Castello Tricerchi a Montalcino

Il primo contatto con Castello Tricerchi è avvenuto una sera d'estate al Simposio di Roma quando Gianni, mitico oste del wine bar, mi ha piazzato un bicchiere di vino rosso in mano dicendomi:"Andrè, senti questo Rosso di Montalcino quanto è buono, lo produce la persona che è al tuo fianco, l'avvocato Squarcia!!".

Gianni aveva ragione, era un gran sangiovese.

Squarcia, inizialmente, era un pò intimidito da tutti questi complimenti ed è comprensibile se si conosce la sua storia. Lui, che ufficialmente è un uomo di diritto, da poco è diventato anche produttore di Rosso e Brunello di Montalcino. Stop, correggo: è ridiventato produttore. Castello Tricerchi, infatti, era un marchio gestito totalmente dagli Agricoltori del Chianti Geografico e solo pochissimo tempo fa, non sto a scrivere i motivi, è ritornato in mano alla famiglia Squarcia che da secoli è proprietaria della tenuta di Montalcino e dei relativi vigneti. Insomma, Emanuele è ufficialmente un avvocato ma, come mi ha confessato, la sua passione è l'agricoltura e per lui, neo vignaiolo, questa è una sfida stimolante.


Castello Altesi - Foto: valdorcialife.it

La nuova vita della famiglia Squarcia oggi gravità attorno al quattrocentesco Castello Altesi,al confine con il comune di Buonconvento, zona nord-est dell'areale di produzione del vino di Montalcino. 
Emanuele, la cui azienda confina con Altesino e Caparzo, quando può scappa da queste parti e sovente lo potrete incontrare sopra il trattore mentre cura le sue vigne che, piantate su terreni di medio impasto ad una altezza di circa 250 metri s.l.m., si localizzano più o meno tutte intorno alla storica dimora.




Il primo ettaro e mezzo di sangiovese è stato piantato nel 1998 per arrivare ad oggi a circa 10 ettari a cui si aggiungono piccole percentuali di merlot e colorino per un totale di oltre 12 ettari di vigneto gestito usando i principi di una agricoltura il più possibile rispettosa dell'ambiente.




La cantine di Castello Tricerchi facevano parte degli ex granai della storica dimora dove oggi trovano alloggio vasche d'acciaio, botti e barrique di rovere francese. Lorenzo Landi, consulente enologo dell'azienda, stabilisce un protocollo di vinificazione e affinamento che prevede un anno di affinamento in barrique per il Rosso di Montalcino mentre per il Brunello di Montalcino l'affinamento prevede una parte in barrique (40% circa) e una parte in botti grandi da 20 hl (60% circa).
Per ora si prosegue così ma non è detto che in futuro, soprattutto per quanto riguarda i lieviti usati in vinificazione, non ci siano sorprese....





Con Emanuele Squarcia mi incontro una sera di Luglio a Montalcino per aprire qualche bottiglia nuova e, soprattutto, vecchia del suo sangiovese. Non so perché ha scelto me ma aveva bisogno di capire se la sua azienda era sulla rotta giusta.

Per perseguire questo obiettivo bisognava degustare tutte le annate del vino a disposizione attingendo anche dalla riserva di famiglia. Il futuro dipende fortemente dal passato.

Castello Tricerchi - Rosso di Montalcino 2012: tripudio di frutti rossi, ciliegie, lamponi e more con qualche nota terrosa. Sorso complesso, fresco, di personalità. Buon biglietto da visita!

Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2003: l'esposizione nord dei vigneti probabilmente non ha fatto soffrire molto le uve in questo millesimo torrido. Il sangiovese, infatti, è strutturato, caldo ma al sorso non cede nulla rimanendo diretto, austero e con un finale balsamico molto intrigante. E' un vino pronto e noi siamo pronti a berlo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2005: da un millesimo per me sottovalutato nasce ancora una volta un sangiovese di carattere dotato di un'armatura solida, inespugnabile ma, al tempo stesso, di un'anima molto fine ed elegante. In bocca vale la stessa descrizione del naso ovvero duro apparentemente ma dotato di grande materia interiore che potrà solo migliorare col tempo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2006: sangiovese sanguigno in tutti i sensi visto che al naso è talmente ematico che potrebbe diventare il vino simbolo di CSI Miami. A parte gli scherzi, è un Brunello molto più austero degli altri, più chiuso e minerale rispetto al precedente dal quale si differenzia anche per una complessità olfattivo diversa. In questo millesimo, infatti, ci sono toni impregnanti di prugna scura ed erbe aromatiche con un sorso dal tannino vivo e dal finale decisamente sapido. Intrigante!



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2009: giovanissimo ancora, al naso diffonde aromi di viola, ciliegia, resina e lieve sottobosco. Generoso al sorso dotato di grande forza gustativa interpretata da un tannino vigoroso ed in definizione. Finale lungo, persistente, con ritorni importanti di frutta rossa e fiori.



Terminiamo la degustazione con l'immancabile prova della annate ancora in botte. La 2010, che uscirà a febbraio per l'immancabile anteprima di Montalcino, ha dato vita ad un sangiovese cristallino e floreale che sono sicuro darà molta soddisfazione non solo a Castello Tricerchi. La 2011 è ancora chiusa e dura mentre la 2012, come accaduto anche per altre aziende della zona, ad oggi sembra un vino già pronto per equilibrio e piacevolezza. Infine, la 2013, di grande struttura che solo il tempo potrà dire come evolverà.

Castello Tricherchi è un'azienda che ancora in pochi conoscono ma che, sono sicuro, grazie ad Emanuele Squarcia avrà un futuro molto più fulgido rispetto ai suoi trascorsi che, scusate il giro di parole, probabilmente sono passati un pò troppo sotto traccia. Wine lovers avvistati...

Tre Bicchieri 2012 Molise e Calabria

Molto lentamente, ma anche l'enologia molisana sta cambiando, registrando finalmente qualche timida evoluzione che dà conto di un territorio con una grande vocazione alla viticultura sino a ora mortificato da interpretazioni tutte potenza e internazionalità, o marcate da ingenuità, spinte rustiche o un debole troppo dichiarato per l'enologia moderna. Ma qualcosa sta cambiando, dicevamo. E il territorio inizia a diventare protagonista. Che la Calabria possa esprimersi con un buon livello qualitativo, invece, non è una novità. Ma ancora vediamo una regione a due velocità: da una parte un piccolo gruppo di produttori che non ha nulla da invidiare ai colleghi di altre regioni, che in questi anni hanno investito (anche molto) sulla ricerca, nei vigneti e in cantina e che oggi riscontrano un netto miglioramento della qualità e della continuità produttiva; dall’altra, quelli che iniziano ora e ancora non trovano continuità nei risultati. Anche la distribuzione sul territorio registra grosse differenze per produzione e qualità.



TRE BICCHIERI 2015. MOLISE

Aglianico 2010 Borgo di Colloredo
Molise Rosso Don Luigi Ris. 2011 Di Majo Norante


TRE BICCHIERI 2015. CALABRIA

Grisara 2013 Ceraudo

Magno Megonio 2012 Librandi

Masino 2012 iGreco

Moscato Passito 2013 Viola

Tre Bicchieri 2015 Puglia Gambero Rosso


Trovare la Puglia ai vertici della produzione italiana ormai non è più una sorpresa. Il miglioramento, pur complessivo, riguarda soprattutto la zona delle denominazioni di origine a base primitivo. Certo che la diffusione, anche qui, di un sistema di denominazione di origine passe-partout (per esempio la denominazione Gioia del Colle include vini realizzati con uve diverse) non aiuta a tracciare un'identità facilmente riconoscibile e apprezzabile dal consumatore. Ci sembra importante passare dall'esaltazione del vitigno a quella del territorio, puntare proprio sul radicamento nel territorio. Fare sistema per promuoverlo, approfondire la conoscenza delle caratteristiche delle varie zone vinicole, salvaguardarne, per esempio, i vecchi impianti ad alberello e il ritorno nei nuovi vigneti a questo sesto d’impianto, almeno nelle zone che tradizionalmente lo utilizzavano. E non è un caso che dei dodici Tre Bicchieri quest’anno solo due non appartengono a denominazioni di origine controllata.

Castel del Monte Rosso Bolonero 2012 Torrevento
Castel del Monte Rosso Trentangeli 2011 Tormaresca

Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella 2011 Polvanera

Gioia del Colle Primitivo Et. Nera C.da San Pietro  2012 Plantamura

Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. 2010 Viglione

Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto 2011 Chiaromonte

Negroamaro 2011 Carvinea

Primitivo di Manduria Es 2012 Fino
Primitivo di Manduria Giravolta  2012 Racemi
Salice Salentino Rosso Per Lui Ris. 2012 Leone de Castris
Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. 2011 Due Palme

Torre Testa 2012 Rubino

Sì, questa estate ho bevuto anche Santo Wines!

Girando un pò per i supermercati di Santorini ti rendi conto, se sei attento, di quali siano i vini più commerciali e, senza ombra di dubbio, quelli di SantoWines occupavano sempre un posto in prima fila sugli scaffali.

Mai e poi mai sarei andato a trovarli, pur essendo a dieci minuti dal mio monolocale, se non ci fosse stato un mio caro amico, esperto in cose greche, che mi ha gridato al telefono:"Ma che ti frega dei vini, dal loro wine bar c'è il più bel panorama di tutta Santorini!!"

Presa la macchina e giunto davanti all'ingresso della cantina/wine bar mi sono reso conto da subito che da queste parti hanno fatto le cose in grande e non poteva essere che così visto che l'azienda, fondata nel 1947, rappresenta l'Unione delle Cooperative di Santorini vantando circa 1000 soci conferitori.

La struttura, creata nel 1992, è davvero molto bella e moderna ed è divisa tra la zona wine bar, il locale vendita con i vini e gli altri prodotti tipici di Santorini e, ovviamente, il balcone sulla Caldera da cui si vanta un panorama eccezionale. Già, il mio amico aveva ragione!


Tutto è molto organizzato, turistico e, assieme ad un gruppo di giapponesi (sigh), prenoto un tour in inglese al costo di 5 euro e della durata di circa venti minuti. Oh, così è scritto....

La cantina, da un punto di vista tecnologico, è costruita in diversi livelli, cinque per l'esattezza, in modo che tutte le operazioni avvengano per cascata con il minimo impiego della tecnologia. 

La visita, ovviamente, inizia dal tetto dove i soci conferiscono le loro uve che verranno poi pigiate al piano di sotto.

  


Il tour, abbastanza arido e per neofiti, prosegue con la visita di tutti i livelli della cantina e termina nella barricaia che viene presa letteralmente d'assalto dai flash dei giapponesi che sembrano non aver mai visto una botte. Arisigh! Una breve descrizione di tutti i vini della gamma aziendale e la visita giunge al termine. 





Ok, è ora di andare a degustare qualche vino all'interno del bellissimo wine bar vista Caldera.
Con Stefania prendiamo una degustazione di 5 vini bianchi (troppo caldo per i rossi) accompagnati da "stuzzichini" locali.


Athiri 2013 (100% athiri): da uve biologiche è un vino che sembra uno stretto parente del sauvignon blanc con le sue note erbacee e pungenti. Va bene come aperitivo se piace la tipologia. Acciaio.

Aidani 2013 (100% aidani): altro vino d uve biologiche si caratterizza per aromi di fiori e agrumi. Bocca diretta, fresca, poco persistente. Acciaio.

Santorini Assyrtiko 2013 (100% assyrtiko): mah, mi aspettavo un vino dalla vena minerale e invece mi trovo una bevuta estremamente citrina che solo al sorso mi rinfranca per un tratto sapido abbastanza interessante. Acciaio.


Santorini Assyrtiko Riserva 2010 (100% assyrtiko): all'olfatto esce subito la pietra focaia a cui seguono sensazioni di agrume e leggera vaniglia. Sorso sapido, fruttato, con un finale ancora leggermente segnato dal legno. Affinamento: 6 mesi in barrique  e 6 mesi di bottiglia.


Santorini Assyrtiko Gran Riserva 2010 (100% assyrtiko): come distruggere un vino con l'uso eccessivo del legno che copre, ad oggi, tutti i caratteri dell'uva.  Affinamento: 12 mesi in barrique e 12 mesi di bottiglia.



Conclusioni: era quello che mi aspettavo, vini abbastanza "standard", a volte anche troppo, che hanno una loro ragion d'essere solo se bevuti davanti allo spettacolo della Caldera in un giorno di vacanza.


E lo chiamano giornalismo?

Il cattivo giornalismo arriva anche da testate che non ti aspetti. In questo caso Giorgio dell'Orefice non solo storpia il nome del presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ma, cosa gravissima, accusa Michele Lorenzetti, mio amico ma soprattutto bravo enologo col pallino della biodinamica, di essere la persona che tentato la truffa del Brunello. Come riporta anche Repubblica, il presunto colpevole è Alessandro Lorenzetti e non Michele. Ma vi rendete conto? Non lo chiedo mai ma, se potete, condividete questo post perchè un'altra persona potrebbe avere seri problemi lavorativi.

Il link è il seguente_


Notizia: è arrivata finalmente la smentita 

http://food24.ilsole24ore.com/2014/09/truffa-brunello-primi-chiarimenti-sullidentita-dellindagato/

Se leggiamo bene, però, è lo stesso Michele che ha dovuto chiamare, incazzandosi, il giornale e non lo stesso giornalista che, con pochissimo, avrebbe potuto capire che aveva preso un grosso granchio.

E lo chiamano giornalismo!

Tre Bicchieri 2015 Alto Adige Gambero Rosso


Nell'ultimo decennio l'Alto Adige ha segnato un'evoluzione importante tanto della base ampelografica, quanto nella mentalità e nell'approccio verso i mercati, vecchi e nuovi. Oggi è una regione dinamica in continuo movimento, in cui sempre più giovani tornano a vinificare anziché vendere le uve, nonostante la fase economica poco favorevole. Conseguenza diretta è una più consapevole distribuzione ampelografica che non stigmatizza alcune varietà, anche le meno amate: si sta creando una mappatura empirica del territorio, che porta ad abbinare al meglio vitigni e cru. Per esempio oggi si è consapevoli del valore dei Pinot Nero dell’Alto Adige, se piantati al posto giusto. Arrivano in commercio i primi supervini, testimonianza del coraggio ritrovato dal mondo produttivo atesino: coraggio di osare, rompere uno schema che inizia a star stretto, e pensare che l’Alto Adige non sia solo terra di ottimi vini a prezzi competitivi.



A. A. Anthos Bianco Passito 2010 Erste+Neue
A. A. Cabernet Löwengang 2010 Lageder + Tenute Lageder
A. A. Cabernet Sauvignon Lafòa 2011 Colterenzio
A. A. Gewürztraminer Auratus Crescendo 2013 Ritterhof
A. A. Gewürztraminer Kastelaz 2013 Walch
A. A. Gewürztraminer Nussbaumer 2013 Tramin
A. A. Lago di Caldaro Scelto Cl. Sup. Pfarrhof 2013 Caldaro
A. A. Lagrein Abtei Muri Ris. 2011 Muri-Gries
A. A. Lagrein Ris. 2011 Erbhof Unterganzner - Josephus Mayr
A. A. Lagrein Taber Ris. 2012 Bolzano
A. A. Moscato Rosa 2012 Haas
A. A. Müller Thurgau Feldmarschall von Fenner zu Fennberg 2012 Tiefenbrunner
A. A. Pinot Bianco Sirmian 2013 Nals Margreid
A. A. Pinot Nero Trattmann Mazzon Ris. 2011 Girlan
A. A. Santa Maddalena Cl. Antheos 2013 Waldgries
A. A. Sauvignon Praesulis 2013 Gumphof - Markus Prackwieser
A. A. Sauvignon St. Valentin 2013 San Michele Appiano
A. A. Terlano Nova Domus Ris. 2011 Terlano
A. A. Terlano Pinot Bianco Eichhorn 2013 Manincor
A. A. Terlano Pinot Bianco Vorberg Ris. 2011 Terlano
A. A. Val Venosta Pinot Bianco Sonnenberg 2013 Meran Burggräfler
A. A. Val Venosta Riesling 2013 Falkenstein - Franz Pratzner
A. A. Valle Isarco Pinot Grigio 2013 Köfererhof - Günther Kershbaumer
A. A. Valle Isarco Sylvaner 2013 Kuenhof - Peter Pliger
A. A. Valle Isarco Sylvaner 2013 Pacherhof - Andreas Huber
A. A. Valle Isarco Veltliner Praepositus 2012 Abbazia di Novacella
A. A. Valle Venosta Pinot Bianco 2013 Stachlburg - Baron von Kripp
A. A. Valle Venosta Pinot Bianco Castel Juval 2013 Unterortl - Castel Juval 

Tre Bicchieri 2015 Sicilia Gambero Rosso

19 Tre Bicchieri: anche per quest'anno la Sicilia conferma il numero dei premiati e il buono stato di salute della sua viniviticoltura, complice anche l'introduzione della Doc Sicilia che ha reso la Trinacria ancora più forte e riconoscibile come brand. L'enologia isolana riserva molta attenzione al grande patrimonio dei vitigni autoctoni, in un orizzonte che tende a mettere in primo piano l’agricoltura eco-sostenibile, con l’Etna protagonista delle nostre degustazioni con ben sei centri, che premiano vini magnifici e intriganti che raccontano le diversità dei vari terroir.

Sicilia di nuovo a quota 19 premiati, ecco l'elenco.



Etna Rosso2011Cottanera
Sàgana2012Cusumano
Moscato dello Zucco2010Cusumano
Passito di Pantelleria Ben Ryé2012Donnafugata
Etna Bianco A' Puddara2012Fessina
Nero d'Avola Versace2012Feudi del Pisciotto
Saia2012Feudo Maccari
Deliella2012Feudo Principi di Butera
Santagostino Rosso Baglio Sorìa2012Firriato
Etna Rosso Arcurìa2012Graci
Malvasia delle Lipari Ris.2011Hauner
Il Frappato2012Occhipinti
Faro Palari2011Palari
Etna Rosso V. Barbagalli2011Pietradolce
Cerasuolo di Vittoria Cl. Dorilli2012Planeta
Alcamo Beleda2013Rallo
Etna Rosso 'A Rina2012Russo
Contea di Sclafani Rosso del Conte2010Tasca d'Almerita
Etna Rosso Santo Spirito2012Tenuta delle Terre Nere

























































Tentata truffa al Brunello di Montalcino: Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio, fa chiarezza

Proprio ieri è stata diffusa la notizia di una tentata truffa ai danni del Brunello di Montalcino posta in essere da un consulente di alcune aziende del territorio.

Foto: www.tmnews.it
Fortunatamente la Guardia di Finanza ha sventato il tutto e, proprio oggi, il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ha diffuso la seguente nota stampa per chiarire tutti i fatti al fine di tutelare il lavoro di tutte le aziende che operano a Montalcino.

“E’ un fatto molto grave che potrebbe arrecare un danno sensibile al Brunello di Montalcino, ai produttori ed al suo territorio, un sistema che però fortunatamente – come in questo caso – ha  la forza e gli strumenti per individuare, isolare e combattere con successo chi abusa della notorietà del Brunello.  I reati contestati non lasciano dubbi: si tratta di una truffa verso il consumatore e soprattutto verso il produttori di Brunello, che subiscono questa vicenda e che reagiranno con durezza. Se e quando l’inchiesta confermerà le varie responsabilità il Consorzio si costituirà immediatamente parte civile e ricorrerà a tutti gli strumenti necessari per colpire simili comportamenti, ed in modo particolare coloro che sul territorio eventualmente avessero condotto gravi irregolarità o adottato  iniziative lesive dell’immagine del Brunello.  Del resto proprio il Consorzio a nome di tutti i produttori e del territorio ha collaborato sin dall’inizio delle indagini, indagini partite proprio dal sistema stesso dei produttori. Questa è infatti una vicenda che avrebbe potuto attentare alla credibilità e alla notorietà di un brand importantissimo del made in Italy che da sempre ha puntato sulla qualità in modo da distinguersi sul mercato mondiale e che proprio per questo, analogamente alle grandi griffes della moda, è maggiormente a rischio di truffa. Ed è proprio per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti e lesivi del territorio – prosegue Bindocci – che già nei mesi scorsi abbiamo preso due provvedimenti molto importanti. Innanzitutto a luglio l’Assemblea ha approvato l’inserimento di un nuovo articolo nel disciplinare che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso. I produttori dovranno comunicare le vendite con un preavviso di 48 ore, facilitando così ulteriormente il lavoro degli organi preposti al controllo. Sempre a luglio è stata varata la commissione che entro ottobre redigerà il Codice Etico cui tutti i produttori e coloro che ruotano intono al mondo del vino dovranno attenersi. Del resto - conclude Fabrizio Bindocci - da molti anni il Consorzio è impegnato a salvaguardare il lavoro dei produttori e tutelare i consumatori, un impegno che richiede una sempre maggiore attenzione e un aggiornamento continuo delle regole, a vantaggio del territorio, del brand e della qualità dei prodotti” .


Il Fiano di Avellino Rocca del Principe di Ercole Zarrella

ll terroir del Fiano è composto da quattro territori: Montefredane, Summonte, Cesinali e Lapio. Rocca del Principe, azienda nata nel 2004 per volontà di Ercole Zarrella, suo moglie Aurelia Fabrizio e il fratello Antonio, assieme a Clelia Romano è una delle realtà più importante di tutto l'areale che viene spesso considerato uno dei Cru di maggiore pregio.

Con Ercole visitiamo subito i suoi vigneti, 5 ettari coltivati a fiano collocati sulle pendici del colle Arianiello, la parte più alta del comune di Lapio che rappresenta, così dicono, una delle zone più vocate per la coltivazione del vitigno. 


Foto: Lello Tornatore
I vigneti, in particolare, sono stati impiantati tra il 1990 e il 2011 e hanno esposizioni opposte collocandosi sia a nord che a sud. 
Nel primo caso troviamo due appezzamenti, uno in contrada Arianiello, a circa 600 metri di altezza, e l'altro in contrada Tognano a 520 metri di altezza. A nord, ovviamente, il clima è più fresco e ventilato e le escursioni termiche più accentuate. I terreni sono abbastanza sciolti, di origine vulcanica, costituiti da uno strato superficiale  composto da limo, sabbia, arenarie e lappilli mentre l'argilla la troviamo solo in profondità.
A sud/est, invece, troviamo vigneti in contrada Arianiello e contrada Lenze (altezza di 570 metri s.l.m.) mentre con esposizione sud/ovest abbiamo il vigneto in contrada Campore post ad altezza di 500 metri s.l.m.. Il clima qui è decisamente più caldo e il terreno ha natura argillosa e calcarea.


Parte delle vigne di Rocca del Principe
Ercole spiega la sua filosofia a Lello!
Spiegazioni. Foto: Lello Tornatore
Il tempo a disposizione non è tanto, un breve giro nella piccola cantina di vinificazione, dove l'acciaio è un pò il padrone, e via di corsa a degustare una mini verticale del loro unico Fiano di Avellino che, a partire dal 2012, esce in commercio con un anno di ritardo. La scelta è ovviamente coraggiosa ma, come visto con altri produttori che hanno scelto da tempo questa strada, il Fiano per essere davvero grande va lasciato riposare affinchè possa esprimersi al massimo in futuro.

La piccola cantina. Foto: Lello Tornatore
Seduti attorno ad una bella tavola di legno abbiamo degustato:

Fiano di Avellino 2011: la nuova annata, messa in commercio per la prima volta con un anno di ritardo, si presenta con due novità estetiche: la forma della bottiglia, che diventa una borgognotta, e la nuova etichetta che vira verso un bianco più lineare ed elegante. Il vino presenta al naso note scalpitanti di frutta gialla e fiori di campo mentre al sorso è avvolgente, delicato e di grande dinamismo. Da mantenere in cantina e riaprire tra due anni.


Foto: Lello Tornatore
Fiano di Avellino 2010: degustato un anno fa a Roma in occasione dell'evento "I Terroir del Fiano" l'avevo giudicato un vino verticale dove le note minerali e acide erano in grande evidenza. Oggi, lo stesso vino, ha aggiunto complessità e profondità al profilo gusto-olfattivo che si ammorbidisce con le note di agrume maturo, ginestra, timo e una nota idrocarburica che forse denota una evoluzione che sta pian piano iniziando. In bocca ritrovo la grandezza dei 2010, tutto è plasmato perfettamente per dare al degustatore ogni possibile piacere edonistico.

Fiano di Avellino 2009: complice probabilmente un'annata non felicissima trovo questo Fiano abbastanza avanti con l'evoluzione visto che il naso gioca su toni di muschio, foglie secche, farine di castagne. In bocca, invece, si rifà discretamente mostrando un lato gustativo rotondo e di buon equilibrio. Per me da bere subito con grande goduria.


Foto: Lello Tornatore
Fiano di Avellino 2008: è un vino che mostra tutta l'eleganza e la classe di un Fiano con qualche anno sulle spalle. Ritrovo al naso il miele di castagno, la mineralità di Lapio, le note di erbe aromatiche e di idrocarburo mentre al sorso il Fiano si presenta denso, rotondo, avvolgente e presenta una chiusura che vira sulla nocciola tostata. Forse manca un pà di acidità per dargli il giusto "grip" ma è indubbio che è stato e sarà un grande vino di territorio.

I Costi dell'Expo 2015 di Milano per i produttori di vino

Interessante articolo su Italia Oggi a firma Luigi Chiariello sui costi dell'Expo 2015 di Milano per chi intendesse diventare espositore del proprio vino. Leggiamo assieme e, se volete, commentiamo....


Quanto costerà a un produttore di vino mettere in mostra la propria etichetta a Expo 2015? Dipende dal numero delle bottiglie che si intende esibire e dalla durata della permanenza in vetrina. Si va da 3 mila euro più Iva per una sola bottiglia in esposizione per tre mesi a 15 mila euro più Iva per quattro bottiglie esposte per tutti e sei i mesi di durata dell'Esposizione Universale.
E quanto costerà a una regione o a un consorzio di tutela esporre le proprie produzioni vinicole? Anche qui dipende.

Nel Padiglione del Vino, cuore pulsante del Made in Italy a Expo, sono previste tre aree promozionali per la ricchezza enologica del Belpaese: l'area Diamante, l'area Platino e l'area Top.
L'area Diamante è la più prestigiosa. E anche la più costosa. Esporre qui 100 bottiglie nei wine dispenser per soli tre mesi costerà alla regione o al consorzio di tutela 420 mila euro più Iva Se la permanenza in vetrina dovesse essere di sei mesi allora il prezzo salirà a 600 mila euro più Iva.
L'area Platino, invece, costa un po' meno: per 72 bottiglie nei wine dispenser per tre mesi si pagherà 350 mila euro più Iva, che diventano 500 mila se si sceglie l'opzione sei mesi.

Infine l'area Top, la più economica, richiede un quantitativo minimo di bottiglie più contenuto: 56 bottiglie nei wine dispenser.

E prevede anche periodi di esposizione più brevi, suddivisi in quattro fasce: uno, due, tre e sei mesi. Il costo? Si va da un minimo di 60 mila euro più Iva per un mese in dispenser a un massimo di 250 mila euro più Iva per tutti e sei i mesi di Expo.
ItaliaOggi ha intercettato un documento ufficiale, stilato da Expo Milano 2015, Padiglione Italia, Ministero delle politiche agricole e Vinitaly, il partner fieristico tecnologico (gestito da Veronafiere) a cui è stata affidata l'organizzazione del Padiglione Vino. Che si articolerà in due sezioni distinte: l'area emozionale, con installazioni ed educational multimediali e descrittive; l'area promozionale, dove sarà possibile conoscere i singoli prodotti.
La prima sezione sarà costituita dalla Biblioteca del vino, dove sarà possibile degustare e successivamente acquistare online i vini. Qui dei wine dispenser consentiranno alla singola azienda di esibire le proprie etichette senza l'ausilio di personale, garantendo al contempo una fornitura minima di quantità di prodotto.

La seconda sezione è quella delle Aree promozionali, suddivise come detto in tre categorie, in considerazione di posizionamento e dimensioni della presenza richiesta.
Il prezzario contiene anche un'altra voce a pagamento per i produttori vinicoli: quella che consente alle loro etichette di accedere alla sala più ambita, la Sala degustazione. Dove la visibilità delle produzioni sarà garantita ed esaltata anche da master class e verticali che verranno sviluppate nell'area tasting. Il costo? Dipende ovviamente. Dalle sessioni:
- 2.000 euro più Iva per sessione di degustazione nelle giornate feriali (dal lunedì al venerdì);
- 2.500 euro più Iva per sessione di degustazione nel weekend e nei giorni di festività.
Il noleggio della Sala degustazione sarà però riservato alle sole aziende iscritte a vario titolo al Padiglione del Vino. Che, per la precisione, ha anche un claim: a taste of Italy.

Il prezzario del Padiglione Vino sta circolando tra le regioni e i consorzi di tutela. Che sono chiamati a prendere una decisione sull'entità dell'investimento. Anche perché il tempo stringe: le richieste di esposizione saranno accolte fino alla data del 31 ottobre 2014 e, poi, assegnate in base alla disponibilità dei posti. L'obiettivo che gli organizzatori del Padiglione Vino si sono dati è di garantire la massima rappresentatività delle tipologie di prodotti provenienti dall'intero territorio nazionale. Il numero di visitatori atteso al Padiglione Vino nei sei mesi di Expo è di circa 2 milioni di persone.

Fonte: Italia Oggi

Il Galea 2005 de I Clivi

Quando un amante del buon vino diventa anche produttore e, perciò, generatore della sua stessa passione, il risultato non può che essere eccellente.
Questa non è certo una supposizione ma la vera storia di Ferdinando Zanusso de I Clivi che, spinto dal proprio amore per la viticoltura e i suoi frutti, ha acquistato nel 1994 una casa in località Brazzano di Cormons, nel cuore del Collio Goriziano, con annessa vigna, a cui seguirà tre anni più tardi, stavolta in zona Corno di Rosazzo (Colli Orientali del Friuli), l'acquisizione di altri otto ettari di vigneto anch'esso comprensivo di bosco e casa colonica che diventerà in futuro la sede e la cantina dell'azienda di famiglia.



Il 1996 è l'anno zero: Zanusso decide di imbottigliare il suo primo vino e realizza il suo sogno da appassionato perseguito ancora oggi grazie al prezioso aiuto di suo figlio Mario col quale gestisce 12 ettari di vecchie viti di Friulano, Verduzzo, Malvasia, Ribolla e Merlot che, con un'eta media di circa 60 anni e condotte sotto stretto regime biologico, rappresentano veri e propri Cru da coccolare perchè, così come viene scritto sul sito aziendale, rappresentano un lascito prezioso non solo in considerazione dell’età delle piante, ma anche perché sono un reperto di antica sapienza, sia sotto il profilo della prevenzione dell’erosione dei pendii sia sotto quello della composizione varietale dei vigneti e, conseguentemente, del vino che viene prodotto attraverso una vinificazione spontanea in cantina a cui segue una maturazione per almeno tre anni in acciaio.

Tutto questo per dirvi che poco tempo fa, durante una bella serata estiva a Fiumicino presso l'Osteria dell'Orologio, ho bevuto il Galea 2005, selezione di uve di Tocai Friulano, come ama precisare un pò provocatoriamente Zanusso, derivanti da vecchie vigne di 60 anni piantate in località Galea sulla collina di Gramogliano, nel comune di Corno di Rosazzo, due passi da Udine. 
Basse rese per ettaro (parliamo di 30 q/ha) e una tecnica di vinificazione "naturale" come quella descritta in precedenza hanno dato vita ad un vino, oggi, di grande personalità e spessore dove la potenza del Flysch di Cormons crea un quadro olfattivo denso e granitico dove le percezioni di frutta gialla succosa, caprifoglio, ginestra e pepe bianco sembrano essere sempre ancora troppo poco disinibiti per spezzare un monopolio minerale ancora ben saldo e fulgido.


Sorso di grandissimo equilibrio circense, dove la grande sapidità del vino viene mantenuta in tensione dalla morbidezza fruttata del friulano che in bocca è più evidente che al naso. Finale lunghissimo e iodato che tradisce l'esposizione dei vigneti, tutti vista mare, e l'origine marina dei terreni su cui poggiano le vecchie piante di friulano del vigneto Galea.

A quasi venti anni di distanza dalla prima "prova" possiamo dire che Fernando Zanusso ha vinto ampiamente la sua scommessa e speriamo che tanti come lui abbiano ancora la voglia di perseguire il loro sogno nel mondo del vino.