara son vini seri, secchi. Con le bolle, ovvio.
Alberto e Barbara il Sorbara lo adorano. Ci fanno ben cinque vini, usandolo in purezza. Due sono spumanti, e uno dei due è un metodo classico (e sono entrambi notevolissimi, seppur assai diversi l’un l’altro). Tre sono frizzanti. Poi, ci sono altre due versioni di Lambrusco in casa Paltrinieri, e sono un Sorbara “classico” col salamino e un Emilia, l’unico rosso nella coloritura. In tutto fanno sette interpretazioni lambruschiste, e qui di seguito cerco di raccontarle tutt’e sette in poche righe.

Lambrusco di Modena Grosso metodo classico 2013 Paltrinieri
Trenta mesi sui lieviti. Colore bellissimo, buccia di cipolla. Asprigno, citrino. Ribes, marasca, mandarino, kumquat. Bolla finissima. Si strabeve. Gran vino. Chapeau.
(93/100)

Lambrusco di Sorbara Riserva Brut Lariserva 2014 Paltrinieri
Il rosa è splendido e poi – wow! – che naso. Spezia finissima e fruttini. Ha il frutto croccantino e polposetto, però anche una bella traccia agrumata. Lunghissimo.
(88/100)

Lambrusco di Sorbara Leclisse 2015 Paltrinieri
Charmat di tre mesi abbondanti. Fiori di pesco brillante nella tonalità. E poi che beva! Fruttino, fruttino, fruttino che non finisce più. Golosissimo.
(92/100)

Lambrusco di Sorbara Sant’Agata 2015 Paltrinieri
Un frizzante secco. Il più scuretto - rosa corallo - fra i Sorbara in purezza. Caramellina al lampone. Da mettere su piatti ruspanti.
(78/100)

Lambrusco di Sorbara Radice 2015 Paltrinieri
Che colore! Un rosa perlaceo spettacolare. Si beve con gli occhi. Però soddisfa e tanto anche all’assaggio. Il frutto è masticabile. Fa la presa di spuma in bottiglia.
(91/100)

Lambrusco di Sorbara Piria 2015 Paltrinieri
Un classico blend di Sorbara e salamino. Rosa fior di pesco nella tinta. La ciliegia e mela tendono all’asprigno. Poi il succo dei lamponi. E fiori.
(80/100)

Lambrusco dell’Emilia Solco 2015 Paltrinieri
Un cambio di registro netto. L’unico Lambrusco rosso. O meglio, tra rosso, violaceo e nero. Poi, fruttini, arancia, pepe. Morbidezza. Va giù un calice dopo l’altro.
(88/100)

La Champagne mette al bando il glifosato?

In Francia il glifosato ha i giorni contati, ma alcuni agricoltori sono preoccupati per le alternative. Un possibile divieto di utilizzo del glifosato nei vigneti sta dividendo il Paese in due fazioni.
Di recente la Commissione Europea ha deciso di prolungare per 18 mesi l’autorizzazione del glifosato scaduta lo scorso 30 giugno. La Francia è uno degli Stati UE che fin da subito si era opposta al prolungamento del’autorizzazione all’uso del glifosato e ora si sta attivando per metterlo al bando sul proprio territorio.
Foto: www.lindro.it

Nel frattempo l’Europa rimane in attesa della valutazione sul glifosato che l’European Agency for Chemical Products (ECHA) dovrà rendere nota. Il prolungamento dell’autorizzazione all’uso del glifosato in Europa a detta della Commissione UE serve proprio per permettere all’ECHA di concludere i propri studi al riguardo.
Il ministro dell’Ecologia Segolene Royal si oppone al glifosato perché lo considera dannoso sia per la salute sia per l’ambiente, soprattutto per quanto riguarda l’impatto sulla biodiversità e sulla sopravvivenza delle api.
Le regioni dove il glifosato è più utilizzato nella coltivazione dei vigneti sono la Loira, laChampagne e il Roussillon. I viticoltori francesi usano il glifosato perché è economico e molto efficace contro le erbacce.
Nello stesso tempo alcuni di loro si rendono conto del suo impatto sul paesaggio. La regione della Champagne è più simile ad un paesaggio lunare che a un territorio verdeggiante proprio perché il glifosato è così potente da sterminare ogni tipo di pianta, non solo le ‘erbacce’.
La messa al bando del glifosato è considerata problematica per gli agricoltori francesi. Alcuni temono che le alternative chimiche al glifosato siano poco efficaci oltre che poco sicure mentre altri ritengono che il glifosato sia una soluzione molto più economica rispetto all’acquisto di trattori e macchinari per il diserbo.
La possibile messa al bando del glifosato sul territorio della Francia dovrà portare a dei cambiamenti in agricoltura e segnare una svolta sostenibile, a favore delle alternative bio e naturali ai comuni erbicidi.
A favore della messa al bando del glifosato sono certamente gli agricoltori biodinamici francesiche pensano che una regione come la Champagne debba differenziarsi da tutte le altre per i metodi di coltivazione dei vigneti e per la qualità dei vini a partire dalla rinuncia a sostanze inquinanti per il suolo. Davvero in Francia il glifosato ha i giorni contati? Staremo a vedere.
Fonte: http://www.greenbiz.it
 Articolo a cura di Marta Albè

Olianas - Pedixi 2009 è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Lorenzo Colombo


"Bovale e altri vitigni autoctoni coltivati tra il Campidano e il Gennargentu", così recita la contro etichetta di questo vino elegante e dall’intenso sentore di sottobosco, spezie dolci e frutto rosso.


Fresco, sapido, balsamico, strutturato ma senz’essere pesante e dalla lunga persistenza.

Cantina di Cormons, il Vino della Pace - Garantito Igp


Di Lorenzo Colombo

Cormons esiste un vigneto di circa due ettari dove convivono quasi 550 vitigni provenienti da tutto il mondo. Si chiama La Vigna del Mondo ed è opera dei soci della Cantina di Cormons. Da questa vigna nasce il “VINO DELLA PACE”, prodotto per la prima volta con l’annata 1985 e le cui etichette sono disegnate ogni anno da tre famosi pittori (Arnaldo Pomodoro, Enrico Bay e Zoran Music sono gli autori delle prime tre etichette). Nel corso degli anni si sono succeduti, nella realizzazione delle etichette numerosi altri pittori, citiamo a mo’ d’esempio (senza voler far torto a tutti gli altri) Luciano Minguzzi, Salvatore Fiume, Giacomo Manzù, Alìgi Sassu, Ernesto Treccani, Yoko Ono, Emilio Tadini, Dario Fo, Fernando Botero (qui trovate comunque tutte le etichette prodotte negli anni).
L’elenco dei vitigni utilizzati non è statico, ma è in “work in progress”, dato che se n’aggiunge sempre qualcuno di nuovo e la vinificazione avviene in bianco.
La produzione s’attesta attorno alle 8.000 bottiglie/anno (dipende dall’annata) e queste bottiglie (le potete trovare ancora tutte in vendita) sono contese, oltre dagli appassionati di vino anche dai collezionisti d’arte, inoltre ogni anno, una cassetta con le tre bottiglie dell’annata  viene donata a tutti i Capi di Stato (civili e religiosi) come simbolo di pace e fratellanza.
Durante la nostra presenza nel Collio, lo scorso mese di giugno, in occasione del Premio Collio, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad una piccola verticale di tre annate di questo prezioso vino, dall’ultima annata in commercio sino alla 1987 (terza annata di produzione), passando per la 2002.
Eccovi le nostre impressioni:
2012: La vendemmia si è svolta il 5 ottobre ed è durata un ora e mezza, sono stati raccolti 151 q.li d’uva dai quali si sono ricavati 89 hl di mosto.La fermentazione è durata circa un mese e l’imbottigliamento è avvenuto il 24 dicembre 2013: Le bottiglie prodotte sono state 8.000, oltre a 300 magnum. Le tre diverse etichette sono opera dei pittori Enrico Castellani, Emilio Isgrò e del giapponese Kengiro Azuma. Color oro, luminoso.Intenso al naso, si colgono canditi (cedro), scorza d’arancio, pesca gialla e ananas. Dotato di buona struttura, fresco e sapido, con una bella vena acida ed una buona complessità, emergono nuovamente le note fruttate di frutta tropicale e pesca gialla matura, lunga la persistenza. Gran bel vino, fresco, giovane, piacevole ed al contempo di buona complessità, è quello che abbiamo preferito.

2002: La vendemmia, durata due ore, si è svolta il 28 settembre, sono stati raccolti 127,e q.li d’uva con un ricavo di 60 hl di mosto. Un mese circa la durata della fermentazione, l’imbottigliamento è avvenuto il 2 settembre 2003. 8.000 le bottiglie prodotte. I pittori che hanno realizzato le tre etichette sono i napoletani Luigi Del Pezzo e Giuseppe Maraniello e l’uruguaiano Pablo Atchugarry. Color oro antico, intenso e luminoso. Intenso al naso con sentori macerativi di buccia d’uva e di mela, assai complesso, ricorsa l’uva passa e il miele, accenni tostati. Buona la struttura, sapido, con buona vena acida, sentori di mela matura e d’albicocca, buona la persistenza. Dieci anni in più si vedono già dal colore e si sentono sia al naso che alla bocca. Il vino, pur essendo ancora molto piacevole denota qualche segno di stanchezza. L’annata poi certamente non aiuta.

1987: tre ore di tempo ha richiesto la vendemmia dei 101,16 q.li d’uva, avvenuta il 4 ottobre 1987, 72 gli ettolitri di mosto ricavati. Circa un mese la durata della fermentazione, dall’imbottigliamento, avvenuto il 4 maggio 1988, si sono ottenute 9.600 bottiglie. Le etichette sono opera di Salvatore Fiume, lo svizzero Daniel Spoerri ed il francese Fernand Arman. Bellissimo il colore, oro, intenso e luminoso. Un poco chiuso all’inizio, s’apre poi su sentori di canditi e note balsamiche d’erbe officinali. Ancora fresco e sapido, presenta leggeri accenni d’idrocarburi, lunga la persistenza. Un vino notevole (ha quasi trent’anni), ancora fresco e piacevolissimo nella beva, logicamente le note olfattive virano sul terziario. 

Negli Stati Uniti spopola il vino in lattina

Il vino in lattina rappresenta ancora una nicchia nel mercato del vino statunitense ma è significativo che ad amarlo siano i più giovani, la generazione più lontana dai riti del vino, che vuole una bevanda alcolica trendy, facile e pratica.


Sono queste le motivazioni del boom del vino in lattina, come analizzato da Business Insider.
Come detto, le vendite di vino in questo formato rappresentano ancora una ultranicchia. Basti pensare che nel 2015 il fatturato ha di poco superato i 6 milioni di dollari, contro i miliardi di euro del vino in generale. Significativo però il trend che ha fatto segnare un +125%.
Vini freschi e giovani, come Pinot grigio e Merlot, Syrah e Grenache, Pinot noir, che, orrore per i puristi, possono essere degustati anche con la cannuccia.
Sono i giovani tra i 21 e i 34 ad amarlo così, vedendo nella bottiglia, magari nella caraffa e nei bicchieri più adatti per ogni vino un'immagine di vecchio.
"La percezione del vino è sempre più alta se è imbottigliato - spiega Danelle Kosmal, vice presidente della sezione beverage & alcohol di Nielsen per il Nord America - ma quando chiediamo ai giovani di età compresa tra i 21 e i 34 anni la loro opinione sulle confezioni, ce ne sono sempre di più che pensano che nelle lattine ci possa anche essere vino di buona o di ottima qualità".
Resta naturalmente da capire se, come già avvenuto negli anni 1980, il vino in lattina rappresenti una moda passeggera, destinata a durare pochi anni oppure se possa divenire un trend stabile e duraturo che pu7ò far cambiare la stessa percezione del vino.
di T N - Fonte: http://www.teatronaturale.it

Eugenio Rosi - Anisos 2013 è il vino della settimana di Garantito IGP

Naturale? Estremo? Di aggettivi, mode, tendenze, scuole di pensiero, parrocchie e ideologie me ne frego. 

Basta che un vino non sia caricaturale. 
  
E questo non lo è: Pinot Bianco, Nosiola e Chardonnay, appena 2mila bottiglie, un anno in botti di rovere da 500 litri e uno in vetro senza filtrazioni. 
  
Gran bere profondo.
  
  
rosieugenio.viticoltore@gmail.com (non ha sito web...) 


un Master per diventare Ambasciatori del vino!

Ai nastri di partenza la nuova edizione del master universitario di I livello che forma gli 'ambasciatori del vino italiano' e che promuove la concezione e l'idea stessa del vino italiano nel mondo. Dopo il successo del primo anno, si prepara al via l'edizione 2016/17 del master universitario di I livello 'Vini italiani e mercati mondiali', promosso dall'Associazione italiana sommelier e organizzato in collaborazione fra tre università: Scuola Superiore Sant’Anna (sede amministrativa), Università di Pisa, Università per Stranieri di Siena. Le iscrizioni restano aperte fino a mercoledì 12 ottobre 2016; la parte didattica inizia giovedì 10 novembre.

Foto: www.cittadiniditwitter.it

Il corso di alta formazione si propone di creare una professionalità ancora poco diffusa o non valorizzata in maniera adeguata che, partendo dalla conoscenza del settore vitivinicolo italiano e delle sue produzioni, possa contribuire alla definizione e alla divulgazione dell’identità enologica italiana e delle peculiarità che caratterizzano i vini italiani.

Proprio l’Italia nel 2015 è risultata essere il più importante paese produttore mondiale. Per affrontare i mercati internazionali, in particolare quelli emergenti - promuovendo il settore vitivinicolo e, più in generale, quello enogastronomico del made in Italy - appare necessaria una formazione specifica che il master 'Vini italiani e mercati mondiali' si propone di offrire. Il tutto coinvolgendo docenti provenienti sia dal settore accademico sia da quello professionale (produttivo, comunicativo, organizzativo aziendale, legato al marketing) e garantendo lo svolgimento di uno specifico stage, oltre che di una serie di attività pratiche e seminariali di approfondimento di tecnica della degustazione e dei territori di produzione.

Al master possono partecipare laureati di primo livello in Viticoltura ed enologia, in discipline agro-alimentari ed economiche, in comunicazione, in marketing, nonché laureati di primo e di secondo livello in altre discipline attinenti al profilo professionale, anche in relazione al percorso e alle motivazioni dei candidati. La richiesta di ammissione è aperta anche a laureandi, che abbiano concluso gli esami di profitto prima dell’inizio delle lezioni e che prevedano di acquisire il titolo di accesso nella sessione straordinaria che precede l’inizio delle lezioni (10 novembre). È possibile richiedere la partecipazione a singoli moduli o semplicemente come uditori. Alcune lezioni si terranno in lingua inglese per favorire l’'approccio ai mercati internazionali.

La parte didattica si articola in tre moduli, a cui si aggiunge il corso per sommelier. In totale, sono previste 400 ore di formazione in aula, oltre a quelle dedicate alle attività individuali di studio e a conclusione è previsto uno stage da tenersi tra luglio 2017 e gennaio 2018 nelle aziende partner. La sinergia con le aziende è uno dei punti di forza del master, che consente agli allievi di calarsi nelle realtà operative e di entrare in contatto con i mercati internazionali. Le aziende convenzionate permettono un coinvolgimento ad alto livello nel mondo della produzione, del commercio, del marketing, della comunicazione del vino.
Dal master escono professionisti con conoscenze nel settore viticolo e in quello enologico nazionale, ottenute anche attraverso la partecipazione al corso di sommelier, con conseguimento del titolo rilasciato dall'Associazione italiana sommelier, richiesto come prerequisito ma conseguibile all’interno del master stesso, come modulo specifico.

Gli 'ambasciatori del vino italiano' che si formeranno attraverso il master sono specialisti in temi riguardanti la conoscenza del vino, dei territori che lo producono e dei suoi diversi risvolti (qualitativi, culturali, sociali ed economici, commerciali), le strategie di comunicazione e di marketing, la promozione, le modalità di diffusione, le caratteristiche e le tendenze dei diversi mercati mondiali e dei consumatori internazionali.
"Il successo della prima edizione - commenta Pietro Tonutti, direttore del master - ci ha confermato che la proposta di allestire un percorso formativo orientato verso l’integrazione di conoscenze relative al vino italiano e alle sue qualità/identità, alle strategie di marketing, di comunicazione e di promozione e alle caratteristiche dei consumatori e dei mercati internazionali è vista con vivo interesse e favore sia da chi desidera costruire una professionalità specifica e innovativa, sia da parte del mondo produttivo che, considerate le tendenze degli ultimi anni, è estremamente attento alle dinamiche dell’export".

"È noto - aggiunge Pietro Tonutti - che il fatturato delle aziende vitivinicole italiane è risultato positivo negli ultimi anni grazie alla domanda estera, con un incremento costante dell’export in termini di valore che ha raggiunto nel 2015 la cifra record di quasi 5,4 mld di euro. Il panorama internazionale a livello di consumi di vino è in grande movimento, con aree geografiche dove è necessario intervenire per consolidare e diversificare la presenza già radicata del vino italiano, e altre aree caratterizzate da consumi di vino ancora limitati, in cui tuttavia si aprono interessantissime prospettive che vanno sfruttate con appropriate strategie. Il master - conclude il direttore Pietro Tonutti - vuole precisamente formare figure professionali in grado di affrontare le sfide del mondo del vino italiano con competenza, conoscenza, capacità e cultura".

Tenuta San Francesco - Tramonti bianco 2015 è il vino della settimana di Garantito IGP

Di Luciano Pignataro


Falanghina, Biancolella e Pepella insieme per un bianco ricco, figlio di una bella annata in Costiera Amalafitana: fresco, ideale per lo spaghetto alla colatura di alici di Cetara di Pasquale Torrente.

www.vinitenutasanfrancesco.it

Giuseppe Apicella - ‘A Scippata 2009 Costa d'Amalfi DOC - Garantito IGP


Di Luciano Pignataro

Oggi voglio parlarvi di un rosso campano poco conosciuto e che tale resterà, ma ricco di carattere e con una piccola bella storia alle spalle. Il vino è ‘a Scippata (termine dialettale che possiamo tradurre con strappata, rubata), l’uva è il tintore di Tramonti. Tramonti? Tramonti! Grande territorio di boschi di castagni e querce a ridosso del Valico di Chiunzi, antico bastione della repubblica d’Amalfi e oggi luogo di accesso principale per chi viene da Napoli, con pascoli di capre, tanti caseifici e  soprattutto tanta biodiversità: il polmone verde e contadino della Costiera Amalfitana, l’unico comune che non è bagnato dal mare, formato in realtà da tredici frazioni. Terra di emigrazione, di vigne a piede franco di quasi cento anni. Qui piccole aziende vitivinicole sono impegnate in una produzione eccellente per i bianchi come per i rossi grazie alle condizioni pedoclimatiche molto particolari: ventilazione costante dal mare e da terra lungo le vallate, altezza dai 400 ai 650 metri, suolo arricchito dall’attività vulcanica del Vesuvio che sta proprio di fronte e che di recente, si fa per dire, ha anche coperto ville romane di enormi dimensioni tra Positano e Minori.


Giuseppe Apicella, figlio di vinificatore, è stato il primo ad imbottigliare il Tramonti, il figlio Prisco dopo aver studiato Enologia ad Alba è tornato nell’azienda paterna ormai da un bel po’ e la sua prima traccia è stata creare ‘A Scippata da una vigna a 200 metri dalla storica cantina, altezza variabile dai 460 ai 580 metri, impianto degli anni ’30 senza piede americano perché ha resistito alla fillossera.  La vendemmia,  tardiva, viene realizzata tra fine ottobre e primi di novembre, seguono  due settimane di macerazione, malolattica in acciaio, elevamento con botte grande e 20 per cento botte piccola per tre anni. In tutto 4000 bottiglie che sono una chicca straordinaria e di cui è impossibile prevedere l’evoluzione perché in una verticale della Scippata siamo risalti sino alla 2004, prima annata, fresca e pimpante come non mai. Il Tintore è un vitigno tipico del territorio, confuso con l’Aglianico, parente della Tintilia Molisana, ricco di antociani, gli agenti coloranti del vino, e usato dunque dai mediatori per allungare le bocca e vendere meglio.

L’altra sera abbiamo bevuto la 2009, una magnum al Convento da Pasquale Torrente: una beva selvaggia, confortante, buttata su uno zito allardiato buonissimo, rinfrescati nella notte di Cetara dal vento di terra che soffia da dove nasce la Scippata e che in riva al mare arriva fresco e rilassante. Grande acidità, un bicchiere gastronomico, un sapore unico. Non è il rosso più buono del mondo, forse neanche della Campania, ma si ricorda, eccome se si ricorda.

L’Azienda Agricola Apicella è a Tramonti – Fraz. Capitignano – Via Castello S. Maria, 1 Tel. 089 856209 – Fax 089 876075 – Cell. 346 12642001 info@giuseppeapicella.it –www.giuseppeapicella.it


5 cose che dovremmo sapere su vino e riscaldamento globale

Secondo i ricercatori il cambiamento climatico sta già avendo un effetto sulla viticoltura. Ma cosa significa questo per l’appassionato di vino? Una bottiglia di Cabernet della California sarà un giorno rimpiazzata dal Cannonau della Groenlandia?
Qui di seguito troverete cinque cose da sapere sui cambiamenti climatici e il vino: cosa sta succedendo ora, cosa ci si aspetta accada e ciò che i viticoltori stanno facendo.
1. Perché l'uva interessa i ricercatori
Il riscaldamento, ovviamente, influenza tutte le colture, ma l'uva da vino è di particolare interesse per i ricercatori perché è sensibile al calore e perché, diciamocelo, gli acini d'uva sono più appassionanti rispetto, ad esempio, alle rape. Quindi, non è sorprendente che in questi ultimi anni una serie di studi abbiano esaminato la reazione dell’uva da vino all’innalzamento delle temperature, facendo alcune previsioni drastiche sui cambiamenti al settore del vino così come lo conosciamo.


2. Riscaldamento acceso
Un recente studio, basato su oltre 400 anni di record dell’agricoltura francesi, ha registrato un significativo cambiamento nelle date della vendemmia dal 1980. A causa di stagioni sempre più calde, la data di inizio dei raccolti si è spostata di 10-14 giorni, a seconda della località.
La ricerca, condotta da Elizabeth Wolkovich, Professore Associato di Biologia Evolutiva ad Harvard, e Benjamin I. Cook, del Goddard Institute for Space della NASA, ha anche trovato una correlazione tra temperatura e qualità del vino. Secondo le valutazioni del noto critico Michael Broadbent, una stagione più calda statisticamente ha prodotto un vino migliore. Ciò è particolarmente vero in Francia.
Tuttavia, a partire dal 2003, un anno molto caldo, il vino ha ottenuto valutazioni solo contenute. Ci sono stati studi analoghi in altre Regioni, con particolare preoccupazione per posti come l'Australia e California, che, a differenza della Francia, hanno già le stagioni calde.
3. Nuove Regioni
Le temperature più calde hanno permesso all’uva da vino di mettere radici in luoghi prima non deputati alla sua coltivazione. Nel Regno Unito, la terra coltivata a vigneti è aumentato del 148%, con circa 4.650 acri.
Il Canada e lo stato australiano della Tasmania, conosciuta per il vino spumante, sono altre zone a clima freddo in cui i vigneti sono in aumento.

Un'altra tendenza che si registra è lo spostamento, in Paesi già produttori di vino, dei vigneti verso zone con una maggiore altitudine o più fredde. In Cile, dove la maggior parte del vino è prodotto tradizionalmente nel Nord-Est, alcuni produttori stanno comprando terre nel Sud, dove il clima è più freddo e umido.

4. Adattamento dell’uva
La buona notizia per l’uva è che diverse varietà hanno esigenze diverse. Se una Regione diventa troppo calda per il Pinot Nero, potrebbe essere terreno fertile per un'uva come il Mourvedre. Nel frattempo, sono in corso ricerche presso l'Università della California per creare nuove uve ibride che siano resistenti al calore per la produzione di vini gustosi.
Altre strategie includono la modifica dell’altezza del traliccio per raccogliere l'uva più in alto da terra o la possibilità di lasciare più foglie per aumentare l’ombra del pergolato. L’irrigazione mantiene l’uva fresca, anche se questo può essere un problema in aree soggette a siccità. Nella Napa Valley, alcuni viticoltori usano sensori di energia solare per monitorare l'idratazione e rendere più precisa l'irrigazione.
5. Un problema a lungo termine
Il cambiamento climatico è un problema a lungo termine e la variazione attesa va in una sola direzione (più caldo). Il meteo è un problema a breve termine, con temperature registrate sia più calde e più fredde. Le stime su quando le grandi Regioni del vino vedranno un calo della produzione variano. Alcuni studi prevedono drastiche riduzioni entro la metà del secolo, mentre altri mettono i grandi cambiamenti qualche decennio più avanti.
Dan Cayan, ricercatore climatico alla Scripps Institution of Oceanography, dice che in California il cambiamento climatico globale "causerà una tendenza al riscaldamento nel prossimo futuro, e i modelli suggeriscono che il riscaldamento sarà maggiore nelle zone interne rispetto a quelli con una influenza costiera. Il riscaldamento sarà probabilmente incrementale, così che le temperature nei prossimi decenni saranno solo in media leggermente più alte rispetto a quelle degli ultimi 30 anni. Il meteo e le fluttuazioni di breve periodo rimarranno effetti critici, e le temperature più calde si faranno sentire a ondate di calore estivo ".
Fonte: Michelle Locke per Vivino