Slow Wine Day all'Open Colonna di Roma: piccolo report


Giorno di lavoro altro che festa, a Slow Food siamo tutti volontari e per far sì che tutto riesca alla grande deve stare in piedi per 12 ore consecutive a trattare con produttori, appassionati e gente varia…
Tuttavia ho trovato un po’ di tempo per bere qualcosa anche perché, in fin dei conti, le cantine presenti non erano tante visto che non superavano le trenta unità.
Vino buono ce ne era eccome a partire dal Ragis Rosso 2007 dell’azienda campana “Le Vigne di Ratio” che segue fin dalla sua prima uscita pubblica a Castelvenere nel 2009. Il Ragis Rosso (80% Aglianico e 20% Piedirosso) è un vino caldo, solarecon i colori e i profumi intensi della penisola sorrentina e che in bocca sta iniziando a far capire di che stoffa è fatto. E’ ancora giovanissimo ma ha una beva interessantissima già da ora.


Tre toscani poi da ricordare: il Brunello 2006 di Baricci per la sua viscerale austerità, il Chianti Classico Riserva 2007 de “La Porta di Vertine” per la territorialità e la piacevolezza di beva, il Chianti Classico Riserva 2007 di Villa Pomona perché a 13 euro è difficile trovare un sangiovese in purezza così buono e di prospettiva.

Tra le migliori tre bevute della giornata metto sicuramente il Barbera d’Asti Superiore Nizza “Titon” della cantina L’Armangia di Canelli. Tradizionale ed austero, ha un ventaglio aromatico che spazia dalle note di frutta rossa croccante al minerale fino ad arrivare al tabacco e al caffè tostato. La vera sorpresa è la bocca che si conferma coerente col naso, di grande freschezza e sapidità e, soprattutto, di ottima bevibilità nonostante la struttura.


Al secondo posto metto il Grignolino 2010 di Luigi Spertino, un monumento a chi crede nella rivincita dei vitigni giudicati nerds ovvero sfigati ma dalle grande potenzialità inespresse. L’odore di rosa, peonia e pepe me li ricordo ancora nitidamente mentre il palato non può dimenticare la freschezza infinita del sorso. Se i Grignolino fossero tutti così….

Fonte: stralcidivite.blogspot.com
Primo posto assoluto, indisturbato, al Rosso Saverio 2008 di Altura, una piccola cantina bio dell’Isola del Giglio. Il Rosso Saverio è un vino che nasce da una grande varietà di uve nere locali e una parte di uve bianche “tonde”: canaioli, sangiovesi, ciliegioli, grenaci, aleatici, ”uve di Spagna”, mammolo, corinto nero, nero calabrese, trebbiano nero, malvasie, pizzutello, moscatellini, moscatelloni (bianchi e neri), biancone giallo, empolo grecanico, procanico etc.


Fermentazioni spontanee e affinamento in acciaio per 24 mesi evitando qualsiasi attività di chiarificazione, filtrazione e stabilizzazione danno vita ad un vino fantastico, caledoscopico nel suo ventaglio aromatico di grande mediterraneità che offre sensazioni di mirto, timo, cappero, alloro, per poi cangiare continuamente per passare ad odori salmastri, di caffè, di radici fino a diventare minerale, salino. Ma poi cambia, ricambia, è vivo, respira con me. In bocca, come al naso, è pura anima marina e rimane incollato sulle nostre papille gustative per minuti. Segnatevi questo nome e prendete il primo traghetto per il Giglio, è una bevuta che vale il viaggio!


P.S: non ho dimenticato le cantine del Lazio ma, alla fine, farei sempre i soliti nomi: Sergio Mottura, Damiano Ciolli e Coletti Conti. Questi abbiamo e questi con molto onore ci teniamo!

I dubbi dell'appassionato di vino.....


A volte capita, ti domandi se quello che hai bevuto prima è lo stesso vino che hanno bevuto gli altri, gente di cui ti fidi.
Ti domandi se è tutta colpa tua, del tuo olfatto, del tuo palato, perché qualcosa non quadra.
Capita di trovarmi di fronte ad una grande vino, emozionante e sincero come chi lo produce e dopo due secondi…..tac…..arriva qualcun altro a dirti o a scrivere che quel sangiovese o quel verdicchio è tutt’altro che un bel bere. Ma come…
In un attimo tutti i nobili descrittori che avevi in testa e nel cuore sembrano sgretolarsi, dissolversi nel nulla.
Possibile che questo floreale e questo equilibrio lo abbia sentito solo io? Che solo io possa pensare che questo Chianti sia un grande vino?


Ti fai delle domande, cerchi di comprendere, ma come ti giri trovi sempre un nugolo di persone che spesso fanno cadere tutte le tue certezze.
Devo smettere di scrivere di vino, chissà le cazzate che metto in rete, forse è meglio ascoltare chi dice che i blog sono aperti davvero da tutti….
Riprendo sconsolato la mia bottiglia, verso di nuovo il vino e chiudo gli occhi.
Siamo soli, io e la bottiglia.
Ritorna l’emozione, sarò sbagliato io, forse il vino è pura soggettività ma quel sorso è puro piacere, mi fa stare bene con me stesso e col mondo, il mio mondo.
Non me ne frega nulla dei pareri degli altri, oggi e per sempre conta solo il mio, prendere o lasciare.
Vi è mai capitato di avere sensazioni diverse dagli altri su una bottiglia o il mio è solo un post maliconico?


E' il momento dello Slowine Day all'Open Colonna di Roma



Sveglia prestissimo, oggi c'è lo Slowine Day a Roma! All'Open Colonna si presenta (era ora) la nuova guida Slow Food per il vino, una guida dove il sottoscritto, assieme a Stefania, hanno messo lo zampino per il Lazio.

Spero di riuscire a fare la diretta mettendo un pò di interventi a caldo dei principali protagonisti. Seguitemi!

Programma della giornata

Ore 16 Degustazione di oltre 100 vini italiani prodotti da cantine che hanno ottenuto da Slow Wine 2011 la  Chiocciola e altri riconoscimenti.

Ore 18 Cibo, diritto e politica: dibattito con Carlo Petrini e Stefano Rodotà. Modera  Santo Della Volpe - Auditorium del Palazzo delle Esposizioni -.

Ecco Giacarlo Gariglio in esclusiva per Percorsi di Vino che ci parla della guida


Ed ecco alcune foto della mattinata:







La vendemmia perfetta? Dicono si farà Montalcino


Basta con i vini surmaturi, via i tannini verdi, le stagioni e le annate non influenzeranno più il prodotto finale che sarà di grande qualità e...standard. 
Fantascienza? No, perchè lo dicono Attilio Scienza, professore ordinario di viticultura all’Università di Milano, Giampiero Maracchi, professore ordinario di agrometeorologia all’Università di Firenze ed ex-direttore dell’Istituto di biometereologia (Ibimet), e Riccardo Cotarella che, durante lo scorso Benvenuto Brunello, hanno presentato uno studio relativo alla vendemmia perfetta la quale fornirà, per tutte le annate, vini da lungo invecchiamento e con una elevata stabilità cromatica.

Attilio Scienza. Fonte: L'Acquabuona.it
In particolare la diagnosi scientifica, condotta sulla vendemmia 2010, asserisce che, programmando in anticipo la raccolta, il produttore potrebbe ottimizzare la composizione chimica dell’uva garantendo in tutte le annate un vino atto al lungo invecchiamento, evitando sovramaturazioni che spesso tolgono finezza al vino e lo fanno diventare troppo alcolico. Analogamente la composizione polifenolica equilibrata (tannini ed antociani) consente di produrre Sangiovese con una elevata stabilità cromatica nel corso dell’invecchiamento e della conservazione presso il consumatore.

Un risultato - commenta il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Ezio Rivella - che ci conferma alla guida dell’enologia internazionale per la capacità di investire sul territorio e innovare costantemente la produzione, per garantire l’eccellenza che un grande bene come il nostro deve sempre avere”.

L’analisi è partita da tre tipologie di dati dell’anno 2010 a Montalcino, comparati con quelli dell’ultimo decennio: quelli meteorologici (quantità, carattere delle piogge e temperature), quelli sulla maturazione enologica e polifenolica dell’uva, che vengono rilevati dal Consorzio in 6 zone di Montalcino nella fase prevendemmiale, e infine quelli derivati dalle analisi sui mosti e i sui vini effettuate dal Consorzio del Brunello in gennaio.

Di qui l’elaborazione del modello che rende possibile prevedere il momento migliore per la vendemmia e quindi anticipare eventuali alterazioni dovute alla troppa o troppo poca permanenza dell’uva in vigna. Oltre alle informazioni sull’annata 2010, i dati permettono di evidenziare che Montalcino è un’area enologica d’eccellenza, uno dei pochi posti nel mondo in cui è possibile produrre con regolarità vini di altissimo livello usando un solo vitigno, cosa che accomuna Montalcino a pochissimi altri luoghi eletti, come la Borgogna, con il Pinot Noir, o la valle del Rodano, per il Syrah. Negli ultimi 10 anni, il Brunello ha avuto quattro annate eccellenti e quattro a 4 stelle e solo due vendemmie deludenti.

Montalcino, secondo gli esperti “rappresenta un ambiente ideale per l’applicazione dei modelli di previsione: dispone di una importante banca dati che in questi anni ha costruito pazientemente il Consorzio, coltiva un solo vitigno, il Sangiovese e malgrado la sua orografia fatta di versanti, altitudini ed esposizioni diverse ha un clima temperato caldo che nella parte verso la Val d’Orcia è continentale almeno alle altitudini maggiori, mentre è influenzato dal mare verso il Tirreno. 
La presenza di una notevole costanza nella successione delle fasi fenologiche è aiutata anche da una composizione fisica del suolo che non espone mai la vite a gravi rischi di siccità. Anche il viticoltore ha la sua importanza, in quanto pratica una viticoltura in grande armonia con l’ambiente, attuando forme di allevamento, di gestione della chioma, di controllo della produzione, di lavorazioni del suolo che hanno un effetto stabilizzatore sulle risposte della pianta nei confronti di annate con andamenti climatici anche molto diversi”.

Sparata pubblicitaria o meno su una cosa non sono d'accordo: a Montalcino non si coltiva solo un vitigno. Vedi alla voce merlot e cabernet!

Fonte: WineNews.it

Fonte: Dissapore.it

Gli ossessionati del vino


Girando fiere e degustazioni varie posso dire di aver visto di tutto tra i vari partecipanti: donne stile Ruby al ballo delle debuttanti, ragazzini urlanti dal grado alcolico elevato, sommelier 2.0, guru del vino in declino e….gli ossessionati da wine tasting. Quest’ultimi sono i peggiori.


Li trovi appena aprono i cancelli della sala di degustazione, pronti a correre verso il primo produttore libero che, dopo due secondi, diventa loro ostaggio, guai a parlare con altri appassionati, vogliono con lui un rapporto esclusivo, peggio di marito e moglie.
Occhi spiritati stile Schillaci ai mondiali di Italia ’90, il nostro ossessionato comincia a martellare di domande il povero vignaiolo che, in questo lungo lasso di tempo, si trasforma in vittima sacrificale sotto cominciano a rispondere ai mille quesiti posti a raffica dal suo interlocutore. Storia della sua vita, storia delle sue viti, densità d’impianto, lunghezza delle radici del vitigno, caratteristiche pedoclimatiche del territorio di appartenenza, uso di solforosa, vinificazione convenzionale e naturale sono solo alcune delle materie che il produttore deve imparare a memoria per superare l’esame dell’ossessionato e per liberarsi di lui entro l’alba del giorno dopo.


Avvertenza importante per il vignaiolo da fiera: guai a fornire risposte che potrebbero ribaltare il credo dell’ossessionato: o lo si compiace totalmente, magari prendendo una preliminare laurea in psicologia, oppure state pronti a mettervi la fascetta di Rambo perché vi darà battaglia senza tregua, altro che Apocalipse Now.
Una volta stremato il primo produttore tocca al suo vicino di banco, chiunque sia. La faccia terrorizzata di questo, che aveva avuto pietà del suo collega di fianco, è tutta un programma e non regge la scusa di un temporaneo allontanamento dalla postazione: lui ti aspetta là, con la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue. 

Vuole sapere, conoscere, solo così potrà fare il figo con i suoi amici. 

Altrimenti che ci viene a fare?


L'Open Colonna di Roma ospita Slowine 2011


Una bella occasione per incontrare 50 tra le migliori cantine italiane, con un focus speciale sulle migliori realtà della nostra regione. Un momento di festa e di riflessioni attorno al presente e al futuro del vino italiano, da vivere insieme agli autori della Guida.

Il pretesto è la presentazione della versione internazionale di Slow Wine, la guida di Slow Food dedicata al vino, concepita esclusivamente per iPad.

L’occasione è quella di incontrare 50 tra le migliori cantine italiane, con un focus speciale sulle 12 migliori realtà del Lazio. In altre parole, conoscere vini e vignaioli selezionati dalla guida che ha rivoluzionato il mondo della critica enologica, raccontando il rapporto tra l’uomo e la terra, in un’inedita fotografia del vino italiano che va oltre la semplice degustazione

Programma della giornata

Ore 16 Degustazione di oltre 100 vini italiani prodotti da cantine che hanno ottenuto da Slow Wine 2011 la  Chiocciola e altri riconoscimenti.

Ore 18 Cibo, diritto e politica: dibattito con Carlo Petrini e Stefano Rodotà. Modera  Santo Della Volpe - Auditorium del Palazzo delle Esposizioni -.

Costo del biglietto: €30

Il biglietto comprende:

  • Guida Slow Wine 
  • Ingresso alla degustazione  
  • Ingresso alla mostra di Lorenzo Lotto presso le Scuderie del Quirinale.
In questa giornata dedicata al vino italiano secondo Slow Food, racconteremo il percorso tracciato dal progetto Slow Wine, le sue origini, il lavoro di preparazione dell'edizione 2012. Questa guida e' una risposta ad un pubblico sempre piu' consapevole ed alla ricerca di informazioni, piu' che di semplici valutazioni - afferma Marco Bolasco, amministratore delegato di Slow Food Editore. Le guide dei vini 'tradizionali' erano fatte di degustazioni comparate nelle sale d'assaggio, Slow Wine invece e' nata sul campo, calpestando terreni e incontrando gli attori del vino italiano. Perche' solo conoscendo il modo di lavorare, le persone e la filosofia dei vigneron si riesce a comprendere davvero la qualita' di un vino, tutti elementi di conoscenza che il semplice assaggio ad occhi chiusi preclude. In altre parole, la lezione del 'viaggio con lentezza' alla scoperta del terroir e del vino migliore e' ancora valida". 

"Slow Wine non e' solo una guida all'acquisto del prodotto ma anche ai territori dove e' nato. In questo si puo' definire 'figlia' della nostra esperienza di Terra Madre. La battaglia contro l'omologazione dei gusti e l'appiattimento delle caratteristiche organolettiche dei vini possa passare solo attraverso la conoscenza dei territori, dei vitigni e degli uomini che compongono il terroir italiano", aggiunge Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia.

Lo Slow Wine Day sara' un'occasione unica per entrare nel mondo racchiuso dentro una Guida che alle sale degli assaggi ha preferito "viaggiare con lentezza" su e giu' per la penisola e tracciare la prima fotografia reale della attuale situazione del vino in Italia. Per raggiungere questo obiettivo ambizioso Slow Wine ha infatti deciso di visitare tutte le cantine recensite, l'unico mezzo per poter conoscere a fondo le diverse realta' produttive italiane. Parliamo di 2.100 cantine visitate e 1.850 raccontate, 21.000 vini degustati, operando una selezione molto rigorosa sono stati recensiti esclusivamente i migliori 8.400. Tutto questo grazie a una squadra di 200 collaboratori che hanno calpestato migliaia di vigneti e realizzato altrettante domande e interviste vis-a'-vis con i viticoltori.

I biglietti sono acquistabili presso l’OPEN COLONNA Scalinata di via Milano 9A oppure in uno dei seguenti punti di tesseramento Slow Food Roma:

BULZONIViale Parioli, 34-36 06 8070494; DI BIAGIO Piazzale Jonio, 6-7 06 8109874; IL VINO DEL 99 Enoteca Via L. Albertoni, 80 06 53272283; EMPORIO DEL GUSTO Via Chiabrera, 58 06 5412480; TRIMANI Wine Bar Via Goito, 20 06 4469661; VITIS VINIFERA Via Tor de' Schiavi, 294 06 2593701; CUOCHEPERCASO Scuola di cucina Via Germanico 197 06 3216620

Fonte: AGI

La Valpolicella di Damoli Vini


La Valpolicella è da sempre terra di vite e vino visto che già Svetonio, parlando della tavola dell’imperatore romano Augusto, ci svela l’esistenza di un “vino retico” che scrittori autorevoli come Plinio e Marziale dichiarano essere di Verona.
La Valpolicella, terra di vite e di piccole valli scavate dai torrenti provenienti dai ghiacciai dei Lessini, trova in Negrar, posto ad oriente, il comune che vanta il maggior numero di cru prestigiosi, posti ad altitudini diverse ed in grado di offrire uno spettro molto ampio di sensazioni: Alga, Mazzano, Torbe, Villa, Pojega, Cerè, Le Ragose, Crosara, Moron, Calcarole e San Peretto.


Parli di Negrar e ti viene subito in mente Quintarelli, il maestro, colui che è stato punto di riferimento di generazione di vignaioli e che, scommetto, rappresenta il papà putativo della famiglia Damoli. Già, perché da queste parti c’è un padre (Bruno), un figlio (Daniele) e una figlia (Lara) che amano il vino più di ogni cosa, che tra mille difficoltà restaurano la vecchia cantina del nonno Francesco e cominciano a produrre di nuovo vino dopo una pausa lunga due decenni, anni in cui si produceva esclusivamente per esigenze famigliari.
La famiglia Damoli è titolare di un grandissimo patrimonio agricolo che ha voglia di riscoprire: i vigneti situati in collina, a Jago (Negrar), e alta collina, a Mazzano nella zona nord dello stesso comune. Questi piccoli appezzamenti, composti da terreni rossi e bruni su marne o su basalti, sono custodi dei tre vitigni tradizionali della zona, corvina, corvinone, rondinella, a cui si aggiunge l’onnipresente merlot che viene usato per tagliare i “vini base” della gamma aziendale.

Lara e Daniele Damoli
Quattro i vini che la famiglia Damoli produce: ValAlta, Brigasco, Giago e Checo, il loro Amarone della Valpolicella. Oggi vi presento i primi due.

ValAlta 2008 è un Rosso del Veronese IGT che rappresenta la versione più semplice e beverina della Damoli Vini. E’ un blend di Corvinone 20%, Corvina 20%, Rondinella 40%, Merlot 20% il cui nome è un omaggio ai loto vigneti di alta collina, situati a 400 metri sul livello del mare, nella zona alta della vallata di Negrar. Il ValAlta è un vino schietto, sincero, con delicati profumi di frutta e che dal mio punto di vista gioca la parte del leone sulla bevibilità resa quasi compulsiva da un’acidità di circa 6 g/l. Buono e sincero come vino quotidiano.

ValAlta
Brigasco 2006 è un altro Rosso del Veronese IGT che, rispetto al precedente, proviene da uve leggermente surmature le quali, prima di essere pigiate e fermentate, subiscono un leggero appassimento di 40-50 giorni. Anche l’affinamento, rispetto al ValAlta cambia: il 70% del vino riposa, invecchia e matura per circa 4 anni in botti di rovere di Slavonia da 8 e 12 hl mentre restante 30%, invece, viene messo in barrique di secondo e terzo passaggio. Il risultato è un vino di grande frutto, si percepiscono nettamente le note di ciliegia matura, ribes, visciole in confettura, petali di rosa appassita, china, grafite. Bocca carnosa, fruttata, ben equilbrata che, forse, tradisce un po’ in ampiezza ed avvolgenza. Un vino così non deve scappare via troppo facilmente dalla mie papille gustative. Rimane, nonostante questo piccolo neo, un vino estremamente bevibile che ben cela i quasi 15 gradi di alcol.

Brigasco

Più pilu per tutti non è solo uno slogan....purtroppo


Magari c'entrasse qualcosa Antonio Albanese che ha fatto dello slogan "Cchiù pilu pi tutti" un simpatico tormentone. 


Siccome il detto "tira più un pilu di topa che un carro di buoi," è sempre validissimo, soprattutto in un momento di crisi come questo, la Cantina Taurosso che cosa ha fatto? Ma sììììììììììì, creiamo il Pilu Niuro, blend di Negroamaro e Primitivo che si ispira ad un'antica leggenda che racconta che per ottenere un buon  "niurumaru" (negroamaro) la vendemmia dovesse esser fatta da sole donne dai lunghi capelli neri le quali, dopo la raccolta, doveva pigiare l'uva a piedi nudi nei tradizionali tini di legno.

La campagna di comunicazione del vino non lascia dubbi al fatto che la leggenda è solo una scusa per creare l'ennesimo binomio tra vino e topa. 







Futuro prossimo: Berlusconi compra l'azienda per creare il primo "Bunga Buga Wine". 
A Campi Salentina (Lecce) previste manifestazioni di protesta del movimento "Se non ora, quando?"




Concorso: La Nouvelle Vague del Lambrusco


Podere il Saliceto è il piccolo grande mondo di Gian Paolo e Marcello che, in poco meno di quattro ettari, riescono a dar vita a vini di grande personalità.
L’Albone, prodotto con uve lambrusco salamino e sorbara, è l’anima del loro territorio, una sfida ai luoghi comuni che Percorsi di Vino e Senza Panna vorrebbero farvi provare attraverso un goloso contest.


Di che si tratta? Semplice, ai primi venti food/wine blogger che aderiranno all’iniziativa verrà spedita una bottiglia di L’Albone che non aspetta altro di essere bevuta abbinandola ad una ricetta creata ad hoc per l’occasione.

Il miglior abbinamento, valutato da una giuria, verrà premiato con una cassetta da sei bottiglie di Argine, l’altro vino di Podere il Saliceto prodotto da uve selezionate di malbo gentile, merlot e sangiovese.

Per partecipare vi sono poche e semplici regole:
  • le candidature dovranno pervenire tramite mail a info@percorsidivino.com e saranno accettate in ordine temporale; 
  • i blogger dovranno creare un post sul loro sito che parli dell’iniziativa indicando e linkando correttamente Percorsi di Vino, Senza Panna e l’azienda Podere il Saliceto;
  • entro un mese dovranno dar vita alla ricetta di abbinamento con il lambrusco creando uno specifico post sul loro blog;
  • ovviamente si può partecipare anche mandando una semplice ricetta!.

Avanti, La Nouvelle Vague del Lambrusco è iniziata!

A Montalcino c'è chi dice NO


Il mio breve giro a Montalcino della scorsa settimana mi ha dato modo, ovviamente, di parlare del problema del cambio di disciplinare del Rosso con alcuni protagonisti della scena enologica ilcinese. 

Silvana Biasutti, Luciano Ciolfi e Marino Colleoni dicono NO al cambio di disciplinare! E non sono i soli.






Nino Barraco e la Sicilia naturale del vino


Volevo conoscere Antonino Barraco da molto tempo, la sua filosofia basata sulla ricerca delle antiche tradizioni vinicole del marsalese mi ha sempre affascinato, soprattutto se penso che Nino è poco più che trentenne, ha la mia età.

Nino Barra in vigna. Fonte: Sorgente del Vino
Subito dopo aver visitato Marco De Bartoli siamo stati invitati a pranzo a casa sua, l’influenza che lo attanagliava ci ha impedito di calpestare le vigne e la sua cantina ma questo, forse, è stato un bene perché, tra le mura amiche, abbiamo trovato un Nino più intimo, meno formale, un ragazzo con tanti sogni e solide realtà.
Il primo punto fermo dell’universo Barraco si chiama Terra, un patrimonio genetico unico che parte dai vecchi vigneti di famiglia, circa 10 ettari sparsi tra Marsala e le dune sabbiose di Triscina, che sono stati incrementati ultimamente con qualche fazzoletto di terra preso in affitto in zone particolarmente vocate.
Come De Bartoli, anche Barraco ama smisuratamente il Grillo, il vitigno che racconta più di altri la storia della sua terra. Era un vino perso tra le effimere mode, la mano di Nino gli ha ridato dignità e cultura riportandolo a quello che era 50 anni fa. Oltre al Grillo si producono altri tre vini della memoria: lo zibibbo, il catarratto, il pignatello e il nero d’avola.

Vigneto del Grillo
L’altro punto fermo dell’universo Barraco si chiama Naturalità: uve raccolte rigorosamente a mano, pressatura con torchio idraulico, fermentazione con lieviti non selezionati a temperatura non controllata in silos da 2.500 litri, malolattica svolta anche per i bianchi in modo da ridurre a zero l'uso di solforosa, affinamento in acciaio e poi in bottiglia. Bandite chiarifiche, microfiltrazioni o stabilizzazioni tartariche.
Barraco segue ogni fase della produzione del suo vino, dalla vigna, dove è aiutato dalle sapienti mani del padre, fino alla cantina dove è enologo di se stesso, padre putativo di un prodotto finale fuori dagli schemi e dai facili risultati. 

Durante il pranzo parliamo un po’ di tutto, ci svela paure e sogni  di un ragazzo siciliano, progressivamente ci apre la sua anima che, come il suo vino, scopriamo essere di forte personalità e coraggio.

Fonte: Terredivite.it
Ci apre il primo vino, è il suo Grillo, annata 2008, un vino figlio prediletto di vitigni di trenta anni di età distesi su dune di sabbia rossa che, soprattutto d’estate, in vendemmia, diventano roventi e madide del sudore di chi coglie eroicamnete i preziosi grappoli. Questa annata, non particolarmente calda, offre un vino dal grande equilibrio dove la frutta gialla, non troppo matura, ha un carattere salino e iodato di grande fascino.


Lo Zibibbo 2009, altro vitigno a cui Nino ha ridato identità e valore, non è quel vino piacione e stomacante che spesso si è soliti bere anche sulle migliori tavole. Questo vino profuma di moscato, di uva passa, di sale e di terra siciliana ma, come il precedente, ha un vestito fine, sartoriale, che invita continuamente alla beva senza stancare.


Proseguiamo col Catarratto 2009, vitigno della memoria che Nino vinifica magistralmente per offrirci un vino bilanciato, dal carattere minerale, scuro, a cui da contraltare, con l'ossigenazione, emergono le “classiche” note di frutta e fiori gialli. Da applausi la persistenza sapida finale.


Il primo rosso che Nino mette a tavola è il Pignatello 2008, un vitigno che non conoscevo (mea culpa) e che sorprende al bicchiere per la sua anima mediterranea (linea comune in tutti i vini Barraco) giocata su toni di ginepro, cappero, alloro, a cui seguono note di frutta di rovo e sale marino. Bocca imprevedibile, il vino entra succoso, fresco, e chiude intensamente scuro con un finale piacevolmente amarognolo.


L’ultimo vino è il Nero d’Avola 2005, un vitigno tristemente famoso per essere stato sputtanato dai tanti che, per seguire facili e temporanei guadagni, hanno piantato il vitigno anche dentro la tazza del water. Con Barraco si ritorna al passato, ad un vino territoriale fatto con amore e passione per la qualità totale. Quello che degustiamo è un grande nero d’avola, scuro, mediterraneo, cangiante, dotato di ottima freschezza e grandissima bevibilità, totalmente diverso rispetto a molti suoi "fratelli illegittimi". Esperienza unica.


Podere il Saliceto tra lambrusco e sfide da ring


Podere Il Saliceto, un fazzoletto di quasi quattro ettari immerso tra Campogalliano e Saliceto Buzzalino (Modena), nasce dalla passione di Gian Paolo Isabella, ex campione di Muay Thai, e di suo cognato Marcello Righi, agronomo.


Marcello Righi e Gian Paolo Isabella
Due pazzi, come amano definirsi, ai quali ho chiesto di descriversi amichevolmente perché, a volte, le mie parole non bastano per descrivere e sviscerare una passione che, come mi scrive Gian Paolo:”….nasce nel 2000 quando lascio il mio lavoro di ottico per  fare lo" schiavo" in varie aziende agricole per imparare a fare il vino. Lavoro per due anni anche da Vittorio Graziano, un grande vignaiolo che mi insegnerà molto. Nel 2005, con Marcello, acquistiamo i primi 4 ha di terreno e iniziamo la nostra sfida con un territorio difficilissimo come la pianura. Precipitazioni molto superiori alla norma, acqua a catinelle, piante che vegetano stile foresta amazzonica, insomma una vera battaglia che, per carattere, accetto anche perchè non so stare senza quel “frizzantino” che ti agita durante il sonno e che ti fa svegliare all’alba.


Passione, certo, ma anche il gusto di provare che il nostro territorio può dare molto ma molto di più. Il vino per me è questo: sfida, voglia di misurarsi con se stesso, godere delle giornate di sole e di pioggia, ridere per la bella vendemmia, bestemmiare per la grandinata, ridere dietro al confinante che prova raccogliere i grappoli che tu scarti durante la vendemmia verde, correre, sudare e non mollare mai, al limite cambiano loro. Godere dei commenti che la gente  esprime sul tuo lavoro, confrontarsi con i grandi maestri come Walter Massa o Stefano Berti, capire, crescere e cercare di imparare il più possibile, non essere mai contento dei tuoi vini, perchè da te vuoi solo il massimo, anche quando non arriva mai.
In cantina faccio un lambrusco tutto mio, un prodotto distante dallo stereotipo del “lambro” tradizionale. Religiosa selezione dell'uve, resa molto bassa dai 60 a 80 q.li / ha  (il disciplinare prevede 240 q.,li/ha), delastage a freddo per 4 giorni prima che la fermentazione inizi, fermentazione in autoclave con lieviti selezionati e tanta pulizia.


L’Albone", il mio lambrusco, è come quel pugile molto guascone che vuole apparire,  felice di essere ammirato per come porta i colpi, bravo a schivare e a rientrare, fiducioso del suo corpo (12% di alcool, 39 g/l di estratto secco, 7.9 g/l di acidità) e della sua anima da combattente, un gentiluomo sopra e giù dal ring.

Mia moglie dice l’Argine, l’altro mio vino, mi somiglia moltissimo perché ti ripaga ampiamente se lo tratti bene (giusta temperatura di servizio dopo averlo scaraffato) mentre, se maltrattato, è un pessimo compagno di bevute. Restando in ambito del ring è quel pugile che non molla mai, schivo, leale, che non concede niente, poco plateale, estremamente coerente ma che cresce alla distanza. E’ la nostra scommessa: solo a due matti poteva venire in mente di fare un vino rosso fermo in pianura".

Dopo questa belle parole ho voluto verificare di persona se questi due vini sono davvero come Gian Paolo li descrive.


L’Albone, blend di salamino e sorbara, nel bicchiere si presenta col suo vestito porpora effervescente che, dopo poco, viene rimosso per lasciare il vino nudo, pronto per invadere i nostri sensi. Non occorre avvicinarsi troppo al bicchiere per avvertire il bel connubio di aromi che vengono sprigionati, un mix perfetto ed elegante di frutta rossa croccante e terra che mi fa dimenticare la stucchevolezza di certi “lambri” bevuti da giovane. Al sorso stupisce per la sua fiera austerità. Le sensazioni di humus e fruttino di bosco sono ben calibrate all’interno di un architettura dove freschezza e sapidità la fanno da padrone. Leggero finale amaricante che rende il vino piuttosto maschio. La “nouvelle vague” del lambrusco parte anche da questo vino.

L’Argine 2008 (malbo gentile 65%, merlot 20%, sangiovese 15%) rappresenta la sfida al Lambrusco di Podere il Saliceto. Rosso rubino concentrato, impenetrabile, al naso è un trionfo di frutta rossa, nera, spezie. in bocca, nonostante una bella struttura, mi stupisce per la grande freschezza di beva e per un tannino presente ma perfettamente integrato. Chi si aspettava un vino marmellatoso e seduto dovrà ricredersi. Aveva ragione Gian Paolo, l’Argine è esattamente un pugile franco, diretto, che ti incanta e ti mette all’angolo per i suoi pochi ma incisivi colpi di classe.


Slowine sbarca a Roma il 7 Marzo 2011


  
Roma, lunedì 7 marzo 2011, dalle ore 11,30
Open Colonna, Palazzo delle Esposizioni – Scalinata di Via Milano, 9A

Il meglio dell’enologia di tutta Italia – con un approfondimento speciale sul Lazio – secondo Slow Food si dà appuntamento, lunedì 7 marzo 2011, a Roma, nell’esclusiva cornice dell’Open Colonna. Il pretesto è la
presentazione della versione internazionale di Slow Wine, la guida di Slow Food dedicata al vino, concepita esclusivamente per iPad. 

L’occasione è quella di incontrare 50 tra le migliori cantine italiane, con un focus speciale sulle 12 migliori realtà del Lazio. In altre parole, conoscere vini e vignaioli selezionati dalla guida che ha rivoluzionato il mondo della critica enologica, raccontando il rapporto tra l’uomo e la terra, in un’inedita fotografia del vino italiano che va oltre la semplice degustazione. Un momento di festa e di riflessioni attorno al presente e al futuro del vino italiano, da vivere assieme agli autori della Guida,  per parlare del rinascimento enologico di cui in questi ultimi anni il Centro Sud si è reso protagonista.

Interverranno: Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e presidente Slow Food international, Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia, Marco Bolasco, amministratore delegato Slow Food Editore, Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, curatori della guida.

E 50 cantine premiate dalla Guida Slow Wine 2011.

Programma della Giornata

ore 11.30: Presentazione della guida Slow Wine 2011 International.
ore 13: Degustazione di oltre 100 vini italiani prodotti da cantine che hanno ottenuto da Slow Wine 2011 la “Chiocciola” e altri riconoscimenti. Con un light lunch creato per l’occasione da Antonello Colonna.
ore 18: “Cibo, diritto e politica”: dibattito con Carlo Petrini e Stefano Rodotà. Modera  Santo Della Volpe  (Auditorium del Palazzo delle Esposizioni).

Costo €30, biglietti acquistabili presso Open Colonna, nei punti di tesseramento di Slow Food Roma o presso la tua Condotta Slow

Il biglietto comprende: GUIDA SLOWINE, DEGUSTAZIONE DI 100 VINI CHIOCCIOLA DA TUTTA ITALIA, INGRESSO ALLA MOSTRA  DI LORENZO LOTTO DELLE SCUDERIE DEL QUIRINALE.

per info e accrediti

INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione
Matteo de Angelis 06.4416081 – 334.6788708 – m.deangelis@inc-comunicazione.it
Valentina Lorenzoni 06.4416081 – 349.7471665 – ufficio.stampa@inc-comunicazione.it