Fratelli Savigliano, il segreto sta nella semplicità


Se viaggi di notte e qualcuno guida al posto tuo, le Langhe rischiano di essere un labirinto dove, tra differenti zone di produzione, borghi vari e confini comunali, rischi di perdere la bussola. Finendo per farti, tra le brume, la stessa domanda di Bruce Chatwin: ma io che ci faccio qui?
E io stavo giusto per farmela quando, distratto e un po' rimbambito da troppe degustazioni, un paio di settimane fa con i baldi IGP sono entrato nel cancello dei Fratelli Savigliano a Valle Talloria, frazione di Diano d'Alba.
Ma, poi, subito è apparso tutto chiaro.
Dell'azienda non sapevo nulla, tranne del suo buon nome.
Ho trovato tuttavia un piazzale senza fronzoli, una cantina senza fronzoli, una famiglia Ho trovato tuttavia un piazzale senza fronzoli, una cantina senza fronzoli, una famiglia senza fronzoli intenta a lavorarci dentro dalla prima all'ultima generazione e, nel mezzo, loro, i titolari: i cugini Marino e Stefano Savigliano, ambedue enotecnici e ambedue vignaioli di antica tradizione. Orpelli nessuno e nessuna affettazione: ottimi sintomi.
Seguono tavolone con bicchieri per gli assaggi, vassoione di salame e formaggi su cui alcuni sfrontati IGP, quorum ego, si sono lanciati senza alcun ritegno e una sfilza di bottiglie pronte per noi. E qui viene il bello.


Ho detto sopra della nessuna affettazione dei due fratelli, ma forse non è abbastanza. Diciamo che si sono messi a disposizione rispondendo a ogni domanda con una sincerità a tratti quasi disarmante. Ho appreso così che l'azienda è antica, con radici a metà del XVIII secolo, e che adesso si dedica solo alla coltivazione di 18 ettari di vigneto, oltre ad alcuni di noccioleto. Uve (e vini) prodotte? Tante: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Barolo, Chardonnay, Favorita, Moscato, Rosato e Grignolino, con svariate selezioni.



In prima fila metto i Dolcetto, almeno quattro dei quali molto convincenti: il Diano d'Alba Sorì Autin Grand 2014, con un bel naso vivo e varietale, ancora un po' ruvido ma sincero e una bocca fruttosa, corposa; meglio ancora il Diano d'Alba Sorì Autin Gross 2014, con un frutto penetrante all'olfatto e una bocca più dolce e rotonda; esce bene dalla prova del tempo il Diano d'Alba Sorì Autin Gross 2006, con un bouquet forse non perfetto e ricco di note terziarie, ma al palato robusto e lineare, senza cedimenti, bella acidità e buona struttura; la palma del mio preferito va però al Diano d'Alba 2014, il "base" insomma, 12,5°: un naso fragrante e nervoso, qualche nota floreale, sentori d'erbe spontanee, mentre in bocca è sapido, fresco, scorrevole, di una semplicità non banale. Venduto in cantina a 4,80 euro più iva, ne ho preso un cartone.

Buono anche il Nebbiolo d'Alba 2013: 24 mesi di botte grande gli hanno dato un colore brillante, un profumo fine ed elegante, fresco e preciso, mentre al gusto è gradevole, molto verace, senza fronzoli come i suoi produttori ma assolutamente godibile. Venduto in cantina a 6,80 più iva, anche di questo ne ho preso un cartone.
Resterebbe da dire della Barbera e dell'ottimo Barolo, in particolare il 2010, ma non voglio invadere il terreno altrui.
Nota finale: scelto il vino, Marino e Stefano ce lo hanno messo nei cartoni, hanno scritto a mano su ogni scatola il contenuto, hanno fatto i conti con la macchinetta, spiccato le bolle con carta e penna e battuto gli scontrini, mentre intorno la nipotina giocava e la nonna osservava.



Barbaresco 2012, i top per Garantito igp

Di Luciano Pignataro

Amo il Barbaresco e, lo posso dire se non appare troppo snob, in media lo preferisco al Barolo perché è sempre più sottile ed elegante.
L'annata 2012 è ancora indecifrabile sui tempi lunghi. Vediamo come è andata per il nebbiolo in Langa secondo le note ufficiali del Consorzio del Barolo e Barbaresco.
Con l'inizio di Ottobre si è aperta la vendemmia del nebbiolo che ha potuto beneficiare di un periodo di importanti escursioni termiche giornaliere che si sono verificate a partire dalla seconda decade di settembre. Particolarmente rilevante è la qualità e quantità delle sostanze fenoliche riscontrate dall'attività di monitoraggio della maturazione: si è notata un'evoluzione positiva nell'ultimo mese che consente di constatare una spiccata attitudine delle uve a fornire vini ben strutturati che si prestano all'invecchiamento anche se con tenori medi in alcol leggermente inferiori rispetto alle ultime annate. In conclusione possiamo affermare che in generale si è trattato di un'annata non abbondante sotto l'aspetto produttivo, ma partendo da una materia prima eccellente per quanto riguarda l'aspetto fitosanitario e con caratteristiche organolettiche ottime che permetteranno di ottenere vini straordinariamente equilibrati.


Durante il tour langarolo di Garantito Igp abbiamo degustato 78 Barbaresco 2012 e quelli che ci sono piaciuti di più sono questi.

• Carlo Giacosa, Narin
• Gemma
• Rizzi, Rizzi
• Pelissero, Nubiola
• Castello di Verduno, Rabajà
• Negro Giuseppe, Pian Cavallo
• Fratelli Giacosa, Basarin Vigna Gianmaté
• Pertinace, Marcarini
• Albino Rocca, Ronchi

Ci sono piaciuti vuol dire che almeno cinque su sette di noi sono stati d'accordo nel collocarli nell'eccellenza.
In sintesi, non ci sono stati exploit inarrivabili o Barbaresco che ci hanno steso per l'emozione: l'impressione, piuttosto, è che ci sia una solidità media, un buon bilanciamento tra frutto e legno, tanta freschezza e sapidità.

Bei vini che aspetteremo negli anni. 


Nebbiolo Seconda, ovvero gli IGP In Langa - Garantito IGP


Non è proprio uguale a Nebbiolo Prima ma quasi, e forse potremmo chiamarla Nebbiolo Seconda.
In effetti da cinque anni il gruppo degli IGP-I Giovani Promettenti viene ospitato in Langa da Albeisa mentre il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani pensa a raccogliere i vini che verranno degustati.
Anche quest’anno così, dal primo al sei novembre, il sottoscritto assieme a Roberto Giuliani, Luciano Pignataro, Angelo Peretti, Lorenzo Colombo, Stefano Tesi e l’infiltrato storico Pasquale Porcelli (unico assente giustificato Andrea Petrini) sono stati ospitati come pascià e hanno degustato quasi 300 vini tra Barolo 2011 (la stragrande maggioranza) e Barbaresco 2012.


Ogni giorno della prossima settimana ognuno di noi proporrà un articolo che verrà condiviso da tutto il gruppo (che, scusate se è poco, ha più lettori singoli giornalieri di un buon quotidiano) per presentare le varie sfaccettature del nostro tour. Infatti non di soli assaggi vive il giornalista e così ogni pomeriggio avevamo anche visite in cantina e naturalmente ottime cene a ristorante.
Dal punto di vista IGP questa sarà la “settimana di Langa”, anche se ognuno di noi ha già pubblicato articoli sull’argomento o ne pubblicherà più avanti.
Gli articoli di questa settimana toccheranno vari momenti delle nostre giornate e così, per non “rubare” il lavoro ai colleghi mi soffermerò solo sulle degustazioni, non per parlare dei vini ma dei degustatori.
Non credo esista guida italiana e estera che ogni giorno assaggi in maniera bendata non più di sessanta vini. Noi riuscivamo a malapena a raggiungere questo numero perché, per fortuna, discutevamo di ogni vino: infatti noi IGP abbiamo gusti simili ma non certo identici e così ogni degustazione diventava un bel confronto per conoscersi meglio e discutere di vino.


Il bello è che discutevamo amabilmente prima, durante e dopo. Prima degli assaggi parlavamo di vini degustati la sera o il giorno prima, magari in una delle molte cantine visitate, durante analizzavamo ogni vino (e in sette che vogliono parlare, vi garantisco, è dura) e dopo riprendevamo tutto in mano per selezionare i migliori, quelli cioè che almeno 5 su 7 di noi avevano valutato con punteggi vicini a 90 e che troverete presentati da chi parlerà dei risultati generali degli assaggi.
Come potete capire è stato lungo ma bello e durante queste discussioni enoiche sono nate anche idee molto interessanti che, se riusciremo a metterle in pratica……..ne leggerete delle belle, naturalmente targate IGP!
Mentre aspettate il primo articolo di un Giovane Promettente eccovi un aperitivo scritto “dall’infiltrato storico” Pasquale Porcelli.

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Una breve nota dell’infiltrato.

Seduti nel salotto che fu di Aldo Conterno ascoltiamo Giacomo, suo figlio, sentenziare: “Modernità e tradizione è una disputa tutta italiana” e la memoria vola ai primi anni novanta.
Io come molti altri in quegli anni c’ero, ma sinceramente credevo che la divisione tra “tradizionalisti e modernisti” fosse cosa del passato; invece no. A sentire il nostro ospite è cosa che ancora divide, fa parlare e soprattutto in qualche modo condiziona il mercato.
Le parole di Giacomo sono categoriche, le sue scelte, nel solco di quelle paterne, lo sono altrettanto. I vini coerenti con la filosofia che oramai da anni anima questa famosa azienda.
“I nostri vini o si amano o si odiano”. Io non li odio, ma certo non li amo. Per certi versi sono vini estremi, pulitissimi enologicamente, quasi perfetti, ma così lontani dal mio sentire Barolo


Convengo che “concentrarsi sullo strumento (botte grande o barrique) è una grande sciocchezza” e quel che conta è produrre un buon vino.
Tutto sta nel cosa si intende per buon vino: il terreno è scivoloso me ne rendo conto, tuttavia non posso negare che, quando uscirono i vini di quei produttori che oggi chiamiamo Barolo Boys, abbiano avuto il loro fascino anche su chi ora veleggia su altri mari.
Una rottura con il passato, una rivoluzione come con un po’ di enfasi venne chiamata, ma che ebbe, aldilà della querelle botte grande o barrique, l’effetto di accendere i riflettori sul Barolo e sulle Langhe, costringendo il mondo a fare i conti, per la prima volta, con questi vini.

Stili diversi che ormai appartengono alla storia del Barolo, ma non solo. Non v’è dubbio, come sostiene Marc de Grazia, che in quegli anni si è esagerato, ma poteva essere differente ? Le Langhe, il Barolo ma anche il Barbaresco avrebbero avuto lo stesso successo? Credo sinceramente di no.

Poi ognuno beva quello che più gli piace.


Chianti Classico Riserva 1979 Montevertine - Il VINerdì di Garantito IGP

Martino Manetti era ancora un bambino quando usciva questo capolavoro che ancora oggi stupisce per gioventù e carattere. Berlo fa venire i brividi perché, alla cieca, gli daresti 5 anni al massimo. Un monumento del vino italiano.





Les Champagnes Bio a Roma 2015: appunti di degustazione

Non ci credevano nemmeno loro, i curatori della guida, quando hanno iniziato ma, con in questo caso, i sogni si trasformano in realtà e la 99 Champagne, anno dopo anno, sta diventando un punto di riferimento non solo a livello nazionale.

Su Vinix trovate l'articolo originale al quale vi rimando per tutte le note di degustazione degli Champagne che ho più amato.



Vignaioli di Langa e Piemonte 2015

Finalmente in arrivo la quinta edizione di Vignaioli di Langa e Piemonte, l’irrinunciabile evento organizzato da Tiziana Gallo, che avrà luogo il 14 e il 15 novembre al The Westin Excelsior Rome, nel salotto di Via Veneto.
Sull’onda del successo delle precedenti edizioni, sono attesi centinaia di visitatori, operatori di settore e appassionati, che potranno degustare le etichette di alcune delle più importanti cantine provenienti da tutto il Piemonte, una delle regioni al mondo con la maggiore varietà e qualità di vini e vitigni.

“In questa quinta edizione dei Vignaioli di Langa e Piemonte” ci racconta Tiziana Gallo “ho pensato di proporre un focus sul nebbiolo, vinificato da produttori provenienti da altri territori, come la Sardegna, la Valle d’Aosta, la Lombardia e il Lazio fino a varcare i nostri confini e arrivare in California e stimolare cosi il palato dei più curiosi.


A rendere più solida e matura la nostra esperienza gustativa saranno presenti, come già nelle precedenti edizioni, gli altri vini piemontesi che con altrettanta forza riflettono l’altra faccia di una regione che offre espressioni enoiche cosi particolari:
dagli esuberanti rossi come Barbaresco, Gattinara, Roero, Boca, Bramaterra, Dolcetto, Barbera e Freisa,ai poliedrici bianchi come il Moscato, l’Erbaluce e l’Arneis”.

Ai banchi di assaggio saranno presenti circa 35 produttori provenienti dalle Langhe, dal Roero, dal Nord del Piemonte, dal Monferrato e dai Colli Tortonesi, che mesceranno e racconteranno le loro etichette, con la passione e l’emozione che soltanto chi fa il vino riesce a trasmettere.
L’appuntamento è presso il prestigioso The Westin Excelsior Rome, in Via Veneto 125 e gli orari saranno sabato 14 novembre dalle 12.30 alle 19.30 e domenica 15 novembre dalle 12 alle 20.

Vignaioli di Langa e Piemonte è un’occasione irripetibile per degustare in tante declinazioni l’eccellenza del vino piemontese.

Per informazioni:
Tiziana Gallo – 338/8549619

Il Riesling 2010 di Marco Cecchini

I vini di Marco Cecchini, piccolo vignaiolo friulano (indipendente!) di Faedis li bevo con piacere da quando nel 2012, complice Slow Food, l'ho avuto come ospite a Roma durante una degustazione di vini e Presidi del Friuli Venezia Giulia.

Quella sera degustai il suo Riesling 2008 e, da quel momento, fu subito amore.

La passione verso quel vino non è mai scemata e, anzi, si è rinvigorita proprio qualche giorno fa durante l'evento Stappotutto (organizzato dai bravissimi ragazzi della Stappo Distribuzione) dove Marco ha portato in degustazione l'annata 2010.

L'aspetto più interessante del Riesling di Cecchini sta nel fatto che Marco, da sempre, cerca di dare una impronta schiettamente territoriale a questo vitigno del nord Europa che nei Colli Orientali del Friuli, se vinificato correttamente, può trovare una sua precisa identità organolettica.

Foto:https://www.goodmakers.it

Il Riesling di Marco Cecchini, così come scritto anche sul sito web, nasce da una attenta e rigorosa selezione delle migliori uve dei vigneti dove si attende il giusto grado di surmaturazione e di armonia. Per esaltare i profumi del riesling si esegue una macerazione pellicolare (12 ore a 6 C°). La fermentazione alcolica e malolattica è naturale. Seguono 12 mesi di affinamento “sur lies” in tonneaux con frequenti “battonage”. 


L'annata 2010 ad oggi si caratterizza per un perfetto mix tra le morbidezze del vino, che prendono la forma della frutta tropicale e degli agrumi, e le durezze apportate dal territorio che virano verso importanti sensazioni di mineralità gessosa che, accompagnate da una sferzante acidità, garantiscono a questo vino una beva davvero sorprendente.

Faedis non sarà la nuova Mosella ma da queste parti, se ci si applica, possono nascere piccoli grandi riesling italiani. Vero Marco? 




Champagne Brut Tradition J. Charpentier - Il VINerdì di Garantito IGP

Di Angelo Peretti



Quando dico che mi piace bere Champagne all’aperitivo mi sento obiettare che ho gusti costosi.

Rispondo: dipende.


Per esempio ora sto ricomprando on line lo Champagne “base” di J. Charpentier.
Per la gran parte da uve di pinot meunier.


Affilato, dissetante.


Costa 16 euro. A volte anche meno, in offerta.

Mercuri, cucina canadese dall'accento italiano - Garantitp IGP

Di Angelo Peretti

Si mangia eccellente cucina italiana lassù a Montreal, Quebec, Canada. Cucina italiana tradizionale, intendo. Ma anche cucina che trae ispirazione dall'Italia e dal suo patrimonio alimentare per cercare vie espressive in simbiosi con altre culture. La seconda strada è quella imboccata da Joe Mercuri, che è nato ed è cresciuto e si è affermato a Montreal.
Magari qui da noi, in Italia, il nome dice poco, ma Joe Mercuri è quasi avvolto in un alone di leggenda nella ristorazione canadese. Vuoi per la creatività, intrisa di personalità. Vuoi perché per qualche tempo scomparve dalle scene dopo che, una decina di anni fa, la sua cucina aveva convinto la rivista enRoute a segnalare il Brontë come il miglior ristorante del Canada.


Vuoi perché nel 2014 è tornato sulle scene aprendo non uno, ma due locali a proprio nome, un ristorante e un bistrot. Così, come ha scritto la Montreal Gazzette nei giorni del ritorno, "the buzz was starting... Mercuri was back!" E non sono molti, ammettiamolo, gli chef che possano suscitare tanto diffuso mormorio e simili esclamativi per un ritorno tra i fornelli. 

Al Mercuri restaurant, nella old Montreal, ci sono stato insieme con Giorgio Lombardi, un italiano del Quebec cui credo che il mondo del vino italiano debba parecchio. Lui è il presidente di Italvine, una delle prime agenzie d'importazione che abbiano promosso il nostro vino da quelle parti. Una società attiva dal 1956, e allora si trattava di vera avanguardia.
Lombardi è anche il delegato per il Quebec dell'Accademia Italiana della Cucina, l'istituzione nata nel 1953 da un'idea di Orio Vergani. Bene, la delegazione di Montreal dell'Accademia ha insignito il ristorante Mercuri del "diploma di buona cucina". È il terzo locale a riceverlo, da quelle parti, da quando esiste l'Accademia. L'ultima volta fu vent'anni fa. Credo che il diploma sia stato consegnato in buone mani.
Lo credo per quel che ho avuto nel piatto. Una cucina fatta di idee, prima di tutto, e in mente c'è quel richiamo costante, ma per nulla pressante, per niente oleografico o stucchevole, all'italianità. Un richiamo che sa di rispettosa ricerca.


Credo che l'esemplificazione migliore sia nei bucatini che ci ha cucinato Joe Mercuri. Bucatini cotti nell'acqua e poi messi in una placca d'acciaio nel grande camino a legna che campeggia in sala. Per farli affumicare, nello stile canadese. Quindi, eccoli in tavola con una grattugiata resa croccante di formaggio Asiago e da una nuance di tartufo bianco. Piatto terragno.
Ma io rimangerei subito subito anche la butternut squash, la zucca che piace tanto ai nordamericani, morbida, burrosa, servita però con la pancetta croccantina e un che di piccante e i semi di zucca tostati e, accanto, due gnocchi di formaggio caprino, a rammentare le tradizioni montanare più antiche, ormai sconosciute ai più. 

E i tortellini di coniglio con l'uvetta passa e il cavolo verde? Buoni, con un accento sottilmente agrodolce che mi ha fatto pensare alla cucina di corte altomedievale o anche agli usi popolari delle mie campagne. Secondo i canoni del gusto che piacevano qui da noi nei secoli andati e che sono tornati d'attualità dopo essersi imposti di là dell'Atlantico. Altro bel piatto.


Compatto, apparentemente semplice, ma in realtà aromaticamente complesso e deciso ho trovato poi il filetto di cervo all'orzo tostato, accompagnato da un trancio di indivia servito dentro a un foglio di legno d'ontano parzialmente acceso, in modo che avesse luogo, più che un'affumicatura, un'aromatizzazione. Notevole.
Ecco, questa è l'idea di cucina che ha in testa Joe Mercuri. Un'idea che mi piace. Un'idea di cucina canadese dall'accento italiano.

Mercuri - 645 Wellington - Montreal - Quebec - Canada 


JAMES SUCKLING E LA TOP 100 ITALIAN WINES 2015

Foto: satelliteshow.wordpress.com

1. Siro Pacenti Brunello di Montalcino 2010

2. Fattoria Le Pupille Toscana Saffredi 2012

3. Luce della Vite Brunello di Montalcino 2010

4. Duemani Cabernet Franc Costa della Toscana 2012

5. Tua Rita Toscana Redigaffi 2013

6. Ciacci Piccolomini d'Aragona Brunello di Montalcino Pianrosso 2010

7. Livio Sassetti Brunello di Montalcino 2010

8. Bruno Giacosa Barbaresco Asili Riserva 2011

9. Marchesi de' Frescobaldi Brunello di Montalcino Castelgiocondo 2010

10. Giacomo Conterno Barolo Monfortino 2008

11. Masseto Toscana 2012

12. San Polino Brunello di Montalcino Helichrysum 2010

13. Roberto Voerzio Barolo Rocche dell' Annunziata 2011

14. Le Ragnaie Brunello di Montalcino Ragnaie V.V. 2010

15. Elio Altare Barolo Unoperuno 2011

16. Giodo Brunello di Montalcino 2010

17. Livio Felluga Rosazzo 100 2013

18. Casanova di Neri Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2010

19. Castello di Ama Chianti Classico Vigneto La Casuccia Gran Selezione 2011

20. Valdicava Brunello di Montalcino 2010

21. Petrolo Toscana Galatrona 2013

22. San Polino Brunello di Montalcino 2010

23. Castiglion del Bosco Brunello di Montalcino Zodiac Monkey Limited Edition 2010

24. Giacomo Conterno Barolo Cascina Francia 2011

25. Roberto Voerzio Barbera d'Alba Barbera d'Alba Pozzoannunziata 2011

26. Eredi Fuligni Brunello di Montalcino 2010

27. Mazzei Toscana Siepi 2012

28. Argiano Brunello di Montalcino 2010

29. Renato Corino Barolo Rocche dell'Annunziata 2011

30. Mastrojanni Brunello di Montalcino 2010

31. La Spinetta Barolo Campè 2011

32. Le Ragnaie Brunello di Montalcino 2010

33. Castello di Ama Toscana L'Apparita 2011

34. Silvio Nardi Brunello di Montalcino Manachiara 2010

35. Le Macchiole Bolgheri Paleo 2012

36. Castello Romitorio Brunello di Montalcino Filo di Seta 2010

37. Grattamacco Bolgheri Superiore L'Alberello 2012

38. San Filippo Brunello di Montalcino Le Lucere 2010

39. Pio Cesare Barolo Ornato 2011

40. Villa I Cipressi Brunello di Montalcino Zebras 2010

41. Cordella Brunello di Montalcino 2010

42. Ornellaia Toscana Bianco 2013

43. Poggio di Sotto Brunello di Montalcino 2010

44. Ca' Romé di Romano Marengo Barolo Cerretta 2011

45. Castello Banfi Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2010

46. Roberto Voerzio Barolo Fossati Case Nere Riserva 10 Anni 2005

47. Assunto Brunello di Montalcino 2010

48. Cantina Terlano Alto Adige Terllaner I Grande Cuvée 2012

49. Poggio Antico Brunello di Montalcino 2010

50. Riecine Toscana 2011

51. San Filippo Brunello di Montalcino 2010

52. Ornellaia Bolgheri Superiore 2012

53. Fossacolle Brunello di Montalcino 2010

54. Marchesi Antinori Toscana Solaia 2012

55. Baccinetti Brunello di Montalcino Saporoia 2010

56. Elio Altare Barolo Ceretta 2011

57. La Serena Brunello di Montalcino 2010

58. Altesino Brunello di Montalcino Montosoli 2010

59. Paolo Conterno Barolo Riva del Bric 2011

60. Mastrojanni Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2010

61. Citille di Sopra Brunello di Montalcino Vigna Poggio Ronconi 2010

62. Castello di Ama Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione 2011

63. Aldo Conterno Barolo Cicala 2011

64. Marchesi di Barolo Barolo Cannubi 10 Anni 2005

65. Pieve Santa Restituta Brunello di Montalcino Sugarille 2010

66. Luigi Einaudi Barolo Cannubi 2011

67. Bruno Giacosa Barolo Falleto 2011

68. Vietti Barolo Brunate 2011

69. Giacomo Grimaldi Barolo Sotto Castello di Novello 2011

70. Romano Dal Forno Amarone della Valpolicella Monte Lodoletta 2010

71. Castello dei Rampolla Toscana d'Alceo 2011

72. Barone Ricasoli Chianti Classico Castello di Brolio Gran Selezione 2012

73. Pio Cesare Barbaresco Il Bricco 2011

74. Ceretto Barolo Brunate 2011

75. Marchesi Antinori Bolgheri Superiore Guado al Tasso 2012

76. Marchesi di Barolo Barolo Cannubi 2011

77. Andrea Oberto Barolo Brunate 2011

78. Roberto Voerzio Barolo Brunate 2011

79. Quintodecimo Taurasi Vigna Quintodecimo Riserva 2010

80. Marchesi Antinori Toscana Tignanello 2012

81. Foradori Manzoni Bianco Vigneti delle Dolomiti Fontanasanta 2013

82. Montevetrano Colli di Salerno 2013

83. Sette Ponti Toscana Oreno 2013

84. Jermann Venezia-Giulia Where Dreams Have No End 2013

85. Bellavista Franciacorta Vittorio Moretti Riserva Extra Brut 2008

86. Occhipinti Terre Siciliane Il Frappato 2013

87. Girolamo Russo Etna Rosso San Lorenzo 2013

88. Bibi Graetz Toscana Colore 2010

89. Ca' del Bosco Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Riserva 2006

90. Castello di Querceto Colli della Toscana Centrale Romatic 2009

91. Vie di Romans Chardonnay Friuli Isonzo 2013

92. Tenuta delle Terre Nere Etna Rosso Guardiola 2013

93. Bellavista Franciacorta Rosé 2010

94. Le Macchiole Bolgheri Messorio 2012

95. Sette Ponti Toscana Crognolo 2013

96. Foradori Teroldego Vigneti delle Dolomiti Granato 2011

97. Graci Etna Arcurìa 2013

98. Argiolas Isola dei Nuraghi Turriga 2011

99. Elena Walch Alto Adige Beyond the Clouds 2013

100. Tenuta San Guido Bolgheri-Sassicaia Sassicaia 2012

Pfarrhof Lago di Caldaro Classico Superiore DOC 2014

Sapete cosa ho imparato in questi anni di frequentazioni enoiche? Che sei hai per le mani una bottiglia di vino con riportata in etichetta la scritta Alto Adige puoi stare certo che, con le dovute e rarissime eccezioni, la qualità media di quello che starai per bere è a livelli altissimi.

Il Lago di Caldaro
Pochi giorni fa, per puro caso, dalla mia cantinetta ho tirato fuori una bottiglia di Pfarrhof 2014 della Cantina di Caldaro (Kellerei Kaltern - Caldaro) che gentilmente una cara amica mi aveva donato con l'intento di stupirmi ancora una volta con i vini di questa bellissima realtà cooperativa che, ad oggi, può contare su circa 400 soci che lavorano una superficie vitata complessiva di 300 ettari per una produzione annua di circa 2 milioni di bottiglie.


Spaventati da questi numeri? No, dai, non siamo in altre parti di Italia ma nella zona di Caldaro dove da secoli, con estremo rigore e serietà, le famiglie dei soci, che non sono visti come meri conferitori ma, bensì, come comproprietari, gestiscono con amore ed intelligenza i loro piccoli appezzamenti di terra che, credetemi, più che vigneti sembrano essere giardini inglesi dai mille colori.


Il Pfarrhof Lago di Caldaro Classico Superiore DOC 2014 è un vino rosso figlio di queste terre ricche e generose visto che è composto da due uve autoctone come la schiava (95%) e il lagrein (5%).

Leggendo la scheda tecnica del vino si apprende che le uve provengono da una selezione di vecchie vigne con esposizione a sud e ad altezza tra i 230 e 500 m sopra il livello del mare. Il terreno è argilloso, ciottoloso calcareo, ben drenato e caldo.

Il Pfarrhof viene vinificato attraverso una macerazione sulle bucce di 10 giorni a 25 °C, a cui segue la fermentazione malolattica e una maturazione sulle fecce fini per sei mesi in acciaio e grandi botti di legno.


Versato nel bicchiere, la prima cosa che si nota è il colore del vino che prende la veste di un luminosissimo color rubino scarico a cui seguono profumi intriganti che prendono la forma delle spezie e delle erbe di montagna fino ad arrivare, con l'ossigenazione del vino, a delicati accenni di rosa e gelatina di ciliegia.

Bevendolo, la prima cosa che si nota sono le suggestioni speziate e balsamiche che vengono esaltate da un equilibrio gustativo quasi cesellato che trova il suo punto fermo nel tannino ammorbidito dall'agile struttura.

Io l'ho sorseggiato piacevolmente fuori pasto ma se volete trovare il suo abbinamento ideale allora andate dal vostro salumiere di fiducia e comprate il miglior speck dell'Alto Adige. 


Foto: instoremag.it
Il Nirvana, dopo, non sembrerà molto lontano....