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Il Castrum Castrocari 2009 di Marta Valpiani alla prova del tempo

Dove eravamo rimasti? Ah, sì, al tasting panel di Marta Valpiani che a più wine blogger ha mandato due bottiglie di Castrum Castrocari 2009 per verificare, a distanza di sei mesi circa, l'evoluzione del suo vino.

A Giugno avevo degustato per la prima volta questo sangiovese di Romagna e, se leggete qua, noterete che avevo trovato  il vino molto profondo e scuro, con aromi scuri di minerale e terra e leggeri accenni di prugna e mora di rovo. Il sorso era coerente, minerale, sapido, equilibrato con un leggero amarognolo che si percepiva nel finale di bocca.


La domanda che Marta aspetta oggi è: come è evoluto il vino in soli sei mesi? Bene, Marta, posso dirti che ad oggi il vino ha subito una lentissima evoluzione, quasi impercettibile!
Il colore è rimasto rubino chiaro anche se, forse, l'unghia sta virando verso toni granato.
Al naso il vino, il primo giorno che l'ho aperto, si conferma abbastanza chiuso, ritroso, cupo nei suoi toni che non hanno perso il carattere di austerità che avevo avvertito l'ultima volta che lo avevo bevuto. Nette sono le sensazioni aromatiche di terra bagnata, di fiori neri macerati, tabacco e cardamomo.
Al sorso, rispetto all'esperienza precedente, il vino mi sembra abbia perso la sua avvolgenza per diventare estremamente verticale ed affilato. La vena acida è come venuta fuori tutta ad un tratto e sembra prendere il predominio del palato che rimane fresco ed invita ad una continua beva. C'è un ma a tutto questo: il vino, come accennato prima, non si allarga e perde leggermente in progressione. 

Sottoposto al mio "stress test", il sangiovese a tre giorni dall'apertura ha migliorato la sua complessità olfattiva rimandando spesso il naso a toni di erbe aromatiche e medicinali. Bocca sempre coerente.

Conclusioniil Castrum Castrocari 2009 è un vino ancora vivo che probabilmente darà il  meglio di sè tra qualche anno. Ad oggi è un ottimo sangiovese di Romagna al quale  manca un piccolo bullone per far ruotare l'ingranaggio alla perfezione. Sono sicuro che Marta Valpiani e sua figlia Elisa sapranno come migliorarsi e, spero, che questo tasting panel, nel suo piccolo, possa aiutarle a raggiungere tutte le soddisfazioni che meritano.

Alla prossima!

Romagna Sangiovese: breve panoramica e spunti di riflessione

Degustare e testare più di venti Sangiovese di Romagna non è cosa facile soprattutto quando il 20 gennaio, giorno X per la tavola rotonda, viene etichettato come "blue monday" cioè come il giorno più triste dell'anno.
Per tirarci un pò su di morale e, soprattutto, per cercare di capire un pò di più sul territorio (i vini erano divisi per zone di produzione) eravamo tutti muniti dell'indispensabile articolo a firma Francesco Falcone pubblicato su Enogea - II serie - n°37 dal quale estrapolerò alcune parti per contestualizzare la degustazione anche su Percorsi di Vino (se violo qualche copyright me ne scuso e sono pronto ad eliminare tutto).

Scrive Falcone:"La zona di produzione del Sangiovese di Romagna (denominazione d'origine controllata a partire dal 1967) interessa una vasta area collinare che si sviluppa a sud della via Emilia toccando (da nord-ovest a sud-est) una cinquantina di comuni delle province di Bologna (l'Imolese), Ravenna (Il Faentino), Forlì-Cesena (Il Forlivese e Il Cesenate) e Rimini (Il Riminese). Il disciplinare di produzione prevede come vitigno principale il sangiovese, la cui percentuale minima nel vino non deve essere inferiore all'85%. Sempre più spesso viene vinificato in purezza, ma non mancano bottiglie che dichiarano l'aggiunta di altre uve complementari. E se in passato era l'ancellotta la varietà più utilizzata, in epoca più recente è stata affiancata e in molti casi sostituita da merlot, cabernet sauvignon e syrah. L'età media dei vigneti è di poco superiore ai 20 anni e la forma di allevamento più utilizzata è il cordone speronato basso. Non di rado, però, compare l'alberello, reintrodotto negli ultimi due decenni sulla scorta di una tradizione viticola precedente agli anni '50. Assai più raro è invece il Guyot, così come marginali sono i pochi impianti di vecchia concezione (GDC, capovolto e cordone libero). Si può affermare che la fetta più significativa della viticoltura si sviluppa su colline di matrice sedimentario-argillosa, mai troppo elevate, la cui quota altimetrica oscilla tra i 150 e 300 metri s.l.m. Anche se una larga parte dei vigneti si sviluppa a non grande distanza dall'Adriatico (mare troppo ristretto per influire significativamente sulle condizioni termiche della regione), il clima è prevalentemente continentale, con estati molto calde e afose, e inverni freddi e prolungati (rappresentano due eccezioni alla regola il Riminese e alcune zone del Cesenate, dove l'influsso delle brezze è più netto). Le precipitazioni sono in genere contenute nelle prime due fasce collinari del territorio viticolo (circa 700 mm in media per anno), mentre via via che si passa nelle zone più alte i valori aumentano rapidamente fino a superare i 900 mm nelle località prossime all'Appennino. Poco più di 7000 sono gli ettari vitati rivendicati dalla doc, sedici milioni le bottiglie che ogni anno sono immesse sul mercato e tre le principali tipologie prodotte. La versione d'annata (con o senza la dicitura “Superiore”), fruttata, polputa e godibile da bere in gioventù, maturata sempre in vasche di cemento e/o di acciaio e posta in commercio la primavera successiva alla vendemmia. La “selezione” (quasi sempre commercializzata come “Superiore”), di maggiore struttura, intensità e vigore, di tanto in tanto elevata per qualche mese in barrique o tonneaux (più rara è invece la presenza della botte grande) e venduta dopo un breve periodo di affinamento in bottiglia. E infine la Riserva: un vino più potente e profondo, in genere austero nei primi anni di vita ma dotato di buona propensione all'invecchiamento (tra i 10 e i 15 anni)".


Romagna Sangiovese Doc - Fonte: Lavinium

Il nuovo disciplinare, in vigore dal 2011, ha introdotto due novità importanti: la prima è che dovremmo chiamarlo non più Sangiovese di Romagna ma Romagna Sangiovese. L'altro cambiamento sostanziale riguarda l'istituzione delle sottozone (menzioni geografiche aggiuntive) che sono: Bertinoro, Brisighella, Castrocaro-Terra del Sole, Cesena, Longiano, Meldola, Modigliana, Marzeno, Oriolo, Predappio, San Vicinio, Serra. La sottozona Bertinoro è utilizzabile solo ed esclusivamente per il “Romagna Sangiovese riserva”. Sono escluse da tutto ciò le zone del Riminese e dell'Imolese che hanno una loro Doc provinciale: Colli d'Imola e Colli Riminesi.
Rimane invariata, invece, la possibilità che all'85% di sangiovese possano concorrere fino ad un massimo del 15% altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione per la Regione Emilia Romagna.

Dodici le aziende in degustazione in rappresentanza delle varie sottozone indicate nel disciplinare (unica eccezione il Cesenate di cui non ci sono stati forniti i vini):

Azienda Agricola Stefano Berti
Sangiovese di Romagna 2011 “Bartimeo”
Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “Calisto”
Sangiovese di Romagna sup. 2010 “Ravaudo”

Azienda Agricola Marta Valpiani
Sangiovese di Romagna sup. 2010 “Castrum Castrocari”
Sangiovese di Forlì 2011
Sangiovese di Forlì 2009 vendemmia tardiva “Castrum Castrocari”

Azienda Agricola Villa Papiano
Sangiovese di Romagna sup. 2011 “Le Papesse di Papiano”
Sangiovese di Romagna 2010 riserva “I Probi di Papiano”

Azienda Agricola Costa Archi
Sangiovese di Romagna 2011 “Assiolo”
Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “Monte Brullo”

Azienda Agricola Gabellini
Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “P. Onorii”
Sangiovese di Romagna sup. 2011 “Il Colombarone”

Azienda Agricola Giovanna Madonia
Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “Ombroso”
Sangiovese di Romagna sup. 2011 “Fermavento”

Azienda Agricola Cà di Sopra
Sangiovese di Romagna sup. 2010 riserva “Cadisopra”
Sangiovese di Romagna sup. 2011 riserva “Crepe”

Azienda Agricola Casetto dei Mandorli
Sangiovese di Romagna 2010 riserva “Vigna del Generale”

Azienda Agricola Drei Donà Tenuta La Palazza
Sangiovese di Romagna sup. 2008 riserva “Pruno”

Tenimenti S. Martino
Sangiovese di Romagna 2010 riserva “Torre – Vigna 1922”

Azienda Agricola Tre Monti
Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “Thea”

Azienda Agricola Vigne dei Boschi
VDT “Poggio Tura”

La degustazione, devo essere onesto, è stata lunga e certamente non facile visto che, tirando le somme e con le dovute cautele, ho apprezzato solo cinque vini su ventuno e, di questi, solo uno ha preso un punteggio di 86/100. Gli altri, purtroppo, sono dietro, oppure quel giorno non li ho capiti io.
Le cause sono tante ma, in generale, ho notato che molti Romagna Sangiovese peccano di abbondanza di alcol, scarsa acidità (vabbè questo magari è il territorio) e un uso non proprio felice del legno piccolo che spesso dona al vino un eccesso di amaro abbastanza sgradevole al palato. Poi, in ultimo, ci sono i vini della serie "ma che li fai uscire a fare" ma quello è un discorso a parte...



Nella Top 5 di Percorsi di Vino metterei:

Azienda Agricola Stefano Berti - Sangiovese di Romagna sup. 2009 riserva “Calisto”: gli altri due vini in degustazione non mi hanno particolarmente colpito ma questo Romagna Sangiovese Riserva (90% sangiovese e 10% cabernet sauvignon) si fa apprezzare per un frutto deciso seguito da toni speziati e da una bocca abbastanza equilibrata che forse paga pegno in un finale caldo, deciso ma un pò troppo amarognolo. La materia c'è eccome, bisogna cercare di esaltarla al meglio.


Azienda Agricola Marta Valpiani - Sangiovese di Romagna sup. 2010 “Castrum Castrocari”: ho conosciuto i loro vini due anni fa durante un curioso tasting panel e, devo dire, che i suoi vini, prodotti assieme ad Elisa Mazzavillani, stanno assumendo uno stile ben definito caratterizzato da sentori di frutta rossa croccante, fiori rossi, terra e cola. La bocca è estremamente equilibrata e ben disegnata. Chiusura sapida, calda. 

Azienda Agricola Costa Archi Sangiovese di Romagna 2011 “Assiolo”: il fratellino "piccolo" del "Monte Brullo" riesce ad incantare (quasi) tutti per una maggiore complessità olfattiva giocata su richiami di ciliegia, rosa canina, pizzico di china in una cornice balsamica e minerale. Bocca intrigante, tesa, convince il tannino e la progressione. Persistenza lunga e sapida. Il Monte Brullo 2009 è più profondo e austero ma avrà bisogno di bottiglia per sprigionare tutto il suo valore.



Azienda Agricola Drei Donà Tenuta La Palazza - Sangiovese di Romagna sup. 2008 riserva “Pruno”: il sangiovese più blasonato di Romagna fa la sua sporca figura e si fa apprezzare per una sensazioni scure, profonde, di prugna secca, humus, dattero, viola macerata. Bocca di impatto, progressiva, di sostanza. Bernabei marca bene il vino.


Azienda Agricola Vigne dei Boschi VDT “Poggio Tura”: l'ultimo vino in batteria, da agricoltura biodinamica, è prodotto da Paolo Babini nella zona di Brisighella. Nonostante sia un vino da tavola molti sono rimasti entusiasti di questo Sangiovese che, rispetto alla media generale, è risultato dotato di grande freschezza (le vigne sono a 450 metri s.l.m.), solare, dinamico con un palato la cui struttura, per una volta, ben sostenuta da acidità e sapidità. Ha ancora un tannino ruvido ma se il tempo farà la sua parte avremo in futuro un bel cavallo di razza. Produttore da segnare in agenda.




Marta Valpiani tra tasting panel e Sangiovese di Romagna

Mi piacciono molto i tasting panel, mi piace vedere il vignaiolo che lancia il guanto di sfida ai vari wine blogger italiani non tanto per farsi lodare, anzi, quanto per capire, comprendere dove sta andando il suo amato vino.
L'ultima a capire l'importanza delle Rete per questo genere di cose è stata Marta Valpiani che nel 1999 fonda una cantina a conduzione familiare a Castrocaro Terme, nel cuore della Romagna. 
Marta e sua figlia Elisa sono oggi proprietarie di circa 6 ettari di vigneto ed uliveto che si affacciano sulla valle del Montone, a due tiri di schioppo dal mar Adriatico. I terreni sono prevalentemente argillosi ed in minima parte sabbiosi.

Il vino che mi è stato chiesto di testare è il Castrum Castrocari 2009 (100% sangiovese) la cui filosofia produttiva segue quella di ogni altro prodotto aziendale: vinificazione di ogni appezzamento ed ogni clone separatamente, criomacerazione con uso di ghiaccio secco, lunghe macerazioni sulle bucce (20 giorni per questo vino in particolare), lunghi periodi di affinamento in acciaio e in parte in barrique di 2° e 3° passaggio (in questo caso 30% della massa per 6 mesi) e successivo riposo in bottiglia per almeno 6 mesi.


Ho sottoposto il Castrum Castrocari al mio "classico" stress test: valutare il vino più volte a distanza di giorni per capire evoluzione e tenuta nel tempo.

GIORNO 1: appena stappato, ho trovato questo sangiovese di un bel colore rosso rubino con un naso abbastanza timido e reticente, qualcuno direbbe chiuso. Col tempo lievemente si apre ed escono aromi scuri di minerale e terra, di frutta nemmeno l'ombra e questo mi fa pensare che il vino abbia già subito una prima evoluzione nonostante la vendemmia non sia così lontana. 
Nota di merito: non ho sentito alcol in eccesso cosa che, spesso e volentieri, ritrovo in altri vini della stessa tipologia.
La bocca è molto meglio del naso, il vino è ben equilibrato, sapido e con tannini di ottima fattura che chiudono leggermente amarognoli nel finale.

GIORNO 2: dopo 24 ore il vino sembra aprirsi leggermente su note di frutta scura, percepisco netta la prugna e la mora di rovo. Rimane comunque netta la vena scura e minerale del sangiovese. Bocca coerente col primo giorno, non perde un colpo e nemmeno il finale amarognolo.

GIORNO 3: dopo 48 ore il vino rimane abbastanza integro, forse in bocca comincia a perdere un pò slabbrandosi nell'equilibrio ma accanto ad una costata di manzo ci sta un gran bene. 

GIORNO 4: il naso regge, lal bocca un pò meno ma devo dire che il vino mi ha sorpreso per tenacia. Difficile trovarne di così vitali in giro, anche tra i "blasonati".

Mi fermo qua con l'esperimento.  

Conclusioni: un sangiovese interessante che ancora deve esprimersi al 100% perchè lo vedo ancora troppo chiuso. Sono contento che Marta mi abbia fornito un'altra bottiglia di prova, la proverò a Natale per capire se e come si è evoluto il vino. Ci vediamo tra 6 nesi. Grazie!

Sangiovese Purosangue 2013: i miei consigli per gli acquisti "alternativi"

Si è chiusa qualche giorno fa la due giorni di Sangiovese Purosangue, bellissima manifestazione organizzata ormai da qualche anno da Davide Bonucci (Enoclub Siena) e Marco Cum (Riserva Grande).
Come al solito la selezioni dei vini, ovviamente tutti sangiovese di razza, è stata di alto livello per cui fare una scrematura e individuare i migliori assaggi è sempre difficile. Per aiutarmi, stavolta, eviterò di parlare di Brunello di Montalcino (a cui dedicherò post  a parte visto che ho partecipato al seminario condotto da Armando Castagno) e dei "soliti" Chianti Classico al fine di dare il giusto spazio a quelle che per me sono state le grandi rivelazioni della manifestazione, vini di cui non scrive nessuno....o quasi.

Iniziamo con la Vernaccia di San Gimignano "Selvabianca" 2012 dell'azienda Il Colombaio di Santa Chiara che tra aromi di erbe aromatiche, fieno e spiccata mineralità riesce anno dopo anno a conquistarmi anche grazie ad una bevibilità super. Il "Campo della Pieve" 2011 si conferma invece una Vernaccia di San Gimignano di grande profondità e balsamicità e, ad oggi, rappresenta uno dei vini bianchi italiani dal miglior rapporto q\p!!


Verso Pitigliano incontriamo Poggio Concezione di Susanna Patalacci che dal 2003 ha avviato una bella realtà biologica nel cuore della Maremma Toscana. I suoi vini, prodotti dal 2010 nella nuova cantina e prodotti senza l’utilizzo di lieviti selezionati aggiunti e altri coadiuvanti per la vinificazione, sono espressione diretta e sincera del territorio e, tra i vari presentati, ho scelto di citare il Serment 2010, blend di Trebbiano (80%), Malvasia e Vermentino (20%) il cui profilo olfattivo mi riconduce in tutto e per tutto alla mineralità tufacea e ad una gagliardia che raramente nei bianchi trovo così ben definita. E' la sua prima annata per cui compratene e tenetelo in cantina perchè in futuro darà grandi soddisfazioni!


Sempre in Maremma, stavolta però a Gavorrano, 125 km più a nord di Pitigliano, si trova Tenuta Casteani che presentava il "dimenticato" Sessanta 2007. Perchè dimenticato? Semplicemente perchè la stessa azienda non sapeva di averlo ancora in cantina, nascosto in chissà quale angolo remoto. Devo dire, senza dubbio, che l'ulteriore affinamento di questo IGT Rosso Maremma Toscana (90% sangiovese e 10% alicante) ha dotato il vino di ancora più eleganza e complessità regalando un terziario che spazia dalle note di terra bagnata fino ad arrivare al tabacco da pipa. Vino che dà nuove speranze al territorio venduto ad un prezzo che definire economico è dire poco. Che aspettate a contattare la ragazza qua sotto?


"Passa da Ornina, vai subito prima che finisce il vino" è stato il refrain che ho udito per buona parte della manifestazione. I fratelli Biagioli, occhi chiari comi le loro idee, hanno la loro Fattoria in zona Ornina, nel basso Casentino, dove producono questo sangiovese purosangue che in passato aveva anche una piccola percentuale di merlot. Vista la zona, e il passaggio in barrique di oltre 12 mesi, ti aspetti un vini opulento e "piacione" ed invece ti arriva un sangiovese bello intenso ma dall'equilibrio circense e dalla beva assassina. I ragazzi hanno appena iniziato ma se continuano così diventeranno presto celebri. Ah, io ve l'ho detto!


Roberto Giuliani su Lavinium mi ha anticipato di un soffio ma, anche se lo scoop è andato perso, come non parlare del Sangiovese di Romagna Superiore "Monte Brullo" Riserva 2009 di Costa Archi alias Gabriele Succi. Profondo, intenso, graffiante, è uno dei migliori sangiovesi di Romagna mai assaggiati e, per equilibrio, ampiezza e persistenza, rappresenta quasi un riferimento per la denominazione. Gabriele sta crescendo, migliorando, e questo potrebbe essere solo l'inizio. Da notare anche un ottimo Assiolo 2011 (sangiovese 100%) che, rispetto al fratellone maggiore, ha il pregio di essere più di incisivo e lineare. 


Sempre in tema Romagna, accanto a Gabriele sedeva Elisa Mazzavillani che ha proposto i vini dell'azienda di famiglia targati Marta Valpiani, sua mamma. Tra i vari sangiovesi romagnoli proposti mi ha colpito per eleganza e florealità il base cioè il Castrum Castrocari 2009, il secondo da sinistra nella foto in basso. Vini leggermente diversi da quelli di Costa Archi ma con la medesima impronta distintiva.


Elisa e Gabriele
Il Nobile di Montepulciano, a mio parere, è una DOCG che da tempo, per varie ragioni, sta soffrendo una crisi abbastanza profonda. Tra i pochi produttori che amo in quell'areale spicca sicuramente Chiara Barioffi de Le Casalte la quale, durante la manifestazione, ha portato un fuoriclasse assoluto chiamato Quercetonda 2010. Appena odorato e bevuto con Chiara abbiamo detto che trattasi del miglior Nobile di Montepulciano da lei finora prodotto. Un nuovo punto di riferimento per la denominazione è nato, speriamo che il trend prosegua e si estenda a macchia d'olio!


Tra i le aziende ospiti che non proponevano vini a base sangiovese vorrei segnalare The Great Gig in the Wine, azienda di distribuzione vesuviana che, tra i vari vini, presentava un Gattinara "Pietro" 2009 di Paride Iaretti dal grande respiro di rosa essiccata e spezie dolci che vale un ulteriore approfondimento su Percorsi di Vino.


Infine, Giovanna Maccario presentava anche il Rossese di Dolceacqua Superiore "Posaù" e "Luvaira" 2012. Oggi è quasi un delitto recensirli perchè imbottigliati da pochissimi giorni ma...se vi dico che sono splendidi fin da subito? Grande annata 2012, tra poco a Roma cercheremo di approfondire il discorso in maniera più specifica. Stay tuned!